)
orgoglio
1)
L'adesione dei Sindaci di Pessina Cremonese, Malaggi Dalido, e
di Gavazzano,Claudio Sasso, tra le tantissime giunte al sito
internet www.piccolicomuni.com, ci riempie di gioia e di grande
orgoglio. Per una volta nella storia del nostro Mezzogiorno
d'Italia, una grande iniziativa partita dal Sud, dal piccolo
comune di Rocchetta Sant'Antonio in provincia di Foggia, trova
il consenso e l'adesione di uomini e donne del Nord.
La grande battaglia culturale, sociale e politica dei piccoli
comuni cha ha trovato l'attenzione della pubblica opinione
nazionale grazie alla sensibilità e disponibilità straordinaria
dei mezzi della comunicazione sociale, porta sicuramente lustro
e vantaggi indiscutibili anche ai piccoli comuni. In tutta la
penisola e non temiamo smentite si parla positivamente dei
piccoli comuni come una grande risorsa ed in maniera particolare
di Rocchetta Sant'Antonio definita da parlamentari, giornalisti
ed importanti imprenditori la "capitale" dei piccoli comuni
italiani. Mai nella nostra storia, come piccoli comuni abbiamo
avuto tanta attenzione per fatti positivi, al punto tale da
suscitare la giusta invidia delle grandi realtà urbane del Nord
come del Sud. Le adesioni dei due piccoli comuni di Pessina
Cremonese e Gavazzano unitamente alle altre giunte dal Nord sono
significative perché inserite in un contesto territoriale
fortemente leghista e la nostra soddisfazione è doppia, perché
abbiamo dimostrato con la nostra iniziativa che l'Italia è una e
soprattutto unita nei valori repubblicani e nel segno dei
piccoli comuni italiani.
Caccia
2) Appello del Coordinamento Nazionale Piccoli Comuni dell'Italia
Minore ai parlamentari: "Mandate in soffitta questa proposta di
legge. Noi siamo con l'Enpa e con le associazioni animaliste
nella battaglia contro il piombo selvaggio. Le piccole comunità
hanno bisogno di attenzione, di interventi concreti, non di
cartucce"
Siamo con l'Enpa e con le associazioni
animaliste e ambientaliste nella battaglia contro la riforma
della caccia in Italia. Per questo chiediamo al Parlamento di
archiviare la proposta di legge in discussione che, se
approvata, provocherebbe un danno senza precedenti alla natura.
I nostri sforzi di amministratori e di animatori delle piccole
comunità italiane si concentrano anche
sui temi dell'ambiente, della conservazione della natura, della
protezione della fauna. La proposta di legge Onnis è, nei
contenuti, inaccettabile soprattutto perché incide profondamente
nelle politiche di gestione del territorio. Del resto, la
riforma non è accettata dagli italiani: come ha rivelato il
sondaggio Enpa-Eurisko, il 74,1% degli italiani è contro la
caccia mentre l'82,5% del campione è contrario a ogni ipotesi di
liberalizzazione del settore venatorio. I piccoli Comuni sono
vivi, incontaminati ma hanno centinaia di problemi: non
mandateci il piombo delle cartucce. Al Parlamento diciamo:
piuttosto che inviarci i cacciatori col loro piombo a sparare in
un periodo molto più ampio rispetto a quello attuale,
sosteneteci nelle politiche di gestione e di conservazione del
territorio. E' un appello, questo, che rivolgiamo a tutti i
deputati, che dovranno esprimersi sulla riforma della
caccia, e al Presidente della Repubblica, così attento ai nostri
problemi e al nostro futuro.
medico
3) La scomparsa del medico di famiglia nei nostri piccoli comuni
potrebbe accadere con la nuova convenzione della Medicina
Generale. Il nuovo accordo raggiunto tra Governo, Regioni e
alcuni sindacati di categoria prevede la costituzione di gruppi
di medici di base inseriti in una struttura centralizzata alla
quale i pazienti potranno accedere 24 ore su 24, trovando sempre
un medico a disposizione; che questo medico però potrebbe non
essere il medico di fiducia dell'assistito, contravvenendo al
principio sinora operante della libera scelta; che queste , che
potremmo definire "pseudo pronto soccorso" e che nella
convenzione vengono definite UTAP (unità territoriali di
assistenza di primaria), sono costituite su base volontaria, ma
la volontà della SISAC (agenzia regionale) è che in breve almeno
il 50% dell'assistenza medica territoriale avvenga attraverso
questa forma aggregata; che l'intento prioritario di tali
strutture è quello di rendere uniforme l'operato dei medici in
modo da poter esercitare un controllo sulla spesa attraverso un
budget a diretta gestione del medico responsabile dell'UTAP con
il grave rischio che la salute dei cittadini sia subordinata e
pesantemente condizionata da logiche di risparmio. Valutato che
l'obbligatorietà dell'adesione a progetti regionali e/o
aziendali, pena la revoca del rapporto di lavoro, comporterà una
spersonalizzazione del rapporto medico-paziente dovendo il
medico rapportarsi non più ad una persona ma ad una
sintomatologia e/o patologia. Risulta evidente la volontà della
parte pubblica di concentrare in una sola e unica sede i servizi
di medicina di base, raggruppando un certo numero di medici
(almeno 10) che copra un territorio da 20.000 a 40.000
assistibili. Questo significherà la perdita della
capillarizzazione del servizio che nelle realtà medio grandi
comporterà un maggiore allontanamento degli studi dei medici
curanti dalle abitazioni e dei pazienti e nelle realtà dei
piccoli comuni la scomparsa di fatto del medico di base. Si
creerà un disservizio con il problema di spostamento dei
pazienti e la perdita di quel rapporto di fiducia che per anni
ha rappresentato la colonna portante della sanità pubblica. Per
tali motivi, nel ringraziare il Sindacato Autonomo Medici
Italiani per non aver firmato la convenzione e per la meritoria
opera di sensibilizazione che svolgono presso i propri assistiti
nel dire no a questa scelta ingiusta e sbagliata, infatti non si
comprendono, per quanto sopra, i benefici di queste strutture, i
cui costi potrebbero nel futuro ricadere proprio sui bilanci già
disastrati dei nostri piccoli comuni, come sempre più spesso
accade, riteniamo opportuno promuovere una doverosa campagna si
sensibilizzazione della pubblica opinione nazionale su questo
tema importantissimo per la vita dei cittadini. L'unica certezza
è che così si potrà imporre un risparmio sulla spesa sanitaria
attraverso l'obbligo di adesione a protocolli diagnostici e
terapeutici che di sicuro daranno maggior importanza alla
finanza e non alla salute. Invitiamo il Ministro Sirchia, le
Regioni, il Parlamento e le Forze Politiche ad una severa
riflessione per evitare il tracollo definitivo dei piccoli
comuni per fallimento dei servizi alla persona realizzato per
decreto dello Stato.
Virgilio Caivano
GdS 20 III 2005 - www.gazzettadisondrio.it