QUEST'ANNO IL BAMBINO E' NATO A CASA MIA
QUEST'ANNO IL BAMBINO E' NATO A CASA MIA
Il Bambino nasce per ogni uomo libero perché responsabile, per tanti altri ai ceppi alla riconquista della propria dignità, è un tempo di ricongiungimenti auspicati, di separazioni schiodate ai legni, di una pena che non possiede cadenza dei domani che bussano alla porta.
Natale è festa sprovvista di timbri sul passaporto, non concede autorizzazione né rilascia vacanze pagate al miglior offerente, è attesa che non regala favole inventate, lettura di qualche pagina consunta dalle dimenticanze, usurate, nell’indifferenza. E’ Avvento di perdono che non teme tradimenti, non lascia scampo alle attenuanti, quelle comode di ieri, di oggi che è già domani, non sta nascosto alle parole, ai metodi e alle forme dei comportamenti.
Quest’anno, davvero, non sarà Natale delle solite promesse, delle rese, delle perdite consistenti, non sarà percorso di gara da affrontare con il numero UNO in bella mostra sulla pettorina, quel Bambino nasce per tutte le colpe che non sono facili da raccontare, per formare un sentiero dalle radici piantate profonde, affinché l’albero della vita non tema il vento né la tempesta che pure ci saranno. E’ momento di condivisione, di cittadinanza e appartenenza a un progetto di vita, richiamo per coloro che non vedono, guardano a ciò che è accaduto, a ciò che ancora accade tutti i giorni, senza pensare a questa venuta che induce a prendere coscienza, a non avere paura dei muri di gomma, del prossimo rimbalzo, del potere che non fa servizio, e rimanda alla strada del tempo freddo che non finisce, spinge fuori dalle assi di coordinamento sociale, sbalestrate al punto da intenderle linee architettoniche inarrivabili.
Riconoscere Natale non sta nell’acquisto dell’albero di luce meglio addobbato, alla messa di mezzanotte perentoriamente in prima fila. Quando la pietà non fa scaramucce, è pietà che non ha coraggio da vendere, solamente da offrire, mai miserabile o miserevole, è pietà che offre alla gamba di spinta un lungo e lento viaggio di ritorno, per chi non ha voce, non ha più tempo, non ha amore. Per chi possiede ancora un barlume di dignità, persino quando la vicinanza è imbarazzante, con quanti si ritengono giudici ultimi, nei giudizi espressi, senza conoscere e senza sapere chi vive e chi muore, chi cammina con le ginocchia consumate, o quanti non ce la fanno più neppure ad arrabbiarsi, figuriamoci mantenere viva la speranza.
Non sarà il solito Natale in vendita, ma un monito a difesa di chi ha bisogno, di chi rimane indietro, di chi è in difficoltà, non ci sarà bisogno di recarsi al mercato delle bugie per acquistare un altro po’ di quella speranza indignata, essa sta dietro ogni croce piegata, ogni fossa scavata malamente, ogni fallimento del cuore, non del portafoglio.
Non sarà Natale da comprare, bensì una relazione d’amore da fare crescere insieme, lascerà sparse orme buone, non saranno quelle del famoso Orso, ma sono certo fanno un po’ di aiuto
per un mondo di uomini migliori.