GIUSTIZIA RIPARATIVA E NO PRISON IN DIALOGO

Riceviamo:  4/3/22 ore 17.00 Nasce il Tavolo sondriese per la Giustizia Riparativa

LA GIUSTIZIA RIPARATIVA: VITTIME, AUTORI DI REATO E COMUNITÀ
Oggi i conflitti e i reati si generano in contesti sociali sempre meno capaci di comprenderli e di gestirli per superarli, feriscono le relazioni, rompono il patto sociale, generano allarme e senso di insicurezza.
La Giustizia Riparativa (o Restaurativa/Restorativa dalla traduzione inglese di justice restaurative, ndr) offre una visione e un orizzonte di pratiche innovative per riparare i danni del conflitto, ricostruire relazioni e rafforzare la sicurezza sociale, coinvolgendo tutte le parti implicate: vittime, autori di reato e comunità.
È una giustizia che si realizza nell’incontro, nel riconoscimento reciproco, nel dialogo, nell’ascolto, nella responsabilizzazione personale e collettiva.

LA NASCITA DI UN PROCESSO VERSO LA COSTRUZIONE DI UNA COMUNITÀ RIPARATIVA
È necessario che ci sia una comunità capace di prendersi cura dei suoi cittadini e cittadine, delle relazioni e dei legami sociali. Una comunità che si senta parte in causa, non solo in quanto vittima della violazione delle sue regole, ma anche in quanto partecipe dei percorsi di ascolto e dialogo tra le parti coinvolte nel conflitto, nell'ottica di ricomposizione delle relazioni e dei danni che si sono generati. Tutto questo nel rafforzamento della cultura del diritto e dei diritti orientati al benessere di tutti e coinvolgendo la comunità in cui è vissuta l’esperienza del danno, lavorando in chiave preventiva per evitare che i conflitti sfocino in reati. 
Un gruppo di cittadini appartenenti ad associazioni di volontariato, cooperative sociali e amministrazioni pubbliche della provincia di Sondrio ha iniziato a confrontarsi e lavorare insieme per dare vita al Tavolo sondriese per la Giustizia Riparativa.
Tutti possono partecipare alla costruzione di questo orizzonte riparativo nella gestione dei conflitti. 

IL DIALOGO CON “NO PRISON”
Per riflettere con la cittadinanza su una specifica e particolarmente innovativa proposta di riorganizzazione della risposta societaria alle violazioni del sistema normativo-penale, il nascente Tavolo sondriese per la Giustizia Riparativa ha accolto la sollecitazione di Livio Ferrari e Giuseppe Mosconi, autori del libro “Perché abolire il carcere. Le ragioni di No Prison” (2011), di presentare a Sondrio le ragioni del movimento abolizionista ‘No Prison’ e di metterle in dialogo con l’approccio sociale della Giustizia Restorativa, in modo particolare qui rappresentato dall’esperienza decennale de L’Innominato, Tavolo lecchese per la Giustizia Riparativa.
L’appuntamento per partecipare alla presentazione del libro è per venerdì 4 marzo alle ore 17.00 presso la Sala dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Sondrio (g.c.) in via Carlo Donegani, 5.
La serata sarà moderata da Francesco Racchetti e vedrà la presentazione del Tavolo sondriese per la Giustizia Riparativa.
Nel rispetto delle norme anti Covid la sala potrà ospitare 40 persone in presenza (prenotazione obbligatoria compilando il form https://forms.office.com/r/FVHvgcPtLQ).
Diretta streaming sulla pagina Facebook (https://www.facebook.com/CSVSondrio) e sul canale YouTube
(https://www.youtube.com/channel/UCM72VwfphlGQCaPogtRIT6Q) di CSV Monza Lecco Sondrio.
Per informazioni: i.pusterla@csvlombardia.it

SCHEDA DEL LIBRO “PERCHÈ ABOLIRE IL CARCERE”
La povertà, per chi è ristretto nelle carceri italiane, è l'elemento caratterizzante della distanza che li separa dal resto della società, del disinteresse o peggio odio nei loro confronti da parte dei liberi che non hanno nessuna voglia di approfondire la questione. La prigione umilia, annulla, stigmatizza e impone il dolore, la sofferenza, è crudeltà, crea la mancanza di responsabilità verso il proprio comportamento e aumenta la pericolosità di tutti coloro che vi transitano, che diventano a loro volta moltiplicatori irreversibili e potenziali della violenza ricevuta. Continuare a sostenere il sistema carcerario significa in fondo autorizzare la pratica della vendetta di Stato e della sua violenza, con l'imposizione del dolore e della sofferenza ai ristretti. Non vi è alcun motivo di credere che lo spettro della prigione ridurrà la criminalità, è pertanto assurdo ritardare la ricerca di soluzioni di non carcere.

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