Regione : nuova legge di Edilizia residenziale pubblica che per il RELATORE cons. Bordoni è “Un provvedimento per non discriminare chi vive e lavora in Lombardia”
Il Consiglio Regionale ha approvato
mercoledì 2 febbraio una legge sull’edilizia residenziale pubblica che consente
di operare in due direzioni. La prima riguarda la soglia di
accesso alle graduatorie dell’edilizia sociale: la forte
immigrazione di questi ultimi anni penalizza fortemente i
residenti e coloro che lavorano in Lombardia da tempo, che si
vedono spesso scavalcati dagli ultimi arrivati. La legge
stabilisce il requisito di accesso alle graduatorie in cinque
anni di residenza o attività lavorativa in Lombardia. Le
contestazioni di questa scelta, secondo le quali si andrebbe a
privilegiare la residenzialità rispetto al bisogno, non hanno
pratici riscontri. L’esiguo numero di alloggi disponibili fa sì
che gli assegnatari siano sempre tra coloro che hanno assoluto
bisogno di ricevere una risposta dall’edilizia sociale al loro
bisogno di casa, questione questa ampiamente dimostrata dai
punteggi altissimi dei richiedenti collocati ai primi posti in
graduatoria. Non va inoltre dimenticato che gli alloggi che
vengono assegnati sono realizzati con fondi che derivano dai
contributi Gescal, trattenuti dalle buste paga dei lavoratori
lombardi fino a pochi anni fa e, in presenza di bisogno, è
dunque giusto che la risposta venga data prioritariamente a chi
risiede e lavora da più tempo nella nostra Regione.
Al bisogno
degli ultimi arrivati rispondono altri strumenti che la Regione
ha realizzato, dai centri temporanei di accoglienza, agli
alloggi temporanei, che offrono un sostegno sociale e un
graduale inserimento.
Questo non significa evidentemente che
anche gli immigrati non abbiano diritto di considerazione. Ed è
proprio a questo aspetto che risponde la seconda determinazione
contenuta nella legge che, anticipando quanto previsto dalla
nuova legge urbanistica avviata in discussione sempre nella
stessa seduta di Consiglio, assume tra i servizi pubblici anche
l’edilizia sociale e prevede la sua realizzazione sulle aree
agli stessi destinate, oggi costituite dagli standard.
Il provvedimento, che è limitato ai diciotto comuni lombardi
definiti ad elevato ed acuto fabbisogno abitativo (nessuno di
questi è in provincia di Sondrio), riguarda le sole aree di
standard di proprietà pubblica, e ipotizza la possibilità di
localizzare su queste interventi di edilizia pubblica inerenti
il Programma Regionale 2002-2004, previo controllo regionale e
recupero degli standard così utilizzati in altre parti del
territorio.
Anche in questo caso, nonostante la proposta fosse
sostenuta tanto dal sindaco di Milano Alberini di centrodestra,
che dal Presidente della Provincia di Milano Penati di
centrosinistra, non sono mancate in Consiglio Regionale
polemiche accese e contestazioni da parte della minoranza che,
pur non sapendo proporre alternativa alla carenza di aree, ha
sostenuto la totale iniquità della proposta. La realizzazione
degli alloggi del Programma Regionale è indispensabile per dare
una pur inadeguata risposta al bisogno di edilizia sociale e fa
specie che ragioni formali ed ideologiche vengano anteposte alle
necessità vere di chi aspetta una casa.
CS
GdS 10 II 2005 - www.gazzettadisondrio.it