Acqua: scarso interesse dei privati

Uno studio sull'Italia dal
Servizio ricerca del gruppo bancario MccCapitalia


Un business locale, frammentato e poco redditizio che fatica a
destare l'interesse dei capitali privati. È questa l'istantanea
del mercato dell'acqua scattata da uno studio sull'Italia dal
Servizio ricerca del gruppo bancario MccCapitalia. A distanza di
dieci anni dalla Legge Galli, che avrebbe dovuto condurre
all'industrializzazione del settore idrico, il mercato
dell'acqua potabile in Italia si caratterizza come un comparto
in fermento, ma con un'evoluzione ancora troppo lenta. Qualche
traguardo importante è stato centrato, ma molto resta ancora da
fare per raggiungere livelli imprenditoriali adeguati agli
scenari competitivi in atto in altri segmenti delle utilità (ad
esempio, all'elettricità e al gas).

Il settore, puntualizza lo studio di Mcc, stenta ad attrarre
capitali privati nonostante l'elevato fabbisogno di investimenti
- complessivamente il settore esprime un fabbisogno stimabile in
circa 51 miliardi di euro in un orizzonte temporale di 26 anni -
il crescente grado di indebitamento dei soggetti gestori e, per
l'appunto, l'approvazione nel '94 di una legge di riforma che
gettava le basi per una gestione imprenditoriale del servizio
idrico integrato. Il modesto interesse degli operatori privati è
dovuto in primo luogo a un livello di redditività piuttosto
contenuto. Inoltre il settore si caratterizza per «una eccessiva
frammentazione territoriale e gestionale». Si aggiunga che al
lento percorso di attuazione della legge Galli si è affiancata
la continua evoluzione della disciplina dei servizi pubblici
locali in generale, e del servizio idrico in particolare, con il
proliferare di norme che hanno ridotto ulteriormente l'interesse
dei privati verso i processi di modernizzazione del settore.

A fronte dei circa 8mila gestori dei servizi idrici censiti
dall'Istat nel 1999, le Regioni hanno individuato in fase di
attuazione della legge Galli 91 Ambiti territoriali ottimali (Ato),
riducendo pertanto, almeno sulla carta, il numero dei potenziali
operatori attivi nel business idrico. A oggi dei 91 Ato previsti
dalle Regioni ne risultano insediati 87. Tuttavia solo in 38
casi (in essi risiede il 51% della popolazione italiana) l'iter
previsto dalla legge Galli è stato completato. Le scelte sulla
forma di gestione hanno privilegiato gli affidamenti diretti a
Spa miste a prevalente capitale pubblico (25 Ambiti) o a totale
controllo pubblico (12 Ambiti). Solo in un caso, segnala la
ricerca (Ato 5 Lazio meridionale Frosinone), l'affidamento del
servizio è avvenuto tramite gara.

Quindici - Federgasacqua



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