L'EREDITA' DI VANONI?
L’eredità di Vanoni ?
Dopo che il patrimonio dello stato (beni culturali,
artistici, edilizi, energetici, produttivi, eccetera) sarà
stato definitivamente dilapidato; dopo che il tessuto
sociale sarà dilaniato e imbarbarito da rapporti sempre più
discriminatori tra settori forti e settori deboli, tra chi é
favorito e chi é penalizzato dalla politica governativa dei
condoni che fondamentalmente favorisce i disonesti, gli
evasori e i privilegiati a scapito dei lavoratori dipendenti
e dei pensionati, quali altre “una tantum” proporrà ancora
il Ministro Tremonti per far quadrare il bilancio dello
Stato? Forse un prelievo una tantum sui salari e sulle
pensioni?
Queste sono considerazioni e interrogativi che si sentono
fare spesso dalle persone comuni, sempre più stupite e
frastornate dal bailamme di dichiarazioni, anche
contraddittorie, pronunciate dai vari personaggi del governo
e della maggioranza a sostegno della loro politica,
considerata tendenzialmente persecutoria nei confronti delle
classi meno abbienti e dei bassi redditi.
Tutto questo succede mentre il Ministro dell’Economia
Tremonti (che in una serata elettorale in quel di Morbegno
di qualche anno addietro si dichiarò discepolo di Vanoni),
si affretta a precisare il suo pensiero, confutando alcune
considerazioni fatte su di Lui da Sabino Cassese, pubblicate
sul Corriere della Sera di qualche giorno addietro, sul
concetto di “democrazia diluita”.
In buona sostanza il Ministro afferma che, “diversamente dal
passato (riferendosi ad una dichiarazione di Schumpeter,
studioso morto nel 1950) quando il potere era concentrato in
poche mani ed era logico e legittimo porre dei limiti, oggi
il ciclo politico si é rovesciato: dalla concentrazione alla
dispersione del potere”.
E prosegue: “Le riforme dei sistemi previdenziali sono
istituzionalmente e quasi simultaneamente discusse nei
Paesi, nei governi, nei Parlamenti, dalla Commissione
Europea, dalla Banca Centrale Europea, da Eurogruppo, da
Ecofin, dalle Agenzie di rating. Nessun governo può pensare
di sottrarsi a questo meccanismo” (di democrazia diluita ?).
E il Ministro non si ferma qui. Egli rafforza il suo
pensiero con la seguente affermazione: “La riforma dei
sistemi previdenziali é un tipo di riforma che si pone
drammaticamente sulla frontiera democratica. Un atto
politico che non si basa sullo scambio democratico classico,
tra poteri politici e doveri fiscali, ma su di uno scambio
enormemente più difficile. Perchè presuppone la ricerca del
consenso di elettori presenti a favore di generazioni
future”. Ovvio che per Tremonti le organizzazioni sociali,
espressione della società civile e linfa vitale della
democrazia, rappresentano solo fastidiosi ostacoli,
possibilmente da rimuovere.
Insomma, il Ministro vuole darci ad intendere che il suo
governo, “dovendo” (dovendo?) fare la riforma della
previdenza e dovendo sottostare ad una serie di passaggi
istituzionali, obbligatori per ogni stato membro al fine di
avere la approvazione da parte della UE; almeno lo si lasci
fare in santa pace senza frapporre ulteriori intoppi causati
da pretese negoziali interne tra Esecutivo e Sindacati.
Ma c’é di più. Il Ministro ci dice che avendo il suo governo
acquisito la maggioranza del consenso popolare attraverso
libere elezioni, é sufficientemente rappresentativo,
ineccepibilmente democratico e legittimato per assumersi la
responsabilità di voler fare da se.
Questo é il concetto di democrazia proclamato da Tremonti
che ha trovato immediata eco nei due parlamentari
valtellinesi in occasione dello sciopero generale del 24
ottobre: l’on. Giampiero Scherini e il Senatore Fiorello
Provera (vedi La Provincia di giovedì 23 ottobre). Il primo
dichiara che: “lo sciopero, pur legittimo rischia di
diventare una forzatura politica nel confronti
dell’Esecutivo e tende a minare la serenità e la
tranquillità che servono al governo per lavorare su problemi
seri” . Mentre il senatore Provera non risparmia il suo
consueto livore contro i governi di centrosinistra e i
sindacati, secondo Lui: “responsabili dell’attuale critica
situazione”.
Per tornare al Ministro Tremonti, che come detto sopra si é
definito discepolo di Vanoni (quindi erede dei suoi
insegnamenti), Egli dovrebbe spiegare agli italiani come
riesce a conciliare le direttive della sua politica fiscale
con gli insegnamenti avuti dal suo maestro.
Vanoni infatti ha proposto la progressione impositiva dei
tributi secondo il reddito posseduto, mentre Tremonti
intende applicare un sistema inverso: più hai meno paghi.
Vanoni considerava i tributi uno strumento di giustizia
sociale; Tremonti invece li considera una persecuzione per i
ricchi.
Dove avrà messa l’eredita?
Valerio Delle Grave
GdS 8 XI 03 www.gazzettadisondrio.it