LA RIVOLUZIONE (La parabola del rivoluzionario)
C'era una volta un giovane rivoluzionario: era bello, era biondo
ed aveva un'aria fiera ed insofferente.
Di notte amava discutere di ciò con quelli che gli sembravano
insofferenti come lui.
Fu così che un bel mattino, forse perché nell'aria si sentiva un
lieve odore di zolfo o più semplicemente perché loro si
sentivano più insofferenti del solito, ruppero gli indugi e
scagliarono la loro Voglia di Nuovo contro il
Vecchio-Sistema-Oscurantista-E-Conservatore.
Il Vecchio venne travolto dal Nuovo ed il giovane
rivoluzionario, che nel frattempo era diventato un Grande
Rivoluzionario, brindò con gli altri alla nuova libertà e si
dedicò anima e corpo a consolidare l'Ordine-Nuovo-E-Migliore.
Passò del tempo ed il Grande Rivoluzionario divenne Vecchio,
sicché un giorno si fermò a guardare con orgoglio ciò che era
stato fatto e lo considerò cosa buona. Naturalmente si sentì
soddisfatto e si chiese come avrebbe potuto salvaguardare tanta
purezza dal degrado e dalla revisione.
Fu così che incise sul marmo le Tavole-della-Nuova-Legge in modo
da rendere obbligatoria la Libertà e blindare la sua Vecchia
Rivoluzione contro ogni eventuale Controrivoluzione.
Ma aveva appena finito il suo lavoro quando un lampo di zolfo ed
una strana sensazione lo convinsero che qualcosa stava avvenendo
alla sua persona: si scrutò allo specchio e gli parve con
orrore, tra i fumi dello zolfo, di vedere apparire l'immagine di
un Vecchio-Oscurantista-E-Conservatore.
Stava ancora riflettendo su questa strana impressione quando un
rumore lo distrasse e guardando fuori dal balcone sentì il suo
vecchio cuore stringersi di nostalgia.
Laggiù, in fondo alla piazza, una piccola folla si stava
radunando intorno ad un giovane biondo dall'aria fiera ed
insofferente.
Mario Quaglia
(x) Mario Quaglia, Vico De Negri 17, 16100
Genova, con note illustratiove eloquenti ("Mago, genio,
inventore, taumaturgo) ha queste sue note biografiche in calce
ai suoi articoli (che via via pubblicheremo):
"Giuro solennemente che tra Benvenuto Cellini e me non vi è
altro che il cognome di una mia nonna e la mitomania di una
sorella di mio padre.
Costei, rilevando in famiglia un certo geniaccio creativo
diffuso, una predisposizione alla manualità artistica condita
con una punta di stravaganza e di follia, giurava esattamente il
contrario di quello che sto giurando io. Naturalmente suffragava
la sua convinzione mostrando false dicharazioni genealogiche (fu
raggirata da un simpatico buontempone) ed un "naso" che a suo
dire dimostrava ciò che è indimostrabile.
Devo riconoscere che la storia di mia zia mi fece sempre
sorridere, ma per rispetto a quel "naso", di cui anche io tra
gli altri nella mia famiglia sono portatore sano, finii col
millantare pure io quel titolo del quale amava fregiarsi
Benvenuto Cellini (anche lui abusivamente).
Ora sapete perchè, accanto a Mario Quaglia vedrete spesso
lampeggiare, illuminato di modestia, il titolo di: "Mago,
Genio, Inventore e Taumaturgo"
GdS 24 II 2002