Questione lupo in Lombardia. Il punto (a interr.ne Pedrazzi)
DG AMBIENTE E CLIMA ELEMENTI PER RISPOSTA A Interrogazione ITR- 21160 avente ad oggetto “Consistenza del lupo e interventi a tutela della zootecnia rurale lombarda” a firma del Consigliere Regionale Simona Pedrazzi (LEGA)
L’interrogazione pone all’attenzione il tema del lupo, chiedendo informazioni circa la sua
consistenza e gli interventi di tutela della zootecnia rurale lombarda.
Si forniscono, nello specifico, i seguenti riscontri.
a) Di declinare gli ultimi dati disponibili relativi alla consistenza del lupo sul territorio della
Regione Lombardia;
Il lupo è sempre stato storicamente presente in Italia; scomparso dalle Alpi nella prima metà del
1900 è rimasto con residue popolazioni sulla catena Appenninica. A partire dagli anni ’70 la specie
ha avuto una prima nuova espansione sull’Appennino, incluso l’Oltrepò pavese dove le prime
segnalazioni sono degli anni ‘80. La specie ha poi iniziato a ricolonizzare anche la zona alpina
occidentale fino a registrare le prime segnalazioni sulle Alpi centrali negli anni 2000. Nel frattempo,
si è registrata anche un’espansione della popolazione dinarica ad est verso le Alpi orientali.
In Regione Lombardia la raccolta sistematica dei dati relativi alla presenza del lupo è iniziata nel
2015.
L’ultimo dato ufficiale sulla presenza della specie è quello prodotto nell’ambito del progetto LIFE
WOLFALPS nel 2018, relativo complessivamente all’intero territorio alpino italiano (vedi fig.
seguente), da cui risultava un numero minimo di lupi stimati pari a 293, di cui 46 branchi, 5 coppie,
1 individuo solitario. Di questi, in Lombardia: 1 branco (transfrontaliero con la Svizzera), 1 coppia e
1 individuo solitario. La dimensione media dei branchi sulle Alpi è di circa 5 individui a branco.
Per quanto riguarda il territorio appenninico ad oggi non esiste un dato ufficiale a livello nazionale.
Sull’Appennino lombardo (Oltrepò Pavese), dove il lupo è tornato da decenni, l’ultimo dato
disponibile (Torretta e Meriggi, 2018) stima la presenza di almeno 4-6 branchi di lupi.
Nell’inverno 2020-2021 si è svolto il primo monitoraggio nazionale coordinato da ISPRA, sulla
base di modalità definite dal Ministero dell’Ambiente (ora MITE).
Regione Lombardia ha partecipato al monitoraggio nazionale nell’ambito del progetto LIFE
WOLFALPS EU, coordinando le attività di: polizie provinciali, carabinieri forestali, parchi regionali e Parco
Nazionale dello Stelvio ERSAF. Sono state effettuate 96 uscite per il monitoraggio in Provincia di
Como, Milano (Parco del Ticino), Brescia e Sondrio.
I dati raccolti (inclusi i dati genetici) sono in fase di elaborazione e la stima di popolazione sarà
disponibile e sarà pubblicata alla fine del 2021, insieme ai dati raccolti a livello nazionale. Già oggi è
comunque possibile anticipare alcuni risultati, che indicano la presenza stabile, ovvero continuativa
nel tempo, sul territorio alpino regionale, di 2 branchi (1 in Alto Lario – CO, al confine con la Svizzera
e 1 in alta val Camonica - BS, al confine con la Provincia di Trento) e di una probabile coppia in
Valtellina (Aprica) (vedi fig. seguente).
Sebbene si sia in attesa dei dati ufficiali, da informazioni provenienti dalle altre regioni dell’arco
alpino risulta un aumento della presenza del lupo su tutte le Alpi, soprattutto nel confinante TrentinoAlto Adige.
Presenza stabile del lupo nella fascia alpina in Lombardia e nei territori circostanti
Per quanto riguarda il territorio di Regione Lombardia, l’aumento della presenza della specie è
testimoniato anche dall’aumento dei segni di presenza accertati dal 2014 ad aprile 2021 (vedi
grafico seguente). I segni di presenza, che vengono verificati e registrati da personale formato,
includono predazioni su animali dommestici e selvatici, immagini e video da fototrappole,
escrementi, impronte e piste riconducibili alla specie e lupi ritrovati morti o feriti. Questi segni
NON corrispondono al numero di esemplari presenti sul territorio, ma forniscono utili
informazioni sul trend (aumento o diminuzione della presenza della specie sul territorio) e sulle aree
di presenza anche in modo non stabile (ad esempio aree di passaggio). I dati confermano un
aumento della presenza della specie. (Il dato del 2021 risulta più basso del 2020 in quanto
comprende solo i primi quattro mesi dell’anno, ma conferma il trend in crescita).
La maggior parte dei segni di presenza vengono rilevati nelle aree di presenza stabile della specie
(Alto Lario, Alta val Camonica e media Valtellina versante Orobico). Negli ultimi anni (2020-2021) è
però evidente un ampliamento delle aree in cui è stata rilevata la presenza, ancorchè non stabile,
della specie sul territorio regionale. In aggiunta alle presenze stabili di cui sopra, sono infatti in
aumento le segnalazioni, confermate soprattutto da eventi di predazione e/o da fototrappole, di
individui singoli probabilmente in dispersione (ossia che hanno abbandonato il branco di origine alla
ricerca di nuovi territori e di nuovi individui con cui formare un nuovo branco) anche in altre zone del
territorio regionale (vedi fig. seguente): a maggio 2021 un individuo sul versante retico della Valtellina
(Val Fontana) probabilmente proveniente dalla Svizzera, nel 2020 individui singoli nelle province
di Lecco, Lodi, Cremona e Mantova e nel parco del Ticino e, nel 2019, due esemplari feriti trovati
uno nel Naviglio Grande alle porte di Milano e uno non lontano da Brescia.
b) Se a seguito dei risultati del monitoraggio sulla consistenza della popolazione del lupo
effettuato da parte ISPRA, intenda, allorché ritenuto utile, avviare un’interlocuzione con le
Istituzioni competenti finalizzata ad attuare una gestione del lupo altresì a livello
sovraregionale;
Regione Lombardia partecipa, nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni, alla condivisione dei
contenuti del redigendo Piano d’azione nazionale per la conservazione del lupo, la cui prima
versione risale al 2015. Il piano è lo strumento di gestione nazionale della specie proposto dal
Ministero dell’Ambiente (ora MITE) e contiene le azioni necessarie per attuarne la conservazione e
la gestione (monitoraggio, prevenzione danni, antibracconaggio, comunicazione e informazione,
deroghe ai divieti di cattura, disturbo e abbattimento previsti dalla Direttiva Habitat e dalla norma
nazionale che la recepisce, il DPR 357/97). La principale criticità nella approvazione del Piano ha
da sempre riguardato la disciplina delle deroghe (definizione dei criteri e delle circostanze
eccezionali in cui può essere autorizzato il non rispetto dei divieti di cattura e/o uccisione) (su questo
punto, nonostante i numerosi incontri e versioni formulate, non è mai stato raggiunto l’accordo
tecnico tra Regioni e Province Autonome. Regione Lombardia ha partecipato a tutti gli incontri,
anche condividendo con le altre regioni alpine una proposta unitaria, sottoposta al Ministero
dell’Ambiente a febbraio 2020, nel tentativo di arrivare ad una risolutiva condivisione. Questa
proposta non ha trovato l’avallo di tutte le regioni. A gennaio 2021, la Presidenza del Consiglio dei
Ministri, su richiesta del Ministero dell’Ambiente, ha sollecitato il Coordinamento Ambiente ed
Energia (CAE) a riprendere la discussione, con l'auspicio di approvare il Piano nel minor tempo
possibile. Regione Lombardia, condividendo la necessità e di avere uno strumento concreto e
vigente, ha pertanto trasmesso un parere favorevole al Piano, chiedendo la garanzia, da parte dei
competenti Ministeri coinvolti, della disponibilità delle risorse necessarie per la realizzazione delle
diverse misure, anche prevedendo trasferimenti a favore delle Regioni, di valutare l’effettivo
impegno degli altri Ministeri coinvolti nell’attuazione del piano, ai fini della concretizzazione effettiva
delle relative misure, di rafforzare l’apporto di Regioni e Province nell’impostazione delle attività di
pianificazione e monitoraggio nazionale e di riformulare le parti attinenti le deroghe al regime di
tutela.
Non tutte le regioni/Province autonome hanno espresso parere positivo sulla nuova versione del
Piano proposta dal Coordinatore Ambiente (Regione Sardegna): in particolare, Regione Calabria e
Province Autonome di Trento e Bolzano hanno espresso parere sfavorevole trovandosi su posizioni
antitetiche. Il 11.2 il CAE ha pertanto comunicato alla PCDM il non raggiungimento dell’Intesa ai
sensi dell’art. 4 del decreto legislativo 27/8/1997 n. 281 sempre soprattutto a causa di criticità sulle
azioni riguardanti le deroghe ai divieti di abbattimento. Il 15.2.2021 la Presidenza Consiglio dei
Ministri ha trasmesso al MATTM la nota del CAE chiedendo sue valutazioni.
Nella Conferenza politica del 10 marzo 2021 è stato concordato di attendere un formale riscontro
ed eventuali indicazioni del Ministero dell’Ambiente rispetto all’ultima versione emendata del Piano,
nonché di sollecitarlo a fornire un riscontro che consenta di riaprire la discussione e trovare un punto
di equilibrio tra le varie posizioni espresse dalle Regioni e dalle Province Autonome.
c) Di illustrare l’andamento delle segnalazioni inerenti agli eventi predatori attribuibili al lupo
correlato all’entità dei risarcimenti liquidati fino ad oggi in Regione Lombardia, e qualora
necessario, se intenda attivarsi avanti alle Istituzioni europee e nazionali per lo stanziamento
di maggiori risorse da destinarsi al risarcimento ed alla prevenzione dei danni provocati dal
lupo al comparto zootecnico.
Dove la popolazione di lupo è in espansione, gli eventi di predazione aumentano. Questa dinamica
si verifica su tutti i territori dove la specie è in aumento e sta interessando anche il territorio di
Regione Lombardia, dove gli eventi di predazione su animali domestici sono in aumento, in
particolare negli ultimi due-tre anni.
I danni da predazione da lupo (e da orso) in Regione Lombardia sono indennizzati mediante
polizza assicurativa RC attivata dagli uffici della Presidenza della Giunta regionale nel 2009. La
DG Ambiente contribuisce a diffondere le informazioni sulla polizza e sulle procedure di indennizzo
nelle iniziative di divulgazione inerenti i grandi carnivori. Quando si verificano eventi di predazione,
le polizie provinciali e i carabinieri forestali, che intervengono per accertare il danno, redigono
apposito verbale e informano il danneggiato circa la documentazione da presentare agli uffici della
presidenza per la richiesta di indennizzo.
Nel periodo 2012-2021, le richieste di indennizzo per danni da predazione da lupo sono passate
da 1 richiesta nel 2012 a 14 richieste nel 2021 (ad oggi), per un totale di 44 richieste di
indennizzo. Le richieste hanno riguardato prevalentemente predazioni su ovicaprini (in totale
circa 230 ovini e 30 caprini predati). Tre richieste di indennizzo hanno riguardato predazioni su
bovini (6 capi totali in prov. PV) e una la predazione su equini (1 asino in prov. BG).
Si evidenzia che, dei 14 eventi dichiarati nel 2021 (ad oggi), solo in uno sono state predate 14
pecore (a gennaio, nel Parco di Montevecchia - LC) e in un altro sono state predate più di 20 pecore
(a maggio, in Val Fontana - SO).
Le richieste di indennizzo nel periodo 2012-2021 hanno interessato, in ordine decrescente di
numerosità, le province di Brescia, Pavia, Sondrio, Como e Bergamo. L’importo totale degli
indennizzi liquidati ammonta a poco più di 37.000 euro (tale dato non tiene conto delle richieste
più recenti per le quali non è stata completata la procedura di indennizzo). Si sottolinea che per vari
motivi (scarsa confidenza nella procedura di indennizzo, difformità nell’applicazione della stessa,
timore di subire ulteriori controlli, etc.), gli eventi di predazione subìti per i quali viene formalizzata
una richiesta di indennizzo sono solo una parte del totale (fenomeno non solo lombardo).
A livello economico i danni da lupo sono di molto inferiori ai danni provocati da altre specie
di fauna selvatica. Nel solo 2018 sul territorio regionale sono stati causati danni da fauna selvatica
(danni all’agricoltura e danni da incidenti) per oltre 2,5 milioni di euro. Il cinghiale, ad esempio,
seppur con fluttuazioni annuali, causa una media di circa 400,000 euro di danni all’anno, ben due
ordini di grandezza in più rispetto al lupo.
La prevenzione degli attacchi e la corretta gestione degli animali al pascolo sono elementi
imprescindibili per ridurre i danni causati dalla presenza del lupo. In base a quanto previsto
dall’art. 68 del Regolamento Regionale 20 luglio 2007, n. 5, il pascolo vagante, ossia senza
custode, può essere esercitato nei terreni in proprietà o in possesso del proprietario o affidatario
degli animali, purché i terreni contermini, in cui il pascolo è vietato, siano adeguatamente protetti da
sconfinamenti a mezzo di chiudende.
Per quanto riguarda la prevenzione dei danni, DG Ambiente, grazie ai fondi derivanti dai progetti
comunitari LIFE WOLFALPS, LIFE WOLFALPS EU e in parte LIFE GESTIRE2020, oltre che a fondi
regionali, ha investito e investe sulla prevenzione e sul supporto alle categorie più impattate dalla
presenza del lupo: dal 2016 ha acquistato e fornito agli allevatori 72 strumenti di prevenzione,
per lo più recinzioni elettrificate, oltre che 2 cani da guardiania. Con il supporto di ERSAF le
recinzioni elettrificate sono state fornite in comodato d’uso agli allevatori, sia a livello preventivo,
che in seguito ad eventi di predazione. Nei territori di Sondrio e della Valcamonica analoghe attività
di prevenzione sono condotte dalla Provincia di Sondrio e dal Parco Regionale dell’Adamello,
anche con fondi propri.
E’ da sottolineare come detti interventi sono stati resi possibili in gran parte grazie ai fondi messi a
disposizione dai progetti LIFE, i quali prevedono anche una attività di valutazione delle situazioni
di vulnerabilità, l’assistenza agli allevatori e il monitoraggio di funzionalità delle dotazioni
distribuite: l’impegno è ora quello di mettere a regime risorse e procedure in modo che diventino
strutturali oltre il termine dei progetti stessi. Posto che la prevenzione dei danni è lo strumento
principale e indispensabile per minimizzare gli impatti derivanti dalla presenza del lupo, nell’intento
di avviare un percorso strutturato di attivazione delle risorse necessarie, nel 2019 la DG Ambiente
ha avviato una collaborazione con la DG Agricoltura che ha portato ad attivare per la prima volta
nel Programma di Sviluppo Rurale il finanziamento per gli investimenti per la protezione delle
produzioni agricole e zootecniche da lupo e orso (recinzioni e cani da guardiania), nell’ambito
della misura PSR 4.4.01 “Investimenti non produttivi finalizzati prioritariamente alla conservazione
della biodiversità” . La DG Ambiente, con la collaborazione di ERSAF, ha inoltre contribuito alla
stesura del bando e alla promozione dello stesso sul territorio, informando e supportando
direttamente gli eventuali interessati al bando alla presentazione delle domande. Con il bando
pubblicato nel 2019 sono state ammesse a finanziamento 59 domande per un totale di
249.652,22 euro.
Viste anche le indicazioni fornite con lettera congiunta dei Commissari Europei all’ambiente e
all’agricoltura del febbraio 2019 ai Ministeri dell’Ambiente e all’Agricoltura circa la necessità di un
approccio complessivo alla gestione del lupo, che possa conciliare le esigenze di conservazione del
lupo con i bisogni dei cittadini, e in cui si evidenzia il ruolo fondamentale del PSR nel poter fornire
strumenti finanziari in tal senso su diverse componenti (investimenti non produttivi, pagamenti
agroambientali, formazione assistenza tecnica) è in corso, in accordo con la DG Agricoltura, la
valutazione della possibilità di attivare ulteriori opportunità finanziarie a sostegno degli allevatori, sia
nella attuale programmazione sia, in prospettiva, nella prossima programmazione PSR fino al 2027.