Orrorismo: a proposito di tre articoli de "La Provincia di Sondrio"
Caro Direttore,
A proposito della recrudescenza del terrorismo internazionale
(attentati, rapimenti, strage degli innocenti), in questi giorni
sono state dette e scritte fiumi di parole. Qualcuna a proposito
e qualcun’altra a sproposito.
Sul suo giornale sono apparsi tre scritti (tra i tanti) dei
quali ho colto alcune contrapposizione e la profonda distanza
delle convinzioni e del pensiero, almeno di uno, dei loro
autori.
Gli articoli in questione sono:
1°) “La sinistra dimostra di
avere senso dello Stato”, intervista al senatore F. Provera a
firma di M. Bortolotti, del 10-9;
2°) “Perché l’Islam diventa
terrore”, editoriale a firma del prof. Paolo Branca, del 12-9;
3°) “La vecchia logica dei terroristi”, articolo di fondo a Sua
firma, del 14-9.
Mi consenta per comodità di commentare partendo dal suo “fondo”.
Lei disquisisce sui tratti caratteristici dei terroristi,
citando fatti avvenuti nel nostro Paese in passato e le relative
vittime (mi permetta di aggiungere tra quelli da Lei ricordati
anche il giornalista Walter Tobagi che io ho personalmente
conosciuto) di quegli assassini. Tutte persone, quelle
ammazzate, che impersonavano il coraggio del dialogo , che
aborrivano la contrapposizione frontale e la violenza, che
cercavano costantemente di dare il meglio di sé per aiutare il
Paese a superare le crisi contingenti. Erano uomini miti,
pacifisti veri come lo era Gandhi, giganti del pensiero
positivo, e proprio per queste loro qualità sono diventati
vittime della ottusità e della ferocia umana. La quale ferocia
oggi dimostra di non avere confini, di non rispettare frontiere;
di conoscere un solo linguaggio: primordiale, barbaro, violento
e di morte.
“E’ un dovere fondamentale cercare di eliminare le cause delle
ingiustizie nel mondo, perché dialogare con i terroristi è
impossibile”. Lei conclude così il Suo articolo, con un auspicio
e una mezza verità. L’altra mezza verità la aggiungo io: se si
eliminano le cause delle ingiustizie presenti nel mondo si
elimina il brodo di coltura del terrorismo e rende il dialogo
con i terroristi inutile.
Questa mia mezza verità (che completa la Sua) trova conferma
nella lucida spiegazione contenuta nell’articolo a firma del
prof. Paolo Branca. Questi, dopo aver elencato gli errori
commessi dall’Occidente nei confronti dei Paesi islamici
(divisioni, scomposizione e ricomposizione di frontiere,
utilizzo strumentale di gruppi islamici radicali per liquidare
altri oppositori interni di diversa matrice, appoggio fornito ai fondamentalisti afgani per combattere i russi, eccetera), mette
in guardia i dirigenti politici occidentali contro il rischio di
“considerare l’Islam come un blocco monolitico sotto il vessillo
del fondamentalismo”. Infatti, ciò potrebbe conferire ad esso
(il fondamentalismo) l’immeritato titolo di rappresentante
ufficiale e legittimo di tutto l’Islam; cosa che farebbe molto
piacere ai fondamentalisti i quali puntano ad un compattamento
del fronte mussulmano per legittimare i loro folli disegni. “C’è
da augurarsi, sostiene Branca, che per punire un colpevole non
si finisca per guadagnarsi altri innumerevoli nemici,
ostinandosi ad intervenire sui sintomi, senza curare le cause ed
evitando ancora una volta di affrontare il nocciolo della
questione”.
Ovviamente, ribadisce il prof. Branca, il nocciolo della
questione per rendere inoffensivi coloro che ci minacciano è
quello di eliminare le cause dell’odio che essi, a torto o a
ragione, nutrono verso di noi; e conclude dicendo: “troppo poco
si è fatto per restituire dignità e speranza ai popoli
islamici….eppure dovremmo avere ormai imparato che quando
qualcuno finisce per non avere più alcuna speranza, noi
purtroppo dobbiamo prepararci ad averne paura”.
L’ultimo scritto che desidero commentare è quello riportante
l’intervista al senatore Provera. Non traspare speranza dalle
parole del senatore.
Egli parla di “guerra totale”, di
“repressione durissima anche con leggi speciali”. E ripete il
concetto blandendo i pacifisti perché, afferma “non è
sventolando la bandiera della pace che si fermano quei lucidi
assassini che uccidono centinaia di bambini”.
Stupisce invece che il titolare di una pubblica Istituzione,
come la Amministrazione Provinciale, oltre che presidente di una
importante Commissione del Senato della Repubblica (la
Commissione Esteri), non senta il dovere, assieme alla ferma
condanna degli efferati assassini e dei rapitori di civili, di
suggerire soluzioni non bellicose, che prevedano una inversione
di tendenza rispetto alla aggressività violenta con cui di
intendono punire gli esecutori dei delitti e risolvere i
conflitti nelle zone coinvolte in guerre politicamente
sbagliate.
Mi sarebbe piaciuto che il Presidente della Provincia , di
fronte agli orrori di cui siamo e siamo stati inermi spettatori,
avesse diffuso una nota di speranza, magari corredata con
qualche ulteriore spiegazione dei perché e delle cause che hanno
determinato quegli orrori; una nota di speranza specialmente
indirizzata alle giovani generazioni . Quelle generazioni che si
spendono nel volontariato per aiutare i bisognosi, che non
chiedono nulla per se offrendo tutto per gli altri. Una nota di
speranza che infonda fiducia per il futuro ai giovani della
nostra provincia , perché c’è una istituzione che comprende i
loro problemi e li aiuta a risolverli. Di fronte a tanti orrori
una nota di speranza avrebbe fatto del bene a tanti ragazzi e
magari li avrebbe distolti dal osservare un orrore più nostrano:
il suicidio di tanti loro coetanei.
Cordialità, Valerio Dalle Grave
Il Presidente della Commissione Esteri della Camera, come il
collega al Senato e come del resto ha invitato a fare lo stesso
Ministro degli Esteri, in situazioni delicatissime, come questa
delle due Simona e simili, fanno bene a non dire nulla.
Ricordiamoci i proverbi, precetti di saggezza popolare: "Il
silenzio é d'oro" e "Il bel silenzio non fu mai scritto".
Valerio Delle Grave
Nota di redazione:
La ricetta dell'amico Valerio é fondamentalmente giusta ma sul
piano pratico irrealistica. Diciamo che é una felice utopia.
Certo, le guerre non servono ma é evidente a tutti che la guerra
in Irak col terrorismo c'entrava come i cavoli a merenda come
non evidente era invece il vero obiettivo di Bin Laden: Riad,
compromesso dall'esito dell'11 settembre, perché nei piani non
c'era il crollo delle torri gemelle, quello che invece ha fatto
traboccare il vaso. Quanto all'intervento del sen. Provera é
sintomatico che si sia pronunciato in quei termini. Diciamo
questo perché lei si é speso parecchio per la cooperazione nei
confronti dei Paesi poveri, ha operato anche direttamente e
personalmente. E se chi si é speso come si stavano spendendo le
due Simona si pronunciqa in quei termini, che condividiamo -
leggere anche le nostre note su Irak et similia - , vuol dire
che la misura é colma. Ovunque.
GdS 20 IX 2004 - www.gazzettadisondrio.it