CINEMA: IPOTESI DI REATO
Ogni cinque film d’azione e tre sentimentali, Hollywood
puntualmente prova a raccontare una storia “vera”, cioè con
ambizioni di impegno sociale; ed è più o meno come comprare un
biglietto della lotteria alle sagre di paese: ogni tanto vinci,
ma nella maggior parte dei casi vai a casa con l’amaro in bocca.
Questa piccola polemica per dire che purtroppo nonostante i
numerosi “flop” e i rari esempi di “successo” nell’ambito dei
film a sfondo sociale e di denuncia, Hollywood non demorde ed
ogni tanto sforna titoli di pessimo livello come questo “ipotesi
di reato”, in cui due attori peraltro di grande caratura come
Ben Affleck e Samuel L. Jackson, messi di fronte ad una
sceneggiatura povera e monocorde, fanno del loro meglio per
rendere interessante questa ultima opera del regista Roger
Michell.
Ciononostante il risultato è la storia banale di due personaggi
con i loro problemi che per un’ora e mezza si fanno i dispetti,
salvo poi accorgersi alla fine che non era il caso. Ma il
racconto è piatto, lento, poco interessante e soprattutto scevro
da spunti di riflessione se non il solito sull’impossibile e
stressante vita metropolitana, come invece fu il geniale “giorno
di ordinaria follia” con Michael Douglas, completamente
esagerato, sopra le righe e parodistico nella sua tragicità.
Poco altro vi è da dire in realtà, se non che a volte capita.
Mirko Spelta
Per comunicazioni all'autore della recensione:
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GdS 28 X 2002
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