E QUESTA NON E' GUERRA? -BIN LADEN NOBEL PER LA PACE. MUSULMANI IN ITALIA - CI SI METTE ANCHE LA RAI, TV DI STATO
L'ANTRACE
Gli
ultimi sviluppi relativi alla diffusione dell'antrace portano a
tre riflessioni:
La prima: e questa non é guerra? Noi abbiamo sostenuto,
fin dall'inizio, che l'11 settembre é stata dichiarata una
guerra, da loro. Abbiamo conseguentemente stigmatizzato i
bizantinismi di chi ha continuato ad arzigogolare per dimostrare
che quello era terrorismo e che non si doveva parlare di guerra
(per qualcuno questo tendeva a dimostrare che la guerra
l'avevano scatenata gli Stati Uniti, che forse, secondo costoro,
di fronte a 7000 morti - posto che siano "solo" 7000
-, avrebbero dovuto fare non si sa che cosa, magari rassegnarsi.
Si sta verificando che si tratta proprio di una guerra vera e
propria anche se non di tipo tradizionale. Andiamo alla sostanza
non al lessico e agli arzigogoli.
La seconda: non solo Bin Laden. Noi abbiamo sostenuto,
fin dall'inizio, che non bisognava guardare solo a Bin Laden, ma
alla cupola.
La questione antrace lo dimostra.
La terza: ce n'é per tutti. Non c'é franchigia. Non
sono soltanto gli USA nel mirino. Ce n'é per tutti. Potrebbe
essercene anche per noi, Dio non voglia.
Chi manifesta sulle
nostre piazze abbia il coraggio di andare a farlo anche a Kabul,
per dire che tutti vogliamo la pace. Ma anche i diritti umani,
che per le donne là sono un miraggio lontanissimo, loro esseri
considerati inferiori. Ma il "movimento delle donne"
non se ne accorge?
BIN LADEN E’ INNOCENTE:
CANDIDIAMOLO AL NOBEL PER LA PACE
"In
Afghanistan è un massacro americano. Lì non ci sono due
eserciti, c'è una popolazione quasi disarmata. I piloti
americani si divertono a bombardare le varie città. Bin Laden?
Attaccare le due Torri gemelle non è stato un attacco islamico,
ma terroristico. Bin Laden è innocente per ciò
che è successo negli Stati Uniti. Gli americani non ci hanno
mostrato prove, ma solo sospetti. Bin Laden è un musulmano, non
si permetterebbe di uccidere. In ogni caso è in atto una guerra
tra gli Stati Uniti e l'Afghanistan, non una guerra santa contro
l'Occidente".(Da TG5)
Questa dichiarazione non viene dai Palazzi del potere di
Kabul, bensì da Torino, dalla Piazza della Repubblica ove l’Iman
Bouriki Bouchta così si è rivolto ad alcune centinaia di
musulmani, non
senza sottolineare il pacifismo e il moderatismo del mondo
islamico come insegna il Corano.
Entriamo per un momento nella logica (si fa per dire…) dell’Iman
e, nel rispetto che qui in Occidente ed in particolare in Italia
si ha verso le opinioni altrui, immedesimiamoci nella posizione
sua e di chi la pensa come lui. Quelli pensano che non solo non ci sono le prove
della colpevolezza di Bin Laden ma addirittura c’é la
proclamazione della sua innocenza (candidiamolo al Nobel per la
pace!).
Ebbene, anche in questa logica (ripetiamo: si fa per dire…),
come la mettiamo con le dichiarazioni dello sceicco nei
confronti del quale neppure la esigua minoranza che in Italia ha
criticato la reazione degli Stati Uniti ha speso una sola parola
di comprensione o di assoluzione?
LA DICHIARAZIONE DI BIN
LADEN.
L’Iman Bouriki
Bouchta ha preferito sorvolare sulla
dichiarazione, incontrovertibile, di Bin Laden quando dopo
essersi chiamato fuori, “io non c’entro con l’attentato
alle Torri Gemelle” (una parte di verità c’è comunque: lui
non ha pilotato né dirottato gli aerei; questi compiti è
sicuramente meglio lasciarli ad altri!), ha ringraziato Allah e
gli autori dell’orrore dell’11 settembre.
Anche chi crede, o dice di credere, all’innocenza di Bin Laden
dovrebbe, di fronte a una simile dichiarazione, prendere le
distanze, e che distanze.
Non basta dire che un buon musulmano non fa e non dice queste
cose e poi non tirare le conseguenze nel giudizio sullo sceicco.
Non dimentichiamo inoltre che nella migliore delle ipotesi siamo
all’apologia di reato, e che reato. 7000 morti, posto che
siano effettivamente “solo” 7000, sono una cosa ben fatta
secondo la dichiarazione dello sceicco, e l’Iman ne proclama
l’innocenza e che innocenza, e si guarda bene dal condannarlo.
Più chiaro di così!
Non c’è solo l’Iman. Abbiamo sentito le opinioni di
alcuni musulmani che ne hanno seguito l’esternazione in Piazza
della Repubblica le cui simpatie, ovviamente incoraggiate da
quanto avevano sentito dal pulpito, erano evidenti.
Occorre lasciar perdere i tatticismi e i bizantinismi.
Proprio
perché siamo e dobbiamo continuare ad essere il popolo più
tollerante del mondo, dobbiamo ricordare a quella parte,
certamente minoritaria, dei musulmani che gode qui i vantaggi
dell’Occidente e approfitta della tolleranza per schierarsi
dalla parte di chi l’Occidente “infedele” vorrebbe vedere
dissolto, che sono ospiti, con tutto ciò che questa condizione
comporta. E che, se fra Occidente e Bin Laden preferiscono il
secondo, siano conseguenti e lascino questa terra di
“infedeli”.
Per gli altri, la stragrande parte dei musulmani che lavora nel
nostro Paese, nessun problema.
Stiano fra noi come se fossero nati qui, professino la loro
fede, conservino le loro tradizioni, usino di questa nostra
tolleranza sapendo però di non essere dei “tollerati” ma
ospiti, ai quali si deve dare giusta accoglienza avendo in
cambio rispetto per questa accoglienza, e unendosi a noi nella
condanna della barbarie spacciata per il vero credo.
Già, perché il vero problema è quello della reciprocità:
LA
RECIPROCITA’
Il rispetto deve essere reciproco, fra le
singole persone, fra le comunità, fra gli Stati.
Su questo giornale, nella rubrica “Fatti dello Spirito”,
abbiamo pubblicato - ed é tuttora consultabile -, in giorni non
sospetti, all’inizio del 2001, un articolo dal titolo “Islam
(e altre confessioni) in Italia” in cui fra l’altro si
scriveva:
”In
genere esiste da noi il massimo rispetto per il credo di
extracomunitari, di riformati, di ebrei, di Testimoni di Geova,
e di quant'altro.
Per quanto riguarda la Chiesa non ha aspettato il 2000, dato che
il Concilio Ecumenico Vaticano Secondo, la grande idea di papa
Roncalli, nello Schema XIII ha sancito la libertà religiosa. E
non a caso recentemente il Sommo Pontefice ha affermato che il
Paradiso non è prerogativa di chi segue fedelmente le
indicazioni del Cristianesimo, ma esso è aperto a tutti gli
uomini di buona volontà, di buoni propositi e di buone azioni,
indipendentemente dalla fede professata.
Detto questo va però anche detto che chi viene fra noi deve
adeguarsi, come del resto tocca fare a noi allorché andiamo a
casa d'altri. In larga parte del mondo i cattolici lavorano il
giorno di Natale o di Pasqua. In Israele la festa è il sabato e
non la domenica. E così via.
Con tutto il rispetto per gli islamici e per la loro fede,
largamente sentita e praticata, riconosciuto il loro diritto ad
avere anche le strutture necessarie per la pratica religiosa, c'è
però da osservare che dovrebbe pure esistere un diritto di
reciprocità. A Roma si sta costruendo la Moschea, autorizzata
da anni.
Perché non viene riconosciuto il diritto di reciprocità?
Questo è ragionamento di buon senso, non solo dei cattolici
ma anche dei non credenti, persino di quel particolare tipo di
non credenti che sono gli atei (c'è differenza fra i due
termini).
L'intolleranza dovrebbe essere, in e per qualsiasi religione,
uno dei peccati mortali, perché da essa possono venire i guai
più seri. Guai a praticarla, ma non appare giusto neppure
subirla senza neppure poter dire la propria, come recentemente
ha fatto un Principe della Chiesa - così una volta erano
chiamati i Cardinali - sollevando un vespaio di polemiche molte
delle quali strumentali e le altre dimentiche della realtà
effettiva delle cose”.
Riproponiamo
queste considerazioni di allora, pari pari.
Di qua un Iman che proclama pubblicamente l’innocenza di chi
ha ringraziato Allah per la morte di 7000 (posto che siano
“solo” 7000) innocenti fatti a pezzi o ridotti in cenere. Di
là otto volontari occidentali impegnati nell’assistenza ai
diseredati afgani che finiscono in galera perché trovati in
possesso di un’arma incredibilmente terrificante: la Bibbia.
C’è qualcosa che non va, che stride, che non può continuare.
ANCHE
LA RAI
C’è
anche da noi qualcosa che non va.
In questi giorni La TV di Stato ha messo in programmazione “I
Crociati”.
Al di là dei contenuti, la proposizione di una “guerra
santa”, ancorché di tempi lontani, è un macroscopico errore,
una grande inopportunità, nel momento in cui da Kabul vengono
proprio gli appelli ai settori più retrivi, e meno attenti al
moderatismo e al pacifismo del Corano, appunto per una “guerra
santa” contro gli “infedeli” che saremmo noi, Bertinotti
compreso.
Fa specie che non lo si sia capito, né in alto, né in basso
loco.
Ci sono tante cose che ancora non si sono capite, da parte di
molti. Speriamo che quando le si capiranno non sia troppo tardi.
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GdS 17 X 01
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