Bellissimo, spietatissimo Tom Cruise!
Da
piccolo dislessico a stella di Hollywood
Vanno pazzi tutti per Tom: Boys & Girls.
Da piccolo dislessico a stella di Hollywood, dall'affascinante
Pete Maverick allo spietato, raggelante Vincent di "Collateral".
Chi chiacchiera che Tom Cruise ha sempre la stessa faccia?
Sono malignità senza senso.
Tom è cresciuto, in ogni modo e si fa amare per il coraggio che
mette nei suoi personaggi che non somigliano affatto a quello
dei vecchi films.
Di umili origini, è nato il 3 luglio del 1962 a Syracuse, nello
stato di New York. Un'infanzia in giro per il Canada e gli Stati
Uniti, il divorzio dei genitori e la dislessia non gli hanno
però impedito di diventare una degli attori più pagati di
Hollywood.
All'età di 14 anni, è ammesso in un seminario francescano, che
abbandonerà un anno dopo per frequentare la High School di Glen
Ridge, nel New Jersey, dove poi passa alla scuola di teatro, non
potendo più gareggiare nella squadra di lotta libera a causa di
un infortunio al ginocchio. Nel 1980 si diploma: ha 18 anni e si
trasferisce finalmente a New York per tentare la carriera
d'attore. Di giorno provini, di notte scuola di recitazione, una
vita stremante che però gli fa avere, nell'81, una piccola parte
nel film di Franco Zeffirelli "Amore senza fine". Segue poi i
corsi di recitazioni organizzati da Francis Ford Coppola a Los
Angeles e nel 1983 è membro della squadra di giovani attori che
comporranno il cast di "I ragazzi della 56.a strada" (Matt
Dillon, Emilio Estevez, Patrick Swayze e Diane Lane….).
Nell'83 gira "Un week end da leoni" di Curtis Hanson e un anno
dopo "Il ribelle" di Michael Chapman. Nell'85 è il protagonista
di "Legend", di Ridley Scott, film che riscuote il successo
sperato. La fortuna è ormai alle porte. Nel 1986 il regista Tony
Scott lo sceglie per la parte del tenente Pete Maverick Mitchell
in "Top Gun". Il film, sebbene mediocre, diventa immediatamente
un cult, lanciando automaticamente l'attore nell'empireo dei sex
symbol. Basso e dislessico, Tom Cruise diventa l'eroe romantico
di alcuni dei film più famosi degli anni Ottanta. Nel 1987 sposa
Mimì Rogers che lo introduce agli insegnamenti di Scientology,
Chiesa che l'attore abbraccerà definitivamente nel 1990
abbandonando la fede cattolica. Secondo le sue dichiarazioni,
deve a Scientology la guarigione dalla dislessia. Nell'88 sfonda
con "Rain Man", al fianco di Dustin Hoffman, l'anno dopo è il
mutilato di guerra Ron Kovic nel film "Nato il 4 luglio" di
Oliver Stone, film che gli varrà una nomination all'Oscar. Nel
1990 divorzia dalla moglie e sposa Nicole Kidman, conosciuta sul
set di "Giorni di Tuono". I due adottano due bambini: Isabelle
Jane e Connor Anthony.
Successivamente, fonda la casa di produzione C.W. Productions e
nel 1996 produce "Mission: Impossible" di Brian De Palma, film
che negli States diventa il campione d'incassi dell'anno. Sempre
nel '96 comincia il rapporto con Stanley Kubrick, che durerà sei
anni per un film che non è certamente il meglio del famoso
regista "Eyes Wide Shut". Quasi subito dopo, Nicole e Tom
“scoppiano” (si divorziano).
Tom è poi Golden Globe e nomination all'Oscar nel '97 per
l'interpretazione di Jerry McGuire nell'omonimo film di Cameron
Crowe. Nel 1999 è Franck Mackey, nevrotico misogino e sessuomane
di "Magnolia" di Paul Thomas Anderson. Gira anche il secondo
episodio di “Mission Impossible”, questa volta diretto da John
Woo.
Torna a lavorare con Cameron Crowe per il thriller psicologico
"Vanilla Sky" (2001), nel 2002 è John Anderton, agente del film
di fantascienza "Minority Report. Nel 2003 è "L'ultimo Samurai"
di Edward Zwick, un film sull'introduzione delle armi da fuoco
in Giappone.
Sempre eroico, sempre buono, sempre giusto, finalmente con
“Collateral”, Tom Cruise è nelle vesti di un cattivo che più
cattivo non si può( una volta si diceva con il candeggio). In
questo film, Tom è Vincent, uno spietato killer professionista
il cui compito è eliminare cinque testimoni chiave di
un'inchiesta su un'organizzazione di narcotrafficanti.
Nel 2005 uscirà "Mission Impossible 3", nel quale sarà al fianco
della giovane attrice Scarlett Johansson che ha raccolto allori
e critiche a non finire, proprio alla 61.ma Mostra del Cinema di
Venezia, sia per la sua scontrosità che per gli insulsi
personaggi interpretati in certi film(vedi: A love Song for
Bobby Long, tutto da dimenticare!).
Il
film: “Collateral”
Tom Cruise, stavolta è nei panni di un assassino spietato. A Los
Angeles vivono diciassette milioni di persone, gli individui
sono atomi senza nome nel caos quotidiano. “Lo sai che ieri è
morto un tipo sulla metropolitana e nessuno se ne è accorto per
sei ore? Questa è Los Angeles!”
In «Collateral», il thriller emozionante di Michael Mann, Tom
Cruise è «cattivissimo» e invecchiato ad arte: capelli pepe e
sale, rughe intorno agli occhi, abito color metallo a
sottolineare la freddezza del personaggio.
È Vincent, il serial killer che ingaggia il taxista Max,
l'attore comico Jamie Foxx che gli sa tenere testa
dignitosamente. Tra i due, che iniziano una folle corsa nella
notte in una Los Angeles fotografata in digitale, dove i coyote
attraversano le strade, nasce una particolare alchimia: sono in
effetti l'uno l'opposto dell'altro, eppure le circostanze li
costringono a fare affidamento l'uno sull'altro per salvarsi la
vita.
Domande e risposte
-
Come si è trovato a recitare un killer visto che interpreta
sempre ruoli positivi?
Io cerco sempre dei ruoli diversi e Vincent è un personaggio
affascinante. Una delle sfide principali è stata ad esempio una
scena in cui io sono nel taxi e Max sta male, io devo fare tre
cose contemporaneamente, controllare Max, programmare l'omicidio
successivo ed evitare la polizia. quindi bisogna muoversi su
livelli diversi e questa è una grande sfida. Ci sono voluti 5
mesi per preparare i soggetti, io mi sono esercitato ad imparare
a maneggiare i revolver perché per me diventasse automatico,
come un riflesso. Il lavoro che abbiamo fatto assieme con
Michael Mann (il regista) è la maniera in cui lui lavora con gli
attori, sulla storia ed i personaggi per trovare il momento
particolare in cui, questi momenti li scoprivamo e riuscivamo a
essere molto precisi, è qualcosa di eccezionale.
-
Sappiamo che lei approfondisce molto i suoi ruoli, e quindi, che
cosa ha sentito mentre faceva finta di sparare a qualcuno per
ucciderlo?
Il personaggio di Vincent è una persona che non sente alcuna
responsabilità per le azioni che commette. è qualcosa che deve
fare: è il suo lavoro.
-
I ruoli di cattivo le erano stati già offerti in passato: perché
non aveva mai scelto di interpretarli?
Non ho mai evitato i personaggi cattivi, ho interpretato ruoli
molto diversi. E' la figura che mi interessa nel momento in cui
decido. E’ anche vero che lavorare con Michael Mann in un film
come Collateral ha significato fare un viaggio con lui. Anche la
storia è molto interessante, mi piaceva soprattutto quello che
voleva raccontare con questa avventura.
-
Per interpretare il personaggio è andato a scavare negli aspetti
più oscuri della sua mente?
Quando si crea un personaggio, come in Nato il 4 luglio,
Magnolia o anche Rain man la realizzazione mira attentamente
alle sfaccettature. Nel film, mi sono concentrato sul lui: chi è, da dove viene, il vestito che deve indossare, il colore il
taglio…
-
La sua carriera sembra orientata verso personaggi laceranti, che
hanno delle difficoltà, delle ferite, è un impressione che dopo
l'ultimo samurai lei nutra una passione per questo tipo di
protagonisti?
No, sono interessato a quelli che sono buoni personaggi, badando
alla loro dimensione e al loro spessore. Se si osservano i vari
tipi che ho interpretato si vede sempre che c'è un viaggio che
fa parte della storia nella quale si vuole imbarcare anche il
pubblico. Questo è l'aspetto che mi interessa di più. Mi
affascina il suo viaggio. Quando vado a vedere un film io voglio
entrare nel tipo, immedesimarmi assolutamente in lui.
Maria & Elisa Marotta
GdS 10 X 2004 - www.gazzettadisondrio.it