Ritorna il dilemma sulla viabilità in Via De Simoni. Com’era

Memoria storica: perché erano nati i sensi unici

Il Giorno ha pubblicato il
seguente "fondino" nella prima pagina del fascicolo provinciale:

"Viabilità: ritorna il dilemma sulla viabilità in Via De Simoni
con una differenza sostanziale. Nel 1984 adottammo il “Piano di
circolazione”, tuttora vigente salvo Corso Italia, quando si era
quasi al collasso dato che due terzi delle auto in Sondrio erano
di passaggio. La soluzione adottata era non la migliore ma
L’UNICA possibile per evitare la paralisi.

Pochi mesi dopo i vantaggi dei sensi unici li si vide, e come!,
quando arrivò la nevicata da un metro e trenta. Tutte le città
del nord-Italia in crisi per giorni e giorni, A Sondrio in poche
ore liberate le strade. Era la fase uno in quanto,: realizzata
la tangenziale, il problema non sarebbe più stato di
circolazione ma urbanistico. Mio punto centrale è sempre stato
la conservazione del baricentro delle funzioni per un
equilibrato sviluppo della città. Credo che questa da scelta sia
diventata necessità e, se si condivide, le scelte viabilistiche
discendono di conseguenza.

Nel merito:


- L’inversione di senso in Via De Simoni, sempre chiesta, più
volte verificata, non è razionale.


- Il doppio senso è penalizzante per le attività commerciali che
vanno viste nell’interesse generale e quindi tutelate.


- Lasciare le cose come stanno? No. Non ha importanza se i
flussi restano gli attuali se si persegue l’integrazione De
Simoni-Toccalli, e anche V. Milano, nel centro città, molto più
utile che non un traffico ascendente che scorre. Sondrio ha
bisogno di soluzioni di respiro, nelle grandi come nelle piccole
cose. E di credere nel futuro.

Alberto Frizziero,
Sindaco 1975/1985"


Lo spazio a disposizione in tale sede ha costretto alla sintesi.
Val la pena di fornire qualche elemento in più, anche perché
abbastanza, se non del tutto, sconosciuti. Vediamo allora le
ragioni che portarono nel 1984 all'adozione del "Piano di
Circolazione"


SITUAZIONE INSOSTENIBILE
Significativi allora i rilevamenti degli
intensissimi flussi di traffico e su
diverse postazioni.

Alcuni dati, relativi ad un traffico giornaliero medio,
dovendosi però
tenere presente che, escluso l’asse Mazzini-Toti, per il resto
quasi il 90% del traffico si svolgeva tra le 7 e le 21.

Abbiamo detto l’asse Mazzini-Toti in quanto su di esso, non
essendoci la tangenziale, il traffico di passaggio transitava
quasi tutto.


La media giornaliera di entrate-uscite in e dalla città era 6.532 e
7.032 in Viale dello Stadio, 8.615 e 8.660 in Via Stelvio, 2.847
e 2.249 in Via V. Venosta, 1.748 e 1.813 in Via V Alpini, 2.663
e 3.084 in Via Vanoni.


Vediamo qual’era la situazione interna.


13.541 in Corso Italia, di cui 11.559 diurni e con una media
nelle ore di punta di 1172 veicoli/ora, circa un veicolo ogni
tre secondi. Se ci fossero state allora le centraline,
riscontrato che Corso Italia era una camera a gas vera e propria
sarebbe scattato il fermo totale!


Non male anche il traffico al Ponte Matteotti, di Piazza
Garibaldi, con 10.990 veicoli/giorno di cui 9.724 diurni. Uno
ogni circa 4 secondi!


Sempre internamente alla città, e dando solo il dato
giornaliero, sempre di poco superiore a quello diurno, 10.107
Viale Milano, 6.756 Largo Valgoi, 6.326 Via Trento, 5.956 Via
Caimi, 5.946 Via V. Veneto, 5.845 in V. Trieste eccetera.
Stavano bene poche vie, ad esempio Tonale con 2.953 e Moro con
2.196.


I critici di allora – e, ce ne fossero, qualcuno ancora di oggi
– dovevano, e dovrebbero, spiegare come fosse possibile andare
avanti in quelle condizioni. L’unica possibilità era quella che
si è realizzata: l’anello dei sensi unici, che ha retto per
oltre 20 anni. Un anello in senso antiorario, visto che in
Italia non c’è, come a Londra, la circolazione a sinistra ma è a
destra. Un anello che oltre a tutto aveva permesso di ricavare a fianco
delle strade centinaia di posti-auto, prima non possibili con il doppio-senso di circolazione. L’introduzione massiccia di
parchimetri, (a costo irrisorio perché l’obiettivo non era
quello “di fare soldi”; si voleva limitare l’uso parassita degli
spazi di sosta. Centinaia di auto con disco in sosta che veniva
opportunamente ruotato ogni paio d’ore o dagli interessati o
addirittura da uno speciale addetto che, previo modesto
consenso, munito di decine di chiavi d’aut o, provvedeva alla
bisogna. Almeno fino a quando i Vigili non lo hanno
intercettato…), aveva inoltre favorito il parcheggio temporaneo
in centro per chi doveva fare spese o commissioni. Il parcometro
ha incentivato l’uso parassita, sia pure a costo più alto.

Per completezza va aggiunto che se fosse andata avanti la via
tracciata dall’Amministrazione con il parcheggio sotto Piazza
Garibaldi ed immissione sotterranea da Via Caimi e uscita in Via
Alessi, sarebbe stata realizzata la penetrazione in centro, che
a Sondrio è indispensabile se non si vuole deprimere il centro,
già in pre-crisi, e quindi la città, con spazi liberi in
superficie e con la prospettiva, la vera grande novità
strategica, della galleria su Corso Italia.

E ORA?
UN CENTRO PER SONDRIO
Non intendiamo fare proposte, cosa che per il ruolo ricoperto in
passato vogliamo evitare. Certamente però il problema di Via De
Simoni esiste e dovrebbe essere visto sotto il profilo della
incentivazione dei flussi pedonali – dovrebbe al riguardo
esserci però il concorso dei privati con il Comune – facendo
sistema con il Lungo Mallero che pedonalizzato è ma senza una
sua specificità.

Due obiettivi in definitiva: il centro da Via Piazzi, Largo
Alessi, a Piazzale Toccalli, con il punto forte nella galleria
di Corso Italia. Questo, s’intende, se Sondrio vuol avere il
ruolo sostanziale e non solo formale di epicentro di una
provincia di grande rilievo turistico e nella prospettiva, a
Svizzera in Europa, di co-centro, in una con S. Moritz, di
quella che potenzialmente è la regione turistica più
significativa d’Europa, Valtellina-Engadina-Alto Lario, e che
potrebbe diventarlo effettivamente se ci si convincesse che
questa è la vera via per la nostra provincia, unica alternativa
al declino.
Alberto Frizziero


GdS 10 VII 2005 - www.gazzettadisondrio.it

Alberto Frizziero
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