La cantante Mara Sottornola si racconta
Di terra e di cielo. La cantante Mara Sottornola si racconta
Mara Sottocornola, talamonese doc, anima ribelle di un new rock venato di blues e di soul, ammiccante alla “romantic opera underground”, è l’anacoreta in mistica ascesi della musica contemporanea. Seguace del nuovo evangelio affidatole sul Sacro Monte delle rivelazioni, ha saputo riconoscere la voce del Roveto Ardente che le affidava la sua missione tra gli uomini: farsi dispensatrice di alati messaggi sulle onde magnetiche di ineffabili melodie narrate dal magico strumento di una voce che seduce e che conquista. Baldanzosa e fiera, purosangue fuoriclasse non etichettabile, Sottocornola ha cavalcato l’onda lanciandosi lungo le ampie praterie della musica in rapide e concitate scorribande, bruciando le tappe a marce forzose di una folgorante carriera, fino al Belgio, terra di promesse e di inganni, di luci rutilanti ed ombre improvvide.
“La mia anima artistica nasce a sei anni, in un coro di voci bianche, poi l’incontro con il maestro Alessandra Zapparolcon cui inizio un corso di canto lirico e musica. Dalla Valtellina al Belgio, dove frequento l'”Academie de Woluwe Saint Lambert” di Bruxelles, seguita dal maestro Marina Cantele Von Gutherz. Inizia così la mia carriera nel fascinoso mondo della Lirica partendo da “Le nozze di Figaro” di Mozart e poi in un tour operistico in Italia e all’estero”.
Elegante ed eterea nella sua danzante silhouette da eterna fanciulla dagli occhi di fuoco. Vaporosa e selvaggia, come schiuma di mare in cima all’onda in tumulto, che si abbatte con furia contro gli scogli della vita per infrangersi sulla battigia che accoglie fremente il suo graffio di autrice. Una tavolozza infinita di emozioni nel suo fortunato e prodigioso album “Falling from Grace”.
“Come nascono le mie canzoni? Non c è un "come" ma forse un "perché", credo. Nascono perché la tua anima ha bisogno d' esprimersi, di gridare, di sfogarsi, di parlare con un linguaggio comprensibile a tutti. Non credo di avere uno stile definibile perché amo tutta la musica visceralmente e scrivo e canto ciò che sento. Non ho schemi quando creo anche se il genere "soul" lo sento molto vicino alle mie corde. Il mio album racchiude tutto ciò che sono e sono stata. l'animo umano è così mutevole che non può essere etichettato e definito, così come la musica che è, a parer mio, la sua massima espressione”.
Veemente e graffiante, l’artista valtellinese, come un’amazzone intrepida e audace al galoppo tra le schiere nemiche in scompiglio. Eppure sognante e malinconica come un triste ed implume Pierrot, in bilico sull’angolo estremo di un ponte sospeso su una Senna allumata sul far della sera nel fumo delle nebbie parigine del tardo autunno. Trascinante e solenne, come una sposa all’altare, nell’incedere sicuro dei suoi morbidi passi che si ergono verso il cielo, tuffandosi nel ricamo di cumolinembi e cirri sfolgoranti al sole. Nel cuore il seme gorgogliante della musica sin dalla più tenera età.
“Ho scoperto di avere la vocazione per la musica ed il canto sin da quando avevo tre anni: già allora avevo le idee molto chiare a riguardo, quando ripetevo con determinazione:“Mamma, io da grande voglio diventare una cantante lirica”. Pensavo: “Chissà che vita meravigliosa avrà". Ed io volevo essere così, misteriosa ed affascinante come quelle artiste, di cui conoscevo solo la voce, ma mi parlavano così tanto di loro. Volevo essere una di loro”.
Predestinata all’arte, votata al regno di Euterpe, Sottocornola, ce l’ha fatta, scalando tutte le impervie vette dell’impero di cristallo dell’egemonia plutocratica dell’etere musicale, approdando a “X Factor”, lasciando basito un Morgan folgorato sui fili di una tensione emotiva incontenuta, e incredula una Arisa dallo sguardo incartapecorito dinanzi a un coup de theatre. Eppure a distanza di tempo non è sfuggito a tanti il ritorno del guerriero nell’avita dimora dei padri.
“Per quanto riguarda la mia rinuncia ad X Factor sono state dette tante cose ed io rispondo sempre nello stesso modo : “Ho rifiutato quest'opportunità enorme perché non mi sentivo a mio agio dentro ad un format, volevo potermi esprimere liberamente, cantare i miei brani, cantare in inglese”.
Libera e selvaggia come un’amazzone intrepida e fiera al galoppo tra le schiere nemiche in scompiglio, aveva a portata di mano il successo che l’avrebbe consacrata nell’Olimpo delle nuove rivelazioni televisive. Avrebbe potuto cavalcare il sogno primigenio dell’agorà nell’apoteosi degli eroi esaltati dalle schiere di aficionados in fibrillazione. Ma, insofferente alle regole di un mondo che si pasce della fantasmagoria di villiche, vuote illusioni, non certo “per viltade fece il gran rifiuto”, ma solo per sfuggire alle maglie oppressive di oscuri domini di scuderia, per correre libera e gaia tra le balze sinuose della sua magica terra, assaporando tutta l’insaziabile voglia di una musica madre e padrona assoluta che faceva parte di sé, e che non ammetteva inferenze sincopate dell’essere. Inaccettabile per lei la catalogazione di un mercimonio del talento a cui soggiacere, ostracizzando fieramente l’omogeneizzazione dell’apparenza del tubo catodico.
“La musica e il canto sono per me il prolungamento di un arto, qualcosa d'irrinunciabile, qualcosa che ogni giorno mi ricorda di essere fortunata e mi permette di lottare ed andare avanti. È la mia personale ricerca della felicità e dello " stare bene". Dopo il provino di “X Factor” ( 2012 ) ho deciso che era venuto il momento di liberarmi e credere di più in me stessa e così ho deciso di dedicarmi alla composizione. Mi sono messa così a scrivere nuove canzoni (ho sempre scritto, ma mai avrei pensato di pubblicare qualche mia creatura, restava tutto chiuso in un cassetto).Ci ho messo ben quattro anni ma alla fine sono riuscita, con un po' di coraggio ed un team di lavoro eccellente, a dare voce alla mia interiorità, e così è nato il mio album “Falling from Grace” in tutti i negozi di dischi e in digitale”.
Inevitabile scrollarsi di dosso ogni giogo, semplicemente perché voleva essere lei a dettare le leggi, a farsi ministra del gioco.
“Il palco mi ha sempre affascinato sin da piccolissima, obbligavo mio fratello a cantare con le buone (o le cattive se serviva) così che potevo allestire il mio spettacolo (ovviamente per i genitori e pochi altri). Durante la mia infanzia ho sempre cercato di creare… realizzando anche due piccoli Musical che sono riuscita a mettere in scena grazie alla collaborazione dei miei amici. Restavo ore chiusa nel garage di casa ad ascoltare musica classica e opere, immaginando di essere ogni volta una di quelle cantanti talentuose ed affascinanti. La musica sarà sempre parte di me”.
Un’escrescenza gaudiosa dell’anima. Determinata e sagace, solare e carismatica, Mara ha forse ereditato la sua sensibilità a fior di pelle dall’”Ispirato Tardo”, lo “chansonnier de vie”: l’amabile zio Luciano, uscito di scena anzitempo, dopo aver vissuto di pane di fresco sfornato e poesia intimista ed euritmica, di cui talvolta faceva dono al distratto cliente.
“Ogni esperienza vissuta, ogni persona incontrata mi ha fatto crescere e migliorare. Mi ritengo veramente fortunata anche per aver avuto sempre al mio fianco i miei cari. Il mio sogno è quello di ogni essere umano: l’eterna ricerca della felicità che non è mai a portata di mano. Ma tutto è possibile. Basta volerlo”.
Nello Colombo