CINEMA: 40 GIORNI 40 NOTTI
Se dovessimo usare una parola per definire quest’ultimo
lavoro del regista Michael Lehmann, tra l’altro allievo
dell’ottimo. Francis Ford Coppola, l’aggettivo sarebbe “poco”.
Il film è poco impegnato, poco significativo, a tratti (quindi
poco) divertente e sicuramente poco impegnativo.
Dunque è naturale che “poco” vi sia da dire su una commedia che,
in bilico tra american pie 1 e 2 e nata su una idea singolare ma
effimera, racconta ancora una volta il rapporto esasperato e
totale dei figli della moderna California cinematografica con il
sesso, qui raccontato over 20 ma sempre impulsivo, momentaneo,
ormonale e stagionale.
Il simpatico Josh Hartnett ricorda Charles Bronson da giovane e
sarebbe forse più adatto per i ruoli dei nuovi idoli alla Matt
Damon come quello interpretato nel film “Pearl Harbour”,
piuttosto che in quelli di “anziano” teen ager ossessionato dal
sesso e sedotto dal “girl power” che si rifugia nella purezza di
una improbabile astinenza totale su cui chiaramente non possono
che aprirsi scommesse a raffica.
la trovata è simpatica, povera ( o meglio “poca” ) ma comunque
simpatica, e sufficiente tuttavia a creare un prossimo successo
da videoteca, condita com’è di un coacervo di gambe lunghe un
metro e più e tacchi a spillo sculettanti e sorridenti 24 ore al
giorno.
Quindi senza nessuna pretesa, come una partita a biliardo tra
amici (ma forse qui si vedono e si sentono più palle) siamo di
fronte a nulla più che due tutto sommato gradevoli ore di
evasione.
Mirko Spelta
Per comunicazioni all'autore della recensione:
ginodilegno@inwind.it
GdS 28 V 2002
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