IL FIGLIO DEL CAPITANO NEMO
"Il figlio del Capitano Nemo" è il
titolo di un film che non esiste: esso è solo un pretesto per
fare alcune riflessioni sulla "rappresentazione della realtà".
Questa la sceneggiatura:
Una bella scienziata, sopravvissuta ad un naufragio in alto
mare, viene salvata e portata a bordo del Nautilus. Non il
romantico Nautilus liberty dell'iconografia classica, pieno di
ingranaggi, pulegge e di grandi oblò, dai quali poter osservare
magnifici paesaggi sottomarini; ma una macchina moderna, per
certi versi simile ai sottomarini nucleari, in grado di navigare
sempre in immersione, senza oblò e piena di diavolerie per
indagare, sentire, tastare ed interagire col mondo esterno
(radar, sonar, baffi retrattili ecc..).
Il capitano, naturalmente, è Nemino: "Il figlio del capitano
Nemo".
Nemino è nato a bordo, non è mai uscito dal sottomarino e quindi
non avendo un'esperienza diretta del mondo esterno non può fare
altro che tastare, con i sensori del suo mezzo, il tenebroso
ambiente entro il quale sta navigando per individuare i pericoli
da evitare e le opportunità da cogliere.
Ad un certo punto i nostri sono nella sala di comando, la stanza
è quasi completamente occupata da un grosso tavolo rotondo e
luminoso. Il Capitano Nemino, indicando alla bella scienziata il
tavolo, dice con orgoglio:
- La Mappa dell'Universo!
Sul tavolo sono disegnati degli anelli concentrici e una pletora
di piccoli automi, interpretando il sonar ed i sensori di bordo,
riposiziona continuamente su di esso delle sagome colorate zeppe
di simboli e di contrassegni.
- Questo è il Nautilus - dice il capitano Nemino mostrando la
sagoma al centro del tavolo - e tutto intorno è rappresentato
ciò che, in base alle nostre informazioni, prevediamo di
incontrare durante la navigazione.
- Il nostro futuro, sostanzialmente...
- Esatto, ogni anello rappresenta una unità di navigazione e
contando gli anelli possiamo anche prevedere con una certa
precisione "ove nel tempo" incontreremo ciò che sul tavolo è
rappresentato.
Le sagome che sono posizionate sugli anelli più esterni verranno
da noi raggiunte tra circa sei unità di navigazione, ma stiamo
progettando nuovi sensori ed un nuovo tavolo in grado di portare
a 12 unità la nostra capacità di prevedere il futuro.
Questa sagoma scura circondata da uncini, per esempio, è la più
pericolosa perché è dura, impenetrabile e, anche se sfiorata (a
causa degli uncini di cui è cosparsa) è in grado di aprire i
fianchi del Nautilus come se fossero quelli di un mollusco. Per
fortuna, come vede, non si muove così, una volta individuata,
per noi è facile girarle intorno.
- Mi scusi, ma Lei sta parlando degli scogli, delle rocce...
- Scogli, rocce? Non so cosa siano. Per quello che mi riguarda
preferisco riferirmi ad essa come una "Massa-dura-e-piena-di-uncini",
così quando ci avvicineremo per raccogliere quelle gustose alghe
rosse che oggi Lei ha tanto gradito a colazione, non mi
dimenticherò di usare tutte le cautele del caso.
Anche questa sagoma azzurra rappresenta un ostacolo duro ed
impenetrabile ma, anche se si muove lentamente, è molto meno
pericolosa dell'altra, infatti è liscia, molto fredda e senza
uncini sulla sua superficie. Sciogliendo i blocchi che ricaviamo
da essa, otteniamo l'acqua di cui abbiamo un gran bisogno.- -...ma
questo è un Iceberg! - mormorò la donna.
Così tra una sorpresa, un equivoco ed una scoperta, il film
prosegue rintuzzando prima l'attacco del solito "calamaro
gigante", evitando poi "l'Isola vulcanica che esplode" ed infine
emergendo indenne dai fondali profondi ove le lampadine
diventano tremule ed il fasciame paurosamente miagola per la
pressione.
Il film termina, naturalmente, con Nemino che, per amore della
bella naufraga, accetterà di abbandonare il Nautilus e di
seguirla nel favoloso mondo dei Mac Donald e della Coca Cola.
Il mondo sensoriale del Nautilus. Il povero Nemino come abbiamo
visto non si può dire che sia messo proprio bene: è nato a
bordo, è vissuto sempre in immersione, non ha mai visto il mondo
esterno e, per un imperativo introiettato e non meglio
precisato, non può o non vuole venire a galla.
Sa, per esperienza, che fuori dal sottomarino ci sono i pesci,
le succulente alghe rosse di cui tutti a bordo sono ghiotti e le
"miniere" di acqua potabile, ma sa anche che per ottenere quanto
a loro serve bisogna navigare attraverso "tenebrosi spazi zeppi
di insidie" e che la sua responsabilità di Capitano gli impone
di "prevedere con ragionevole anticipo" cosa incontrerà il
Nautilus durante la navigazione.
Si ricorda ancora di quella terribile volta in cui il Nautilus
interagì violentemente con una di
Quelle-Cose-Dure-Ed-Impenetrabili. Era giovane allora, ma visse
con gli altri le febbrili manovre per evitare la catastrofe, la
gioia dello scampato pericolo, il fervore delle riparazioni ed
infine la ricerca di sensori più sofisticati in grado di rendere
più efficiente e "profonda nel futuro" la loro capacità di
prevedere la possibile presenza di
Quelle-Cose-Dure-Ed-Impenetrabili e poterle evitare.
I primi sensori messi a punto furono dei lunghi baffi sottili e
rigidi posizionati sulla prua del Nautilus, essi erano in grado
di "tastare" lo spazio tutt'intorno nel verso di navigazione e
qualora fossero entrati in contatto con
Quelle-Cose-Dure-Ed-Impenetrabili, avrebbero trasmesso al
Nautilus una pressione misurabile o si sarebbero spezzati. Ma in
questa "pre-collisione" il piccolo danno subito (la rottura di
un baffo per esempio) avrebbe fatto suonare le sirene del
pericolo trasformandosi in informazione e sintomo del pericolo
imminente, ed avrebbe consentito loro di evitare il peggio, con
repentine inversioni di marcia o brusche manovre laterali.
L'uso di questi sensori primitivi si combinò in seguito con
altri più sofisticati, messi a punto successivamente, e la
capacità di Nemino di effettuare previsioni divenne sempre più
accurata e tempestiva. Per esempio l'aggiunta di un Sonar aveva
reso possibile prevedere la presenza di
Quelle-Cose-Dure-Ed-Impenetrabili anche parecchie ore prima di
incontrarle, ed infine l'idea di rappresentare sul tavolo i
simboli di ciò che gli strumenti individuavano intorno al
Nautilus, aveva fornito un potente mezzo per immaginificare la
realtà esterna, prevedere meglio il futuro e rendere più sicura
la navigazione.
Purtroppo il giovane Nemino, per amore della bella scienziata,
decide di abbandonare il Nautilus e di seguirla nel New Jersey a
caccia di bambini, perciò non sapremo mai come si sarebbe
evoluto il suo sottomarino, ma sappiamo che aveva già trovato il
modo di sostituire il tavolo rotondo con un insieme di
proiezioni olografiche in grado di rappresentare il "mondo
esterno desunto" in una unica immagine tridimensionale, che
stava perfezionando un "casco integrale" col quale avrebbe
potuto percepire l'immagine del mondo esterno, così ricostruita,
direttamente intorno a sè e che stava studiando un paio di
guanti speciali attraverso i quali le sue mani, utilizzando le
appendici del sottomarino, avrebbero potuto sentire, tastare ed
interagire direttamente col mondo esterno.
Chissà, forse prima o poi il piccolo Nemino avrebbe finito col
vedere come reale il mondo delle previsioni proiettato intorno a
sè e avrebbe finito col percepirsi lui stesso al centro di
questa artificiale Weltanschaung, decidendo "come muoversi" e
controllando de visu l'attività delle "sue appendici". Forse,
prima o poi, avrebbe finito con l'identificarsi addirittura col
suo sottomarino… forse, ma questo non lo sapremo mai.
Mario Quaglia
GdS 28 IV 2002