Protezione Produzioni Promozione: patrimoni da raccontare
Saperi, pratiche, rappresentazioni e narrazioni si stanno delineando sempre più come espressione
di un bene intangibile in grado di tracciare l’identità e l’autenticità dei territori alpini.
Trasmesso di generazione in generazione, il patrimonio immateriale viene costantemente ricreato
dalle comunità attraverso la sua interazione con la natura, la storia delle persone e dei luoghi
fisici: è il fil rouge tra passato, presente e futuro che promuove il rispetto per la diversità culturale
e la creatività umana.
È stato proprio il patrimonio immateriale, insieme a protezione e tutela del territorio, il
protagonista del quarto appuntamento di Montagna 4.0 FutureAlps, ospitato venerdì 6 novembre
dalla città di Chiavenna. Una giornata intensa, iniziata con i laboratori che hanno coinvolto dieci
gruppi di studenti su istituti superiori della provincia, proseguita con l’incontro di operatori e
stakeholder e conclusasi con l’assemblea plenaria, da remoto, aperta a tutta la popolazione
valtellinese e seguita anche da più parti dell’arco alpino. La serata, moderata dal responsabile
scientifico del percorso formativo “Montagna 4.0” Maria Chiara Cattaneo, ha ospitato un
susseguirsi di voci e testimonianze che hanno regalato al pubblico possibili orizzonti costruiti sulla
promozione del patrimonio, materiale e immateriale, a partire da “qualità” “sostenibilità”,
“bellezza”, parole chiave ribadite anche dal Sindaco di Chiavenna Luca Della Bitta.
Federica Corrado, del Politecnico di Torino e CIPRA Italia, ha portato l’esempio di aree marginali,
quali la Valcellina e Val Vajont (in Friuli Venezia Giulia), trasformate in aree emergenti attraverso la
realizzazione della pratica dell’albergo diffuso e la valorizzazione della loro identità. Esempi di
sviluppo che ben suggeriscono la capacità della montagna di essere resiliente, di mostrare
flessibilità e di trovare nuove risposte a dinamiche economiche, sociali e turistiche in continuo
divenire. Gli spazi montani possono essere oggi apprezzati, oltre che per i paesaggi e per l’aria
salubre, in quanto luoghi del silenzio o ancora come location per manifestazioni artistiche e
letterarie. La rarefazione sociale permette, infatti, alla creatività di emergere più facilmente, ha
preservato i territori da un inquinamento culturale legato alla monocultura del turismo di massa.
In quest’ottica, i rifugi diventano avamposti della cultura alpina, gli spazi montani luoghi di
racconto, le botteghe sede di conoscenze esperienziale del territorio, i musei e gli ecomusei
laboratori culturali. Forme nuove di Montagna che vanno a integrare la “Montagna dorata”, più
conosciuta ma anche più globale. La sfida di oggi è saper coniugare queste due diverse facce per
costruire percorsi e futuri alternativi.
Il potenziale legato all’aspetto più evocativo e intimo della Montagna, nonché il valore intrinseco
delle Comunità, sono stati illustrati da Vanni Treu, della Cooperativa CRAMARS di Tolmezzo
(provincia di Udine). Treu ha portato esempi di come il patrimonio immateriale possa essere
sfruttato non solo per valorizzare un territorio, ma anche per far crescere una comunità. È quanto
avvenuto con Carnia Greeters, progetto in cui un gruppo di volontari si è messo a servizio dei
visitatori per condurli nei propri luoghi del cuore, accompagnandoli lungo percorsi estranei ai
tradizionali circuiti turistici. Il disegno di questa proposta trascende la visita ad uno spazio fisico,
facendo diventare il suo punto di forza la condivisione emotiva, la sintonia tra persone e
l’ambiente, la creazione di nuovi legami tra individui e dei singoli con i luoghi visitati.
Più centrato sul fare comunità è invece Marginalità al quadrato, progetto Erasmus+ finanziato
dall’Unione Europea che vede tra i partener, oltre all’Italia con Cramars, l’Ungheria, la Lettonia e la
Slovenia. Tale progetto intende fornire risposte concrete a una doppia marginalità: la condizione
di disagio in cui si trova chi è in difficoltà nella sfera personale o lavorativa e, in più, vive in territori
periferici, lontani da contesti dinamici, come spesso sono le aree montane. EM2 si rivolge ai Neet,
ovvero i giovani non impegnati né nello studio né nel lavoro, e agli adulti poco qualificati alla
ricerca di occupazione; per la sua realizzazione sono coinvolti differenti enti e associazioni del
territorio (piccole e medie imprese, sindacati, centri per l’impiego, organizzazioni non governative,
associazioni di volontariato e tutti gli enti locali…), chiamati a sancire “patti di comunità” allo
scopo di promuovere azioni congiunte per migliorare la qualità della vita e le pratiche sociali.
Accordi formali che incoraggiano l’impegno condiviso di enti pubblici, privati e della cittadinanza a
lavorare in sinergia per dare alle persone in difficoltà una spinta motivazionale oltre a prospettive
di lavoro tangibili.
Uno sguardo più vicino a casa, è stato regalato da Cassiano Luminati del Polo Poschiavo che ha
illustrato le azioni intraprese dalla Valposchiavo (5000 abitanti), generate da una visione di lungo
periodo, per divenire la prima Smart Valley alpina 100% BIO. Azioni che mirano alla
valorizzazione intelligente del paesaggio culturale attraverso lo sviluppo dell’agricoltura biologica
(già oggi attuata dal 90% degli agricoltori). Il Paesaggio smart implica un approccio innovativo
alla pianificazione territoriale e si pone l’obiettivo di creare un equilibrio duraturo tra tutti i gruppi
di interesse locale (agricoltura, foreste, edilizia, commercio, turismo, ristorazione). Il progetto
Vallebio trova tra i suoi fondamenti la valorizzazione del paesaggio, lo sviluppo delle competenze,
l’uso sostenibile delle risorse, un lavoro partecipativo di tutti i livelli gestionali.
Capofila del progetto Alpfoodway, la Valposchiavo sta investendo energie anche nel riscoprire e
valorizzare il patrimonio alimentare alpino per creare un modello di sviluppo sostenibile basato
sulla conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale alimentare. L’ambiziosa finalità di
questo progetto è dare avvio ad un processo entro il quale la Comunità Alpina potrebbe iscrivere il
proprio Patrimonio Alimentare nella lista del Patrimonio Culturale Intangibile dell’UNESCO.
Massimo Favaron, del Parco Nazionale dello Stelvio, ha illustrato come, da sempre, esista una
forte relazione tra comunità locale e il territorio dell’Alta Valtellina. Ancora oggi è possibile vedere
come la mano dell’uomo abbia condizionato la tipologia dei boschi, la distribuzione dei prati da
sfalcio nei fondovalle e dei pascoli in quota. All’azione sull’ambiente derivata dalle pratiche
tradizionali, occorre aggiungere le tracce lasciate da importanti eventi, quali la Prima Guerra
Mondiale; villaggi e strade militari, trincee, reperti bellici di vario tipo (tra i quali una baracca
austroungarica perfettamente conservata ritrovata sul monte Scorluzzo) fanno del territorio del
Parco un museo a cielo aperto.
Chiaro indice della presenza umana nel territorio alpino sono i nuclei storici montani, molti dei
quali risultano oggi abbandonati. Pietro Maspes, coordinatore della commissione Urbanistica e
Territorio dell’Ordine degli ingegneri, ha dato una dimensione a questo fenomeno: il 23% del
patrimonio edilizio dei nuclei storici risulta in stato di abbandono; di questo il 31% non è agibile.
Edifici che caratterizzano e risultano ben integrati nel paesaggio, ma su cui spesso non è facile
intervenire per motivi logistici. Esempi felici di intervento sul patrimonio del territorio valtellinese
sono stati, invece, i progetti di ripristino dei muretti a secco dei terrazzamenti, portati avanti con la
collaborazione della Fondazione Fojanini. Tali attività oltre ad agire positivamente sull’ambiente
hanno favorito la diffusione di saperi che appartengono alla tradizione locale, diventando
occasione di condivisione e di rafforzamento del legame con il territorio.
Sulla promozione di un’immagine unitaria e identitaria del territorio Valtellinese, investe da anni
Valtellina Turismo. Per voce di Lucia Simonelli è stato illustrato il progetto Amo la Valtellina che
coinvolge la comunità della provincia di Sondrio nella narrazione del territorio in cui vive. Amo la
Valtellina è un blog e un hashtag a cui fanno capo una serie di racconti realizzati da persone che
vivono il territorio in prima persona. Progetto fortemente voluto per far crescere il sentimento di
appartenenza della comunità locale e per far emergere sfumature che la comunicazione più
istituzionale può perdere, Amo la Valtellina risponde a un’esigenza sempre più marcata del turista:
vivere esperienze autentiche in territori caratterizzati da una forte identità.
A conclusione della serata, Angelo Schena del Club Alpino italiano, ha ricordato il riconoscimento
di Patrimonio culturale immateriale dell’umanità conferito all’alpinismo nel dicembre 2019,
motivato dagli aspetti sociali e culturali, nonché dallo spirito internazionale che contraddistingue
da sempre questo sport. Proprio per promuovere la cultura della montagna e per preservare i
valori culturali e naturali di un luogo, sono nati i primi villaggi dell’alpinismo: si tratta di centri di
sviluppo regionale che garantiscono un’interessante offerta turistica per gli alpinisti, vantando
un’eccellente qualità paesaggistica e ambientale. Progetti di sviluppo del territorio che sarebbe
interessante riproporre anche in Provincia di Sondrio, una volta individuata un’area idonea che
possa vantare tutti i requisiti richiesti per la realizzazione di tali villaggi.
Il prossimo appuntamento di Montagna 4.0 FutureAlps sarà quello di Sondrio, venerdì 20
novembre, e verterà su Mobilità sostenibile e sviluppo glocale: mobilità e turismi. All’incontro,
oltre al Sindaco di Sondrio Marco Scaramellini e al Dirigente dell’Ufficio Scolastico territoriale
Fabio Molinari, parteciperanno in qualità di relatori, Davide Chiaroni, Politecnico di Milano MIP -
Energy e Strategy Group, Roberto Cavaliere, NOI tech Park Bolzano, Cristina Cavicchioli, RSE -
Ricerca sul Sistema Energetico, Massimo Favaron, Parco Nazionale dello Stelvio, Gianluca Macchi,
progetto Orobikeando, Manuela Baudana e Roberto Corona, A2A.