Ambiente: Italia in affanno, dice l'Ocse
L'Italia come altri Paesi non
è sulla strada di uno sviluppo sostenibile e, pur disponendo
di una normativa buona (che però governo e maggioranza
vogliono assolutamente cambiare), difetta nella sua
applicazione. Lo dice il Rapporto sulle perfomance
ambientali redatto dall'Ocse. Per l'Ocse grazie a parchi e
agricoltura biologica, un buon 30% del territorio è
protetto, ma siamo i maggiori consumatori di pesticidi e
fertilizzanti. Sui rifiuti spicca in negativo l'incapacità
di ridurne la produzione. L'Ocse annota inoltre la scarsa
attenzione alla tutela delle coste compromesse dal
"saccheggio" urbanistico e la dispersione, per incuria, del
30% delle risorse acquifere. Il rapporto Ocse sulle
performance ambientali fotografa insomma l'affanno
dell'Italia, soprattutto per i rifiuti, i trasporti e la
qualità dell'aria nelle città. Tuttavia i suggerimenti
contenuti in coda al rapporto, che prende in esame l'Italia
nel periodo dal 1992 al 2001, non sono recepiti nella legge
delega per il riordino della legislazione ambientale
all'esame della Camera, come hanno ricordato durante la
presentazione del rapporto Edo Ronchi dell'Issi (l'Istituto
per lo sviluppo sostenibile in Italia), ed Ermete Realacci,
presidente di Legambiente. Le 64 raccomandazioni Ocse
riguardano soprattutto aspetti legati agli investimenti per
le infrastrutture ambientali, alla riforma istituzionale e
alla fiscalità verde, ma "di tutto questo non c'è traccia
nella legge delega", ha detto Ronchi che ricorda come
governo e maggioranza avrebbero invece dovuto tenerne conto.
Preoccupato anche Realacci, per il quale "la legge delega
apre uno spazio senza trasparenza alla riscrittura della
normativa ambientale. C'è il rischio di aprire una specie di
Opa sull'ambiente, in cui entrano in gioco interessi poco
chiari"
Rifiuti crescono più del Pil
I rifiuti in Italia crescono più rapidamente del PIL. Questo
uno dei dati emersi dal convegno organizzato da
Federambiente (Federazione italiana servizi pubblici igiene
ambientale) sulla prevenzione e minimizzazione della
produzione dei rifiuti. L'organizzazione non ha mancato di
sollevare le critiche nei confronti della legge delega
votata dal Senato e ora all'esame della Camera. Critiche
duramente e seccamente respinte dal capo di Gabinetto del
ministero dell'Ambiente Paolo Togni che, sollecitato dagli
interventi, in estrema sintesi ha detto che nessuna modifica
sarà accettata in sede di esame del provvedimento alla
Camera, a meno che non sia "corente con gli obiettivi del
governo".
Tornando ai dati sulla produzione dei rifiuti, e ai suoi
preoccupanti trend, dai dati Federambiente emerge che dal
1997 al 2002 la produzione di rifiuti urbani è passata da 26
a 30 milioni di tonnellate, con un aumento percentuale del
12%. "Si tratta di una tendenza che non accenna a diminuire
- spiega Guido Berro, presidente di Federambiente - e che
potrebbe essere fermata o da un cambio di mentalità o dalla
recessione economica". La causa principale di questa
crescita dei rifiuti è da addebitare, secondo il parere
unanime dei presenti, alla società che spinge sempre di più
verso consumi usa e getta. La colpa però non sarebbe solo
legata ai consumi. "C'è un dato inequivocabile - afferma
Massimo Ferlini, presidente dell'Osservatorio nazionale sui
rifiuti -, ed è la mancanza di servizi di raccolta
differenziata per la cittadinanza. Non è un mistero che
l'Italia viaggi a tre velocità, con notevoli discrepanze tra
le varie regioni rispetto al dato nazionale del 15%". Ed
ecco l'Italia a tre velocità: al Nordsi sono raggiunti buoni
risultati, con il 30% di rifiuti gestiti tramite raccolta
differenziata (e il picco della Lombardia al 35%), nel
Centro si scende al 13%, per arrivare alle poche unità
percentuali del Sud. "Bisogna creare un mercato di prodotti
recuperati e dei sistemi integrati che - continua Ferlini -
assicurino lo smaltimento dei rifiuti a livello
territoriale. Finora l'80% dei rifiuti è smaltito nelle
discariche, che occupano nove milioni di metri quadrati del
Paese, contro un 20% scarso di recupero energetico e dei
materiali". La prevenzione e la riduzione degli scarti è
quindi uno dei punti fondamentali su cui bisogna intervenire
e su cui punta Federambiente con la creazione di un Forum
permanente di lavoro, che coinvolga imprese, enti pubblici e
territoriali, associazioni ambientaliste e dei consumatori.
"Per questo motivo abbiamo chiesto un'audizione alla Camera
- nota Antonio Stifanelli, direttore di Federambiente - e
sette emendamenti alla delega del Governo in campo
ambientale, verso cui siamo piuttosto critici, dal momento
che non si parla di prevenzione, bensì di ottimizzazione".
Il capo di Gabinetto del ministero dell'Ambiente, come
detto, ha però fatto spallucce: "Non verrà fatto passare
nessuno degli emendamenti presentati dall'opposizione e il
testo della delega sarà quello approvato dal Senato lo
scorso maggio". Quanto poi alle accuse di poca apertura al
dialogo rivolte dalle associazioni al ministero, Togni ha
risposto che "ci sarà spazio per la collaborazione solo con
chi è disposto a dialogare in maniera serena e in maniera
coerente agli obiettivi del Governo".
Ecosportello -Legambiente
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