Fermare la spirale dell’odio
Dopo l’attacco alle torri di New York, la guerra in Afghanistan,
la guerra in Iraq; dopo la strage di Madrid, di Rihad, di
Giakarta, eccetera, ecco la strage di Beslan.
Quelle immagini pubblicate dai giornali e apparse sui video, di
corpi allineati nelle strade adiacenti alla scuola, di piccole
figure nude che scappavano terrorizzate dal crepitio delle armi
e dal fragore delle esplosioni, di mamme e papà sconvolti dalla
immane tragedia che si stava consumando e nella quale loro erano
allo stesso tempo vittime e comparse, difficilmente potranno
essere cancellate dalla memoria sia dei protagonisti sia degli
spettatori.
In tanti hanno detto e scritto a posteriori, non poteva essere
diversamente, le esternazioni della loro pietà, del loro orrore
per tanto crudele scempio, di stupore per l’efferatezza di
quella mattanza degli innocenti (chi è più innocente dei
bambini?), di raccapriccio per quella inutile strage.
Qualcuno, pochi per la verità, si sono attardati con
disquisizioni su chi ha perso e su chi ci ha guadagnato in
quella triste e sconvolgente vicenda: la Russia, la Cecenia, il
presidente Putin, il presidente riconosciuto dai ceceni
Maskhadov.
A mio parere, invece, in quella vicenda abbiamo perso tutti!
Tutti gli appartenenti al consorzio umano devono ammettere con
molto realismo la grande fragilità della propria mente,
l’impotenza dei propri propositi e dei propri mezzi, la facilità
con cui è possibile cadere nel baratro della dissennatezza e
dell’autoannientamento.
Stupisce che qualcuno ancora insista col termine “guerra al
terrorismo”, “sicurezza ad ogni costo” (a quali costi?),
pensando di liquidare il terrorismo coi mezzi tradizionali di
difesa: guerra, armi, violenza e restrizione delle libertà
personali.
Stupisce che il presidente Putin metta una taglia di 10 milioni
di dollari sulla testa dei presunti responsabili della strage di
Beslan, Maskhadov e Basay. Altrettanto stupore solleva la
risposta dei ribelli ceceni che a loro volta raddoppiano la
taglia sulla testa del presidente Putin (stesso copione attuato
dal presidente Bush nei confronti di Bin Laden, di Saddam
Husseyn e della sua cricca). Occhio per occhio, dente per dente!
Ma così facendo non si approda a nulla se non al perpetuarsi
della spirale dell’odio e della distruzione.
Tutti oramai sappiamo che dietro a questi atti inconsulti ci
sono da una parte motivi di dominio e, dall’altra, di reazione
ai dominatori. Sappiamo che a provocare gli istinti più infimi e
feroci degli uomini ci sono interessi economici e di potere.
Sappiamo che il terrorismo trae la sua forza dal persistere di
un sistema di dominio mondiale che vuol tenere sotto il proprio
controllo le risorse delle regioni più ricche e strategicamente
importanti del pianeta, senza il dovuto rispetto per i diritti
delle popolazioni locali.
Infine, sappiamo che i terroristi (kamikaze, agenti, informatori
ed esecutori materiali dei crimini) sono facilmente reclutabili
in quelle regioni del pianeta dove maggiore è la debolezza
politica delle istituzioni; dove maggiore é la corruzione, il
disordine sociale, la miseria e la disperazione.
Se tutto ciò è vero, non si capisce perché si insiste ancora a
voler combattere il terrorismo con metodi (guerra preventiva)
che via via dimostrano di essere tanto inefficaci e inutili
quanto addirittura controproducenti. Metodi che non fanno altro
che aumentare la spirale di odio: etnico, interetnico,
religioso, sociale e politico.
Fino a quando dovremo assistere ad episodi e a vedere scene come
quelle di uccidere i bambini?
Ricordo che oltre che a Beslan, i bambini vengono uccisi
quotidianamente in Iraq, in Afghanistan, in Sudan, e in altre
parti martoriate del mondo. Vogliamo essere anche noi
corresponsabili di queste stragi di innocenti? Anche noi dei
nuovi Erode?? E’ una domanda che sento il dovere di rivolgere ai
nostri governanti che in questi giorni sembrano sciogliere le
loro rigidità mentali, toccati dal rapimento delle due ragazze
volontarie, da parte di terroristi Irakeni. Oltre al fatto
(grave) contingente che richiede un impegno unitario e congiunto
per salvare quelle due vite, c’è bisogno di un cambiamento di
strategie politiche per combattere il terrorismo. Bisogna
chiederci perché ci odiano! Credo che dobbiamo ascoltarli, non
significa essere d’accordo con loro, ma dobbiamo capire quali
sono le loro ragioni. E se c’è qualche maniera di cambiare
questo loro atteggiamento, noi dovremmo sforzarci di cambiare il
nostro! E’ una svolta radicale quella che necessita. Una svolta
che richiede il coraggio del dialogo anziché la forza delle
armi.
In Iraq si calcola che a tutt’oggi, i morti civili siano circa
14.000; che il numero dei soldati morti abbia superato i 1.150.
I rapimenti di stranieri si sono moltiplicati. Il Paese è
probabilmente il meno sicuro al mondo.
Il terrorismo sembra
entrato in una fase di recrudescenza. E’ giunto, o no, il
momento di cambiare strategia?
Valerio Delle Grave
GdS 20 IX 2004 - www.gazzettadisondrio.it