Pasqua 2022, agli Insigniti
Ordine al Merito della Repubblica Italiana, nella foto le insegne - ANIOC (Associazione Nazionale Insigniti Onorificenze Cavalleresche)
Perché il rumore delle armi sovrasta l’armonia della natura che ricomincia il suo corso, incurante degli uomini che hanno sempre troppo da imparare e niente da capire dagli sbagli del passato? Nulla di più sacro della pace, del silenzio che avvolge il sonno dei morti. Gli alberi sinfoniano le loro melodie sui rami sfiorati dal vento come l’archetto di un violino. Gli usignoli non cantano più, tacciono le campane nella sera sfinita dalla noia. E i ricordi ondeggiano maldestri tra queste foglie morte trafitte da aghi di pino che mettono coccole scabre ed untuose. Una margherita fa capolino nel campo crepato di viole. Senza profumo. Attutito, come neve d’ovatta, lo scorrere del fiume lontano. Incurante delle assurde beghe “fraterne”, senza pace, né mesto disarmo.
Il morbo silenzioso continua il suo corso: vuole vivere ancora irrancidendo i giorni dei suoi ospiti, sino al declino, sino alla fine. Anche se questo condanna la sua stessa voglia di essere. Solo la morte darà pace all’umano pensare. All’umano tormento.
Lugubri scendono al mento le maschere delle illusioni, macerate dal dubbio, storpiate e stremate da una pallida sfera che tenta ancora di scaldare di umori di una terra malsana che marcisce e non nasce a nuove stagioni che mai torneranno.
Un’amara sconfitta per chi guarda allo specchio le ombre grigie che s’addensano cupe sul capo, e le rughe solcate che segnano il viso. Non si ferma la rena nella clessidra. E il tempo si assottiglia. Sempre più.
E allora, riponi il bastone nella sacca, ricuci i brandelli di sogni aggrumati di lacrime e sangue e incammina i tuoi stanchi passi oltre il crinale che porta alla notte. Ed è inutile che ti affanni a lasciare qualcosa di te alle tue spalle: tanto tutto sarà disperso nel turbine che corrode ogni umile granello di una terra che attende il tuo corpo. La mente…chissà, forse migrerà ancora, lontano, oltre il velo schiumoso di un confine perverso, senza porte, né luce, né chiese in cui pregare in cui spegnere il vuoto tumulto che echeggia selvaggio e cesserà soltanto quando il soffio del vento si sarà placato. E allora nulla di noi resterebbe…
Ma in questa Pasqua di pace senza pace e senza amore, tormentata da lupi vestiti da agnelli, falsi “portatori di pace” con il nero assillo delle loro armi di distruzione, cosa possiamo fare noi, i Cavalieri della Luce contro quelli delle tenebre, contro i profeti di sventura dell’Apocalisse? Se non ci è possibile l’avanguardia lungo aspre balze turrite, o in campo aperto, che almeno ci resti il compito di porci a difesa dell’ultimo drappello di eroi nella stretta gola di Roncisvalle, come il prode Orlando, paladino di Fede. Ma nessun sacrificio cruento ci è chiesto, solo di non volgere il capo dall’altra parte per non vedere, per non ascoltare il lamento funesto di un popolo che grida e che lotta per la sua indipendenza, la sua libertà, proprio come hanno fatto i nostri padri per secoli per la nostra patria, la terra più bella, la nobile Italia. Forse è questo il nostro compito estremo: vigilare sul bene supremo della pace conquistata col sangue, insegnandola ai figli dei nostri figli, affinché il vero senso di questa Pasqua di Resurrezione sia quello di veder presto seppellita ogni ascia di guerra, per sedersi tutti insieme al convito della fratellanza che accomuna l’umana semenza.
Il Delegato Provinciale di Sondrio
Nello Colombo