La terza guerra mondiale
L'avevamo pubblicato domani, 20 agosto di 5 anni fa. Il computer ce lo ha richiamato alla nostra attenzione per l'attualità azzerando i 5 anni nel frattempo intercorsi. Il computer - vi pareva! - aveva visto giusto per cui questo articolo lo riproponiamo ai nostri lettori (n.d.d.)
(Maurizio Frizziero) Incredibile, la terza guerra mondiale è scoppiata qualche anno fa e nessuno se ne è accorto! Ovvio. Tutti temevano che prima o poi un inviato della CNN o di Al Jazeera ci mostrasse in diretta da Sarajevo l'assassinio di un nuovo Arciduca d'Austria mentre Fox News tiene d'occhio l'indice del Presidente degli Stati Uniti pronto a schiacciare il bottone rosso. Le premesse c'erano tutte. Durante le notti di agosto del 1990, a Hyeres, passavo un sacco di tempo ad ammirare atterraggi e decolli notturni dei Mirage, un allenamento per la guerra che avrebbe potuto cominciare di lì a poco. Alle nove di sera del 15 gennaio del 1991 ero invece ad Orly e aspettavo il volo per Nizza. L'aeroporto era pressocché deserto (sto parlando di viaggiatori) mentre era gremito di soldati armati. Stava per scadere l'ultimatum, la guerra avrebbe potuto iniziare il giorno successivo. Non fu così perchè il fischio d'inizio venne rimandato al giorno successivo. C'era la guerra, una guerra (alla quale parteciparono 35 nazioni) che avrebbe potuto degenerare. Ma non fu così perché il 24 febbraio Bush ne proclamò la fine. Niente terza guerra mondiale neppure questa volta. Ma una decina d'anni dopo, in diretta TV, crollarono le torri gemelle, molto più importanti di un piccolo arciduca! A questo punto le probabilità erano davvero forti, il paladino del bene era stato colpito in casa e migliaia di civili erano morti. Sarajevo al confronto era una cosa da dilettanti! Certo, ci furono conseguenze gravi, ma niente guerra globale neppure questa volta. Incomprensibile! Una guerra, in un periodo senza guerre, è sicuramente utile (lo dimostra il boom economico degli anni 50/60 dovuto alla ricostruzione) ma non tanto utile in questi tempi, non tanto utile a quei pochi che hanno certezza che da parecchi anni la guerra globale è in corso e ai quali conviene tenere un bassissimo profilo. Giulio Tremonti fu uno dei primi a schierarsi contro i nuovi signori della guerra parlando di dazi e di altri rifugi, ma prima ancora il Premio Nobel per l'economia James Tobin, nel 1972, ipotizzò la necessità di tassare le transazioni finanziarie perché loro sapevano che la guerra era scoppiata e le armi di cui munirsi non erano quelle tradizionali. La guerra, quella vera, quella che tutti abbiamo temuto ed esorcizzato, la guerra c'è e sta portando con sé tutti i disastri e le tragedie che l'umanità ha vissuto nel secolo precedente. E' una guerra dei soldi, con banche che falliscono, con aziende che chiudono, con nazioni prossime al default, è una guerra che durerà per anni perché il nemico si mimetizza e sempre più spesso si trasforma. Una volta c'era il buono e c'era il cattivo e tutti sapevamo chi erano, i telegiornali ci davano informazioni, ci dicevano che 70.000 giovani americani erano morti in Vietnam e che 50.000 russi (che poi erano 100.000) avevano perso la vita in Afghanistan, ogni giorno c'era un bollettino di guerra dettagliato. Oggi no. I bollettini di guerra ci sono e sono basati principalmente sull'andamento con lo spread con i bund ma mancano i morti. Mancano i morti, apparentemente. I morti invece ci sono perchè il Nemico non fa prigionieri.