Guggenheim Venezia “La mia arma contro l’atomica è un filo d’erba.” Tancredi. Una retrospettiva

Con oltre novanta opere, la retrospettiva alla Collezione Peggy Guggenheim, sancisce il grande ritorno a Venezia di Tancredi Parmeggiani (Feltre 1927 – Roma 1964), tra gli interpreti più originali e intensi della scena artistica italiana della seconda metà del ‘900.

«Tancredi è il migliore pittore italiano, dai Futuristi in poi»
Questa retrospettiva conferma ulteriormente l’affermazione della celebre collezionista Peggy Guggenheim.

Una splendida mostra da non perdere, a Venezia fino al 13 Marzo.
Il curatore Luca Massimo Barbero ricostruisce con accuratezza e con una straordinaria selezione di lavori, la parabola breve ma folgorante di Tancredi, definito artista “dannato e bellissimo, letteralmente posseduto dalla pittura”.

Tancredi finisce tragicamente la sua vita suicidandosi trentasettenne ed entra nel mito.
Barbero spiega che in questa mostra “…è rappresentata la storia del mito, sicuramente pensata per le nuove generazioni, ma è anche la storia di un grande pittore italiano”.

Nella sua breve vita, Tancredi si afferma come uno dei maestri più originali della sua generazione, pioniere della pittura di gesto di cui dà una peculiare connotazione “italiana” e “veneziana”, conciliando l’impressione atmosferica e un costante ricordo della natura e della sua vitalità primaverile. Come scriverà in un appunto degli anni sessanta: «Tutta l’Arte è Fantasia, tutta l’Arte è Natura».
Tancredi è stato l’unico artista, dopo Jackson Pollock, con il quale Peggy Guggenheim stringe un contratto, promuovendone l’opera, facendola conoscere ai grandi musei e collezionisti d’oltreoceano e organizzando alcune mostre, come quella del 1954 proprio a Palazzo Venier dei Leoni. È proprio grazie al rapporto privilegiato che instaura con Peggy che il lavoro di Tancredi acquisisce un respiro internazionale, tanto da farlo diventare molto noto in età giovanissima.

Partendo da rare prove giovanili di ritratti e autoritratti e dalle prime sperimentazioni su carta del 1950-51, il percorso espositivo, studiato con cura e rigore da Barbero, documenta la ricerca svolta dall’artista feltrino nell’arco dei primi anni '50, periodo che segna l'incontro cruciale con Peggy, di cui diventa protégé, e che lo porta ad avere un proprio studio a Palazzo Venier dei Leoni.
Questo rapporto privilegiato con la città lagunare lo porta a maturare poi un suo linguaggio personalissimo espresso in una Venezia rappresentata come se fosse un respiro, come se fosse un soffio in una pittura vera, senza finzioni.
Venezia è un sogno e vi è una sala dedicata alla città che lo ha accolto fino a quando conoscerà la moglie Tove Dietrichson che lo porterà in Norvegia nel 1958 poi a Parigi dove presto le nuove tematiche degli anni contestazione, l’esistenzialismo, le guerre di indocina, Algeria, Vietnam entreranno nella sua pittura. È così che la vena della polemica e della tensione di quegli anni di guerra fredda uniti alla ricerca di un nuovo senso esistenziale e politico della propria pittura, emergono nel titolo di questa retrospettiva “La mia arma contro l’atomica è un filo d’erba”, frase con cui Tancredi risponde agli innumerevoli conflitti dell’epoca. A questa follia dell’uomo è dedicata una delle ultime sale tra cui sono esposti finalmente insieme i tre dipinti della seria Hiroshima.

L’ultima sala del percorso della mostra, chiude con i dipinti sulla “natura che entra nelle case”, Diari paesani e i Fiori dipinti da me e da altri al 101%, i collagedipinti eseguiti tra il 1962 e il 1963 che richiamano le spensierate passeggiate dell’infanzia nelle montagne feltrine in primavera. Quadri che nella loro inquietante felicità cromatica, preludono all’ultimo anno di vita del pittore.
Purtroppo il suo tormento si fa sempre più acuto: alla Biennale del 1964, la prima a cui viene invitato, Berto Morucchio lo ricorda con uno stato d’animo “schiantato”. Tancredi si sente arrivato a un punto di non ritorno e nei suoi scritti la parola “fine” ricorre spesso.

Tancredi muore tragicamente nello stesso anno a soli 37 anni, giovanissimo e pronto a entrare, come scrive Dino Buzzati, nel "mito di Tancredi".

 

 

Diana Barrows
Cultura e spettacoli