POLITICA INTERNA: TOCCA AL POLO



Nel nostro Paese il compito più difficile è quello di fare
commenti, di qualsiasi natura, dallo sport alla politica, in
maniera obiettiva. Eppure ce n e uno ancora più difficile: è
quello di riuscire ad ottenere, una volta che questo accada, che
la gente che ascolta o legge un commento si persuada che si
tratta veramente di un commento OBIETTIVO.

Ci proviamo, per giunta in un terreno insidioso come quello
politico. Insidioso perché una volta che si parli bene di tizio,
si pensa subito che si sia parlato bene di Tizio in quanto dalla
sua parte, e così se si parla male di Caio è perché non si è
amici di Caio.

Si tratta invece di analizzare la situazione prendendo i dati,
assolutamente depurati da ogni posizione preconcetta o
personale, un esame freddo e razionale che non serve per
convincere qualcuno di qualcosa ma di dare una fotografia
còmmentata della situazione sulla base di elementi oggettivi
che, appunto perché tali, possono essere utili sia a Tizio che a
Calo, sia che si sia parlato bene che si sia parlato male, nel
primo caso per confermare la linea, nel secondo caso, per
aggiustarla. Clà premesso veniamo a noi.


Cosa manca al nostro Paese? Lo dicono tutti, dentro e fuori
Italia: la stabilità di Governo. Kohl ha governato la Germania
persino in una legislatura con una maggioranza di 3 o 4 voti,
senza difficoltà. In Italia sono andati in crisi Governi che
disponevano di ampie maggioranze parlamentari. La stabilità è
essenziale per dare una linea coerente, senza zig-zag,
inevitabili quando cambia il manovratore e con esso i suoi
collaboratori. Un Ministro non fa in tempo ad impostare alcuni
problemi che o deve andare a casa o deve passare ad un altro
Ministero. Ci sono Riforme che sono arrivate a un pelo
dall’approvazione e poi sono finite nel cassetto, magari perché
si è interrotta la legislatura per cui si è dovuto ricominciare
da capo. In altri casi è arrivato un altro Ministro, magari
della stessa maggioranza, talora dello stesso Partito, e si è
cambiata la rotta perché il nuovo arrivato non la pensava come
il predecessore...

Manca la stabilità. Sembrava che con la vittoria del Polo più
Lega questo risultato fosse stato ottenuto. Dopo un anno il
cosiddetto “ribaltone”, anche se non è vero che tutta la colpa
sia stata della Lega. Ci sono stati errori notevoli,
innanzitutto nella formazione del Governo. Un solo esempio per
tutti: Ferrara Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Anche
suoi avversari politici concordavano sul fatto che Ferrara
sarebbe stato sicuramente un ottimo Ministro alla Cultura, e
avrebbe lasciato il segno. I rapporti del Governo con le due
Camere non sono mai facili, anche all’interno dello stesso
schieramento, per cui occorre in quel Dicastero chi ha la
pazienza di Giobbe, la diplomazia di Cavour, il distacco di
Andreotti, non certo, sotto questo profilo e detto con rispetto,
sagoma e comportamenti da elefante in cristallerial Bossi non
digerì allora la scelta del Governo per il Consiglio di
Amministrazione della RAI. Va onestamente detto che fu una gran
scelta, in quanto Letizia Moratti è stata se non il migliore
comunque uno dei migliori Presidenti dell’Ente televisivo di
Stato, ma, questo a parte, una scelta di questo tipo
presupponeva una intesa fra i partners di maggioranza. Poi lo
scontro con le pensioni. Nel merito il provvedimento portato
avanti dal Ministro del Tesoro di Berlusconi, Dini, non è che
fosse molto diverso da quello poi varato dal Governo successivo
formato e sostenuto dagli oppositori di Berlusconi. La
differenza nel metodo, in quanto l’imponente manifestazione di
piazza a Roma, rilevante ai fini dell’iter del provvedimento,
andava valutata e prevenuta. Eccetera.

Sta il fatto che una scelta che in teoria doveva essere quella
della stabilità in una dozzina di mesi era già saltata per aria.

Elezioni successive:il Polo ha fallito, il popoìo sceglie
l’Ulivo, anche per una strategia intelligente di avvicinamento
all’evento elettorale da parte di Prodi. Sembra che si sia
imboccata la strada giusta, il Governo pensa di fare sul serio,
la maggioranza “caricata” dal successo elettorale vede un lungo
percorso davanti a sé. Ma la matematica prestata alla politica
interviene: cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non
cambia. Prodi va a casa, non per eventi esterni, ma interni alla
maggioranza, e D’Alema ne raccoglie l’eredità, fra l’altro
cavandosela bene nella gestione di una situazione molto
difficile e spinosa per il suo schieramento: la guerra contro
Milosevic. Ma anche D’Alema va a casa, non per eventi esterni,
ma interni alla maggioranza. Tocca ad Amato che toglie le
castagne dal fuoco all’Ulivo in un frangente periglioso. Ma
anche Amato va a casa, seppure questa volta non anticipatamente:
il TFR gli viene consegnato in anticipo e abbozza, non proprio
entusiasticamente, lasciando la candidatura a Premier a Rutelli
nel tentativo di invertire un trend sfavorevole. E non è ancora
finita perché Cofferati non ècontento, perché D’Alema prende le
distanze, perché Mastella scalpita, perché i piccoli....

La democrazia dell’alternanza è stata sempre vagheggiata. Ora
dunque tocca al Polo che, acquisita la Lega, ha cambiato nome e
da Polo delle Libertà è divenuto la Casa delle Libertà.

Se la “Casa” ce la fa, ha un percorso ampio davanti. Se non ce
l’ha l’esame spetta di nuovo all’Ulivo o come diavolo si
chiamerà allora, e quindi la prospettiva di questo percorso
ampio.

In un Paese occorre infatti una forza trainante egemone (che non
vuoi dire totalitaria o dimentica dell’esistenza di una
minoranza che non è né può essere, se si ha a cuore linteresse
del Paese, sempre opposizione, come il modello inglese insegna,
o dovrebbe insegnare.

L’Italia ha bisogno che la guidi qualcuno per due o forse anche
tre mandati legislativi per affrontare i nodi strutturali avendo
il tempo di scioglierli, dato che non basta per questo fare le
leggi, ma occorre anche applicarle, e occorre poi controllarne i
risultati, e occorre infine apportare le correzioni che la
realtà concreta evidenzia come necessarie.

In termini astratti toccherebbe quindi ora al Polo, anzi alla “Casa’.
E’ la conclusione cui, ragionando con razionalità, senza
condizionamenti dal proprio modo di pensare e di agire, chiunque
dovrebbe pervenire.

Poi naturalmente il discorso si presenta diversamente per quanto
riguarda l’evento elettorale, e ciascuno è ovviamente libero di
aggiungere alle considerazioni di fondo, “polltologiche”, le sue
che diventano determinanti per la scelta da fare in cabina,
compreso il discorso delle persone, di chi cioè viene presentato
come candidato.

Quello che conta è però che ciascuno valuti le considerazioni
dianzi esposte, comunque voti, comunque scelga, perché gli
italiani hanno il pieno diritto di chiedere che chi viene
investito della delega di rappresentarli per cinque anni, usi di
questa delega dedicando il suo tempo ai problemi esterni e non a
quelli interni come sta capitando per forza di cose almeno da
più di 25 anni.


GdS 15.1.2001
(Questo articolo era stato ovviamente tolto da queste pagine
per via della campagna elettorale della primavera scorsa. Si
tratta di analisi politica, del tutto imparziale, e in campagna
elettorale le analisi imparziali non vanno bene per nessuno!)


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