Il sisma. Dio perdona, la Natura no
Prima di addentrarci in questo terribile disastro che ha colpito l’Italia centrale (finora i morti accertati sono più di 290, mentre non si contano i feriti e i dispersi), mi torna in mente il seguente proverbio degli indiani pellirossa: “Trattate bene la Terra: non vi è stata data dai vostri genitori, essa vi è stata prestata dai vostri figli. Non ereditiamo la Terra dai nostri antenati, noi la prendiamo in prestito dai nostri figli.” .
Ma quando mai la gente si ricorderà di questa semplice filosofia che porrebbe fine ai tanti disastri nel pianeta dovuta all’incuria della protezione della terra? La cosa più curiosa (da mettersi le mani nei capelli1) è data da un indagine di Google.
Eccola: A due giorni dal terremoto che ha colpito il Centro Italia, Google ha diffuso i dati sulle dieci domande che gli italiani hanno digitato maggiormente nelle ultime 24 ore nel motore di ricerca. L’azienda di Mountain View vede al primo posto la richiesta “Cosa fare durante un terremoto?”, seguita da “Come si verificano i terremoti?” e da “Come posso aiutare dopo il terremoto?”.
Google, in seguito al sisma che ha provocato la morte di oltre 290 persone, ha indicato che le richieste provenienti dagli utenti si sono concentrate sulle informazioni sul numero di morti nel terremoto dell’Aquila del 2009, al quinto posto compare la domanda su come si possono donare soldi. Seguono: “Perché i terremoti accadono di notte?”, “Quante vittime ci sono state nel terremoto di Amatrice?”, “Come posso capire se la mia casa è a prova di terremoto?”. Alle ultime due posizioni delle prime dieci domande, si trovano: “Di cosa hanno bisogno le vittime del terremoto? e Chi sono le vittime del terremoto?”.
Se si prende in considerazione “Terremoto Italia“, nell’ultimo giorno nel mondo le richieste su Google più diffuse sono state “Quando è stato il terremoto in Italia?, Dove è Amatrice, in Italia?” , oltre che “Quando è stato l’ultimo terremoto in Italia? e Quante vittime ci sono state nel terremoto Italia?”. Poi la multinazionale evidenzia una curiosità: nel dato relativo ai Paesi che hanno chiesto informazioni sul terremoto nelle ultime 24 ore, l’Italia è solo al terzo posto, dietro a Cuba e San Marino.
Partiamo che cosa bisogna fare , oggi.
Le mappe del rischio di terremoti indotti dall’uomo
Il servizio geologico degli Stati Uniti ha pubblicato una mappa dove mostra le aree a rischio terremoto, soprattutto quelle causate dall'attività dell'uomo. L'Oklahoma, un tempo un territorio a basso rischio sismico, ora ha lo stesso rischio della California (nota per i suoi terremoti naturali). E la colpa è dell'attività estrattiva.
Se fino a pochi anni fa l’idea che l’uomo potesse causare terremoti era ritenuta alquanto improbabile, ora è addirittura il Servizio Geologico degli Stati Uniti, l’USGS, a indicare - in una mappa degli USA, le aree a rischio-terremoto indotti dall’uomo. E non solo: 7 milioni di persone abitano in quelle zone.
Il fracking fra l cause. La causa principale dei i terremoti è il fracking, ossia la frantumazione artificiale delle rocce sotterranee attraverso potenti iniezioni di acqua, al fine di liberare gas e idrocarburi presenti in alcune rocce. Un altro elemento che induce sismi è l’iniezione di acque reflue nel sottosuolo, acque che vengono utilizzate per la perforazione di pozzi petroliferi e che anziché depurarle vengono iniettate a grandi profondità ben sotto le falde acquifere.
Gli studi per prevedere i terremoti
Imparare a conoscere in anticipo quando la Terra tremerà potrebbe essere uno dei regali più belli che l’uomo può fare a se stesso. Ma è possibile?
Imparare a conoscere in anticipo quando la Terra tremerà potrebbe essere uno dei regali più belli che l’uomo può fare a se stesso. E i tentativi in tal senso sono stati numerosi, ma fino ad oggi tutti infruttuosi. Per un verso o per l’altro nessuno ha mai potuto affermare che un sisma sarebbe avvenuto a quell’ora in quel posto con un determinata intensità. E allora qual è il punto della situazione nella previsione dei terremoti?
Il più antico sistema utilizzato per prevedere un terremoto è senza dubbio (dopo quello astrologico) quello che analizza il comportamento degli animali. Già nell’antica Grecia si pensava che le particolari evoluzioni degli uccelli fossero un segno degli Dei che per generosità verso gli uomini li inducevano ad agire in un certo modo prima di un terremoto.
Ma mentre l'astrologia e la mitologia non hanno alcun fondamento scientifico, l'analisi del comportamento degli animali - se fatta con il metodo scientifico - ci può aiutare: sono realmente numerosi i casi in cui alcuni animali hanno in qualche modo “avvertito” l’avvicinarsi di un terremoto.
Poco prima del terremoto del Friuli del 1976, ad esempio, vi fu un canarino che viveva un vita tranquilla nella sua gabbietta, ma la sera del terremoto iniziò a sbattere contro le sbarre della voliera in modo così violento da morirvi. Dopo pochi minuti, raccontò la signora che possedeva il piccolo uccello, si verificò il violento sisma. Si raccontano anche casi avvenuti in Cina dove gruppi di maiali assunsero un comportamento del tutto inusuale all’avvicinarsi di terremoti molto violenti.
Ci sono poi narrazioni di strani modi di agire di rettili, anfibi e pesci all’avvicinarsi di un evento sismico. Un caso molto strano è quello verificatosi a San Diego nel 2009, poco prima di un grande terremoto. Sulle spiagge infatti, la gente osservò decine e decine di calamari che di solito vivono a profondità comprese tra i 200 e il 600 m. erano fuori dal mare. Che ci facevano lì fuori ? La loro fuga non poté non essere collegata al terremoto che di lì a poco colpì l’area con epicentro in mare.
Ma il caso più eclatante, perché studiato scientificamente, è quel che è successo ad alcuni biologi che stavano studiando una colonia di rospi in prossimità dell’Aquila, proprio alcuni giorni prima del terremoto del 2009. Essi infatti, si accorsero che tutti gli individui di cui stavano studiando il comportamento in quei giorni abbandonarono senza apparente motivo le pozze d’acqua che avevano colonizzato settimane prima. Ciò stava ad indicare che qualcosa che si stava verificando nelle rocce già da alcuni giorni aveva in qualche modo alterato l’habitat delle pozze al punto da far scappare i rospi. Non appena resa nota la notizia intervenne anche la Nasa per approfondire il caso. L’ente spaziale americano infatti, da tempo studia i cambiamenti chimici che si verificano quando le rocce sono poste sotto stress in seguito ai fenomeni che anticipano un terremoto. I sismi infatti, avvengono lungo faglie, ossia fratture della crosta terrestre dove dapprima si accumulano le forze che entrano in gioco in seguito al movimento delle placche in cui è suddivisa la crosta terrestre e dove, poi, si scaricano improvvisamente originando il terremoto.
GLI "SFORZI DELLE ROCCE" È un metodo scientifico che viene studiato soprattutto negli Stati Uniti e in Giappone. Si tratta di studiare gli sforzi cui è sottoposta un corpo roccioso all’interno della crosta terrestre per verificare se si trova vicino alla sua possibile rottura. Come si fa? Si esegue una perforazione, si estrae un blocco di roccia (di circa 10-20 cm di diametro) e si studia il “rilassamento” del campione di roccia. Lo si fa attraverso un dinamometro, uno strumento che misura gli sforzi, e in questo modo si rileva di quanto si rilassa il campione di roccia estratto e si capisce di quanto esso era vicino ad una possibile rottura. È un sistema che può andare bene in rocce solide fino a qualche centinaio di metri di profondità. Ma si capisce che per ottenere risultati validi bisognerebbe eseguire perforazioni in continuo.
IL "PIANTO" DELLA ROCCIA È una strada che venne intrapresa attorno agli anni Cinquanta. Si definisce pianto di una roccia una “emissione acustica” (ossia di suoni veri e propri) che avviene quando un materiale è sottoposto ad uno sforzo e si deforma. La causa è costituita da fenomeni microscopici che avvengono nei materiali rocciosi. Consistono nella produzione di piccolissime fratture e nella migrazione di irregolarità strutturali dei cristalli. Le onde che si producono non sono percepite dai normali sismografi e quindi sarebbe necessario avere una rete di rilevatori di onde “corte” (tali sono le onde acustiche rispetto a quelle sismiche) in grado di ascoltare le rocce giorno dopo giorno. Purtroppo però le onde acustiche si attenuano velocemente con la distanza e quindi la rete di sismografi acustici dovrebbe essere particolarmente fitta.
LE VARIAZIONI MAGNETICHE È noto che al crescere della pressione la magnetizzazione delle rocce diminuisce nella direzione della pressione esercitata e la variazione è di circa l’uno per cento del valore della magnetizzazione stessa per un aumento di circa 100 atmosfere. Se i numeri non vi sono molto familiari e vi siete già persi, basti sapere che una roccia sottoposta a pressione cambia la magnetizzazione che è presente in essa.
Da questo concetto di base i ricercatori stanno cercando il modo per evidenziare quelle variazioni magnetiche che si rilevano in un territorio dovute alla pressione cui sono sottoposte le rocce in prossimità di un terremoto. Il problema è riuscire a distinguerle dalle variazioni magnetiche indotte da ad altri fattori, come quelle dovute all'attività solare o legate a fenomeni di altro tipo.
PRECURSORI NELL'ATMOSFERA Un fenomeno particolarmente vistoso che si può verificare prima di un sisma è la luminescenza dell’aria, ossia, l’innescarsi di fenomeni luminosi nell’aria. Molte volte è stato osservato durante un sisma, ma in alcuni casi è stato un segno precursore. Per esempio è stato precursore del terremoto del Friuli nel 1976. Vi sono indicazioni di tal fenomeno che risalgono a 800 anni fa.
ANCHE L'ACQUA PUÒ PREDIRE La presenza dell’acqua nel sottosuolo è utile nella previsione dei sismi. I segnali che l’acqua ci offre nell’imminenza di un sisma possono essere la variazione del suo livello nei pozzi, l’aumento o la diminuzione della portata delle sorgenti, la variazione dei suoi componenti chimici, l’aumento o la diminuzione della sua temperatura, il suo intorbidimento e la possibile formazione di nuove sorgenti.
Queste possibili manifestazioni trovano una spiegazione nel momento in cui una faglia sta per muoversi in quanto due blocchi di roccia in movimento possono far variare il movimento dell’acqua nelle rocce. Tuttavia pur avendo osservato in diversi casi almeno una delle variazioni qui sopra riportate, non si è ancora trovata una relazione precisa tra le variazioni dell’acqua nelle rocce e l’avvicinarsi di un terremoto.
RADON Il radon è un gas che si forma dalla trasformazione dell’uranio 238. Rimane intrappolato nelle rocce, finché all’avvicinarsi di un terremoto le microfratture che si formano nelle rocce non lo portano a sfuggire dalla crosta terrestre.
L’uso del radon quale precursore dei sismi però non è nuova e risale addirittura agli anni Sessanta, quando in Russia si registrò un aumento del contenuto di tale gas prima del sisma del Tashkent (1966). Il radon veniva emesso dalla superficie terrestre in sempre maggiori quantità dal 1961 e all’avvicinarsi del sisma l’incremento fu notevole. Anche in Cina tale strada ebbe successo nel trovare relazioni "aumento di radon-sisma imminente". Da oltre quarant’anni quindi il radon è oggetto di studio da parte di russi, cinesi, giapponesi, americani ed europei, ma bisogna dire che anche in questo caso tuttavia, non si è riusciti a trovare una stretta relazione tra l’aumento del radon e l’arrivo di un sisma. In altre parole talvolta si registra un aumento di tale gas, ma questo non porta poi a un sisma violento.
NUBI E TERREMOTI Secondo alcuni geofisici cinesi vi sarebbe un legame tra la forma di alcune nubi, chiamate Earthquake Clouds (Nubi Sismiche), e l’arrivo di un terremoto. Secondo questa ipotesi all’approssimarsi di un terremoto sopra la faglia che originerà il sisma si formerebbero delle nubi che a differenza di quelle vicine rimangono immobili a lungo. Inoltre le immagini termiche riprese al suolo mostrano una temperatura superiore a quelle vicine. La relazione che esisterebbe tra tali nubi e i terremoti, secondo i ricercatori cinesi sarebbe da ricercare nel vapore acqueo sotterraneo, il quale sottoposto ad altissime temperature e pressioni, verrebbe spinto in superficie attraverso varie fessure e salendo di quota si condenserebbe in nuvole. Il lavoro dei ricercatori cinesi avrebbe individuato cinque tipi di Earthquake Clouds. Ma ovviamente, al momento non esiste una metodologia scientifica di previsione basata su queste nubi.
ALTRI INDIZI Se volessimo indagare tutte le strade che si stanno perseguendo per prevedere i terremoti sarebbe necessario un libro. Dunque terminiamo questa excursus osservando che tra le altre strade che si stanno percorrendo vi è quella che, studiando statisticamente la distribuzione dei piccoli terremoti (non superiori al 3° Richter), si riuscirebbe ad identificare delle aree all’interno delle quali nell’arco di un numero di mesi tra 3 e 6 si può verificare un terremoto violento.
Il metodo è venuto alla ribalta dopo il sisma dell’Emilia Romagna del 20 maggio 2012, quando un gruppo di ricercatori ha fatto sapere che alcune settimane prima dell’evento aveva fatto sapere alla Protezione Civile che in una vasta area dell’Italia sarebbe potuto avvenire un terremoto forte e che l’epicentro dell’Emilia si trovava proprio in quella fascia. Ma nessuno sa dire e spiegare perché un aumento di deboli sismi debba portare in una certa area un terremoto forte.
Un’altra strada che si sta percorrendo sono le deformazioni del suolo. Si tratta di tenere sotto controllo la morfologia di un’area sismica, la quale in alcuni casi, prima di un sisma, si deforma in modo sensibile. Un’altra strada sono gli “sciami precursori”. Si tratta di una serie di piccoli sismi che crescendo in frequenza si verificano prima di un grande evento. Tuttavia sono numerosi gli sciami sismici con non portano ad un terremoto forte, ma che si esauriscono così come nascono.
Concludendo (anche se con tanta amarezza e dispiacere), quanto l'Italia sia esposta al rischio sismico lo ha ricordato drammaticamente il recente terremoto di Amatrice. Anche il seguito di solidarietà e polemiche non è nuovo. Dal punto di vista sismico si può dire che sotto la nostra penisola l'alba del mondo è ancora in corso. Capire quindi le origini geofisiche di tale rischio è oggi più che mai utile. Nel cuore dell'Atlantico, dove si incontrano tre continenti e la dorsale medio-atlantica spinge la placca europea contro quella africana, nasce una lunghissima spaccatura chiamata Faglia Gloria, le cui propaggini arrivano fin sotto la penisola italiana e la Sicilia. I sette millimetri di spostamento all'anno che ne conseguono causano i terremoti che periodicamente investono il nostro Paese, 30.000 negli ultimi 3500 anni. Gli italiani dovrebbero quindi essere abituati ai terremoti e aver appreso come difendersi. Ma ogni volta che si verificano sono accolti con fatalismo e rassegnazione, e seguiti dal solito "dopo-terremoto" che ha scandito la storia d'Italia dell'ultimo secolo: popolazioni abbandonate a se stesse, ricostruzioni avviate e puntualmente fallite, ruberie e vessazioni. È possibile affrontare il sisma con mentalità laica e strumenti razionali? E’ possibile prevenire il terremoto? Oggi sì. È noto quali sono i comuni a rischio sismico, il grado di pericolo per area ed è possibile mettere un edificio in condizione di non crollare grazie all'ingegneria antisismica.