Il concetto di privacy in Italia
La vicenda degli SMS spediti dal Governo agli italiani per ricordare di andare a votare, ha infuriato più di qualcuno. Il grido indignato di "violazione della privacy"
è fiondato come un boomerang all'indirizzo dei mittenti. Ma quest'ultimo
episodio è solo la punta dell'iceberg di una moda collettiva a cui molti italiani sembrano innamorati: la privacy. Un diritto concentrato nella gustosa e completa dizione: violazione della privacy. Una locuzione solo dal suono apparentemente semplice, ma che se proferita con tono solenne e sussiegoso portamento, conferisce per magia anche all'ultimo dei cittadini, galloni regali e fregi nobiliari.
La moda-slogan labiale della violazione della privacy, è attecchita sulle labbra degli italiani al punto tale che basta esprimere una qualsivoglia opinione, per incappare nel censorio refrain. Stiamo vivendo in un contesto storico paradossale, dove, da un lato si pretende una libertà assoluta, mentre dall'altro si invoca il diritto alla privacy. Un'aporia della ragione che fa a pugni con la logica.
Ma di quale privacy stiamo parlando?
Pance, ombelichi, seni, chiappe in bella vista e chi più ne ha
...più ne mostri. Per non parlare poi delle ostentazioni in piazza di chi rivendica orgogliosamente diversità sessuali “alternative”. Siamo onesti, queste esibizioni pubbliche spontanee non sono forse consapevoli auto rivelazioni della sfera privata? Va bene che va pure di moda la pratica dell’outing, del venir fuori, del manifestarsi, ma se proprio della privacy non se ne può fare a meno, sessualità represse, fantasie erotiche e vizi privati, rimangano a casa propria. In piazza, per chi è affetto da esibizionismo acuto, solo pubbliche virtù,
altrimenti...é violazione della privacy!
Gianni Toffali
Gianni.Toffali@inwind.it
GdS 20 VII 2004 - www.gazzettadisondrio.it