Comunità Montane: chiuderle o lasciarle?
I problemi istituzionali non hanno tempo. Lo hanno la gestione, la configurazione, obiettivi e finalità, Quando sono nate le Comunità Montane il dato di fondo era, come lo è oggi, il governo della nostra comunità e del nostro territorio. Ora per certi aspetti il cammino è più agevole. Allora, primi anni '70, il dibattito era animato. C'era chi puntava alla Comunità Montana unica, da Livigno a Monte Spluga richiamandosi alle necessità di una programmazione integrata che la piccola dimensione non avrebbe consentito. E c'era chi metteva davanti a tutto la partecipazione. A questi fattori si sommava il dato politico considerato che la DC, maggioranza assoluta in provincia, era decisa per l'unica. No ovviamente da parte degli altri in quanto gli oppositori... vedevano il problema 'da oppositori'.
Il tempo è galantuomo.
In Valchiavenna 7 Comuni su 13 votarono contro la Comunità Unica. La Regione vedeva di malocchio l'Unica che aveva assunto a Milano la leadership della montagna e che in Valle 'volava alto'. In Valchiavenna infatti l'autonomia da Sondrio fu un vantaggio per la trattazione dei problemi locali che, con tutto il rispetto, erano però quelli di una comunità di 23.000 abitanti in tutto, isolandosi però dal contesto provinciale. L'Unica, oltre ovviamente che l'occuparsi dei problemi spiccioli non si limitava ad amministrare ma 'governava'. Alcuni esempi.
Il “governo dei problemi' in Valtellina” da parte della Comunità Unica di Sondrio:
- Andava a Bruxelles a trattare direttamente i problemi dell'impianto pluvirriguo allora il maggiore d'Europa, persino, marginalmente, trovando là il modo anche per finanziare strada dei Frati in Talamona ed altro.
- Andava a Zurigo a trattare con il Credito Svizzero il problema dei Bagni di Bormio.
- Andava dai vertici dell'ENEL a trattare la soluzione dei problemi dell'invaso della Selvetta.
- Andava ai vertici dell'ENI per trattare la questione dell'uranio della Val Vedello, il più ricco giacimento europeo (discorso chiuso del tutto dopo il NO al nucleare).
- Andava all'ANAS portando il progetto, definito e in tutto in regola, di un centinaio di km da Piantedo a Bormio, ottenendo a un anno e mezzo dall'incarico al prof. Darios (!!!), l'appalto del tratto del Tartano, problema secolare, e della Sernio Mazzo. Terzo doveva essere il tratto accorciato della tangenziale di Sondrio, praticamente l'attuale C'era però l'impegno ANAS, con le tasche svuotate per i nostri interventi, nel successivo esercizio, di completarlo dalla stazione di Castione alla Fiorenza. I valchiavennaschi debbono ringraziare l'on. Paolo Moro che a livello politico riuscì a far rimandare l'intervento sondriese per avere i soldi per realizzare le due gallerie sella SS36 all'inizio della Valchiavenna.
- Andava in Regione a contestare il limitatissimo tempo lasciato alle Comunità montane, un mese ad autunno inoltrato, per realizzare la mappa degli alpeggi ottenendo che il tempo venisse portato a un anno. Sorpresa! La Comunità Valtellinese si presentava al Pirellone non dopo un anno ma dopo soli 28 giorni – a dimostrare che si era agito non per sé che aveva strumenti, personali, strutture, personale politico ma per le altre Comunità - con tanto di mappa dei 300 alpeggi valtellinesi.
R- Riceveva a Sondrio l'assessore all'agricoltura che veniva ad insediare, forse primo in Lombardia, il Comitato Agricolo di Zona per poter iniziare l'attività essendo a sorpresa ricevuto non solo dagli amministratori della Comunità ma anche dall'intero Comitato Agricolo che a Sondrio era già funzionante da tempo con i vantaggi conseguenti.
- Inviava a Milano e Roma tre progetti sulla Legge 285, occupazione giovanile, su iniziativa iniziale del Comune capoluogo, tre sperando così di ottenerne uno e invece “dato che sono fatti bene, altro che gli altri. Ve li approviamo tutti e tre”! 105 giovani ammessi e poi stabilmente occupati. Diconsi 105 !!!
Ce ne sarebbero ancora, sempre relativi a 3 - 4 anni di attività in tutto ma concludiamo con la sintesi della sintesi dei problemi: i due piani, di programmazione e di pianificazione territoriale, questo al top, quanto di meglio realizzato allora nel Paese.
QUESTO ERA ED E' GOVERNARE, la scelta che ogni amministratore avveduto che guarda non alla sua generazione ma quelle a venire dovrebbe fare.
Tarpate le ali
Potrebbe chiedere qualcuno la ragione per cui non si è andati avanti. Non si è andati avanti perchè alla Comunità sono state tarpate le ali. L'hanno divisa in quattro, con complicità locali, col brillante risultato che ciascuna delle quattro piccole non aveva più le potenzialità della grande, quella che abbiamo dianzi delineato. Nelle piccole anche bravi ad amministrare ma nell'impossibilità di 'governare' la nostra "Regione alpina" come l'aveva definita il prof. Alberto Quadrio Curzio
Dopo la divisione comunque sono bastati sei mesi per far cambiare opinione a chi l'aveva sostenuta. Primo, con onestà intellettuale, a riconoscere l'errore Natale Contini in quegli anni consigliere regionale del PCI.
Historia Magistra vitae. Vogliamo tenere conto di come sono andate le cose?
Provincia: ruolo di Governo
La Provincia, pur con qualche limite oggettivo dipendente non da essa ma dal contesto, questo ruolo ha dimostrato di svolgerlo, e bene. Per non riprendere ulteriori elencazioni ed essendo i relativi sviluppi non del tempo passato ma sostanzialmente di quello presente, citiamo soltanto la questione dell'acqua che ha visto un impegno corale ampiamente manifestato. Da aggiungere che se lo Stato non avesse scippato alla Regioni le competenze di cui all'articolo 117 della Costituzione il nostro obiettivo, il Demanio idrico e salvo ulteriori mannaie romane, sarebbe o starebbe per essere, una realtà.
Sulla base del passato transitiamo dal presente e collochiamoci nel futuro
L'elemento di incertezza è rappresentato dalla legge sugli Enti di Area Vasta. Dovrà essere approvata dopo il referendum costituzionale, il cui esito a nostro avviso è scontato visti gli appoggi di cui in proposito Renzi gode, (quelli che contano intendiamo), e di quelli che, pagato il prezzo politico, sono saliti o stanno per salire sul treno per arrivare nel tempo giusto.
L'impostazione di regime dell'assetto istituzionale del Paese richiede una definizione a maglie strette per non lasciare spazi politici che sarebbero 'fastidiosi'. Fermi i paletti delle competenze, controlli, limitazione di attività, questi i termini del problema non dimenticando l'altro aspetto, quello della ventilata soppressione dei Comuni con meno di 5000 abitanti.
La Delrio
C'è però la legge Delrio sulle province montane e confinanti. “Le regioni riconoscono alle province di cui al comma 3, secondo periodo (noi - ndr), forme particolari di autonomia nelle materie di cui al predetto articolo 117, commi terzo e quarto, della Costituzione.
Dato che quell'articolo se l'è ingoiato lo Stato tocca allo Stato rispondere di quello che per via dello scippo le Regioni non possono più fare. Nella legge emananda dovrebbe esserci questa obbligazione.
A suo tempo il sen, Del Barba aveva commentato in termini entusiastici le specificità riconosciute a noi e Belluno da parte della legge Delrio rivendicandone il merito, suo e del suo partito. Abbiamo però perso l'autobus con la Riforma costituzionale. Abbiamo però perso l'autobus con la Finanziaria. Stiamo però perdendo l'autobus con quello che si è visto della Riforma della Pubblica Amministrazione.
O si dà sostanza a quella norma sennò sta diventando una presa in giro...
Le Comunità Montane
Il problema che ci riguarda è il quesito di che fare delle Comunità Montane. In giro per l'Italia circa la metà delle Regioni le hanno soppresse. Il quadro:
ABRUZZO: Soppresse - BASILICATA 14 - CALABRIA Soppresse - CAMPANIA 20 - EMILIA R. 9 - FRIULI V.G. 4 - LAZIO 24 - LIGURIA Soppresse - LOMBARDIA 23 - MARCHE 12 - MOLISE Soppresse - PIEMONTE Soppresse - PUGLIA 6 (soppressione, TAR ecc. ) - SARDEGNA 25 soppresse e poi 5 nuove - TOSCANA 16 - UMBRIA Soppresse - VALLE D'AOSTA 8 - VENETO Trasformazione in Unioni Montane - Provincia autonoma di BOLZANO 8 "Comunità comprensoriali" - Provincia autonoma di TRENTO Non ce ne sono. Esistono, ma del tutto differenti, le "Comunità di valle"
Per la verità c'è un disonestà di fondo da parte dello Stato. Le Comunità Montane le ha create lui nel 1971. Le ha regolarmente finanziate. Poi ha detto basta aggiungendo che se volevano le Regioni potevano tenerle ma pagando loro. Si pensi alla Liguria che le ha chiuse riassorbendo i circa 150 dipendenti nei vari Enti locali liguri. Comodo da parte dello Stato, strana l'accettazione da parte della Regione Liguria (il cui attuale Governatore, Toti, non c'entra... meglio precisarlo noi subito che non riceverne una dopo).
CCMM e Delrio
Detto questo, acclarata la disponibilità della Regione come dichiarato e stradichiarato, si tratta di mettere in collegamento Comunità Montane e art 1 (unico), comma 57 della Delrio che recita: “57. Gli statuti delle province di cui al comma 3, secondo periodo - noi -, possono prevedere, d'intesa con la regione, la costituzione di zone omogenee per specifiche funzioni, con organismi di coordinamento collegati agli organi provinciali senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. Norma da supporre che venga inserita nella legge sugli Enti di Area Vasta.
Di nuovo, dopo tanti anni, con lo stesso problema
Punto da valutare. Ritornano? Sì, perchè, come detto all'inizio, i problemi istituzionali non hanno tempo. Allora la Comunità territorialmente coincidente con la provincia sarebbe stato un motore notevole visti i poteri che la legge, la 1102/1971, art. 5 : affidava alle Comunità Montane ossia che ai loro piani “...debbono adeguarsi i piani degli altri enti operanti nel territorio della Comunità, delle cui indicazioni, tuttavia, si terrà conto nella preparazione del piano di zona stabilendo gli opportuni coordinamenti”. Enti allora operanti sul territorio e soggetti alle CC.MM. erano e sarebbero stati senza il malefico frazionamento: Provincia, CCIAA, BIM, EPT, IACP, l'allora USL,Consorzi, Comuni, Frazioni elettoralmente autonome, Municipalizzate. Si tratta di una norma che in piena intesa Stato – Regioni, accortisi in ritardo dello spazio concesso. è stata poi cancellata in una con la divisione della nostra C.M. Unica.
Una e cinquina
Tornando ad allora l'idea,in realtà veramente AUTONOMISTICA dati i poteri, era appesa ad un filo con la proposta di una Comunità unica ma con 5 sub-comunità. La rottura ci fu perchè la Valchiavenna le avrebbe volute con autonomia decisionale, cosa anche tecnicamente oltre che politicamente non praticabile. Lo schema era quello gerarchicamente classico: “riferimento – articolazione”. Stato – Regioni. Regioni – Province o Ente di Area Vasta – Province ed Ente sovracomunale, come le Comunità Montane.
Lo schema di base continua ad essere quello classico, scelta che dipende molto dal contesto che la legge post-referendum ci offrirà.
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Non è finita. C'è l'altro tema, quello del rapporto tra Ente di Area Vasta e altre Istituzioni, soggetti di vario tipo. Per quest'aspetto la proposta che il BIM aveva fatto alla Provincia, intenta allora a darsi lo Statuto, per assolvere al meglio il 'ruolo di Governo' è ancora del tutto attuale.
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Recente:
http://www.gazzettadisondrio.it/speciali/16032016/provincia-restera-non-...