Per il Colle perché non votare un Triumvirato?
di Maria De falco Marotta
Certo, parlare del Quirinale in questi tempi che sembrano pericolosamente più vicini al Covid19 per quella masnada di sciocchi no vax che rifiutano i dati certi della scienza, sembra un gioco allegro. Ma- non è così. Non starò qui a discutere quale personaggio sarebbe il più adatto a fare il Presidente della Repubblica, ma il nome che circola con più insistenza ormai da tempo è quello del Presidente del Consiglio Mario Draghi. Suo malgrado, il nome del presidente del Consiglio è da mesi tra i più ricorrenti per l'elezione al Colle. Lui ha già da tempo chiarito che parlarne anzitempo sarebbe irrispettoso per l'attuale presidente della Repubblica, senza però esprimersi in alcun modo in un senso o nell'altro. La scadenza - le votazioni dovrebbero iniziare a metà gennaio - si avvicina ma il quadro invece di chiarirsi si complica. Se Draghi andasse al Quirinale chi guiderebbe il governo? Chi sarebbe in grado di tenere insieme cinque stelle e pd da un lato, forza Italia e la lega dall'altro senza rischiare la fine anticipata della legislatura? Tra i partiti di maggioranza nessuno ha la risposta. Qualche giorno fa il leghista Giancarlo Giorgetti ha ipotizzato: "Draghi al colle potrebbe comunque guidare il convoglio anche dal Quirinale". Verissimo.
Perché i politici non si accordano per Draghi al Quirinale, copiando il meglio del Secondo Triumvirato romano?
Il Secondo triumvirato è l’alleanza stipulata il 27 novembre 43 a.C. tra Ottaviano, Marco Antonio e Marco Emilio Lepido. Scopo dichiarato era punire gli uccisori di Cesare ed elaborare una nuova costituzione.
A differenza del Primo triumvirato, che nel 60 a.C. aveva legato Cesare, Pompeo e Crasso, il Secondo Triumvirato non era un accordo privato ma una magistratura straordinaria, riconosciuta dal Senato e dal popolo, della durata di cinque anni.
Il Secondo triumvirato conferiva ai tre contraenti il controllo della parte centrale e occidentale dell’impero, dando a ciascuno l’autorità di legiferare, nominare magistrati, dichiarare guerra, coniare moneta. Ad Antonio toccarono la Gallia Transalpina e Cisalpina, a Ottaviano l’Africa e la Sicilia, a Lepido la Gallia Narbonese e la Spagna. L’Italia restava indivisa.
Penso che tutti i nostri politici- si fa per dire- dovrebbero conoscere la nostra storia e quindi chi non la sa, andasse a fornirsi di un sussidiario della scuola elementare, lì- sicuramente apprenderebbero i primi rudimenti del sapere storico dell’Italia.