La crisi della politica danneggia la Valtellina
LA PRIMA REPUBBLICA
La crisi della politica
é tema che periodicamente viene ripreso da osservatori e
commentatori senza però, generalmente, andare alle sue origini
reali.
Non é certo con un articolo che si può affrontare un argomento
così complesso anche se il farlo potrebbe rappresentare per
molti una sorpresa.
Per fare un esempio sarebbe facile dimostrare quanto banale,
superficiale, riduttivo sia l'assunto di una Prima Repubblica
fonte di tutti i mali. La storia, quando la cronaca le lascerà
il passo, dimostrerà il forte attivo di un periodo oggi
vituperato. Attivo come saldo tra la grande messe di risultati
positivi e gli aspetti negativi, fra i quali il primo posto
spetta indubitabilmente agli ultimi anni nei quali sulla nobiltà
della politica ha prevalso la logica di tangentopoli, peraltro
dalla quale era immune larga parte del ceto politico visto e
considerato, per strano che oggi possa apparire, che il concetto
di politica come servizio era ancora largamente diffuso.
TANGENTOPOLI: SOLO I PARTITI?
L'era di tangentopoli ha emotivamente determinato un clima di
avversione a politici e politica che ha travolto quasi tutti i
Partiti politici di allora.
I Partiti non erano quel luogo di intermediazione tra pubblico e
privato fonte del malaffare evidenziatosi in tengentopoli.
Innanzitutto va sottolineato che le inchieste, in primis quelle
della Procura milanese, hanno avuto un limite gigantesco,
fermandosi appunto genericamente ai Partiti beneficiari dei
frutti delle pratiche tangentizie. Se tali inchieste fossero
andate a fondo, o avessero potuto andare a fondo, sarebbe emersa
una realtà notevolmente diversa. Come mai infatti i vari Partiti
si trovavano più o meno tutti in gravi condizioni finanziarie?
Se solo una parte di quel che é emerso fosse veramente andata ai
Partiti sarebbe bastata a far sparire il rosso nei loro conti.
E' chiaro ed evidente che a tutti ha fatto comodo individuare
nei Partiti i destinatari delle ingenti somme, ritenendo così di
alleggerire responsabilità e magari anche avanzare scusanti che
altrimenti non ci sarebbero state.
on quello che é emerso comprensibile una sorta di crisi di
rigetto da parte dei cittadini nei confronti di politica e
partiti.
I PARTITI: IL RUOLO CHE SVOLGEVANO
I Partiti, lo si é dimenticato, erano però sedi di elaborazione
di pensiero, necessariamente propedeutica all'azione politica e
alla sua traduzione operativa.
I Partiti, lo si é dimenticato, erano però sedi di formazione e
selezione della classe dirigente ad ogni livello che magari
poteva avere anche i suoi errori e le sue eccezioni nel momento
delle scelte degli uomini per le Istituzioni, ma che
complessivamente rispondevano alle esigenze della società.
I Partiti, lo si é dimenticato, erano anche sedi di controllo
dell'attività dei rappresentanti indicati nelle Istituzioni, ad
ogni livello. Non, come taluno pensava, come fonti di ordini
bensì come centri di valutazione della corrispondenza
dell'operato delle persone con riferimento a linea e obiettivi
fissati.
I Partiti, lo si é dimenticato, erano occasioni importanti di
partecipazione e di corrispondenza biunivoca fra centro e
periferia e viceversa, vivendo grazie all'impegno di tanti che
non avevano benefici, se non quelli della propria coscienza per
l'adempimento di un dovere morale svolto.
CRISI
DELLA POLITICA E CONSEGUENZE
La crisi della politica e dei Partiti ha fatto venire meno tutto
questo.
Nelle elezioni é sempre valso il principio della delega agli
eletti. Un tempo era una delega condizionata, oggi é una delega
in bianco. L'amministratore comunale, provinciale, regionale, il
deputato, il senatore diventa lui, oltre al ruolo istituzionale,
soggetto politico attivo. Non c'é un Partito alle spalle che
suggerisce, propone, controlla, che consente o dissente. I
partiti sembrano avere abdicato al loro ruolo, anche per calo
pauroso di partecipazione attiva, e vengono ad assumere sempre
più una veste prevalentemente di movimenti elettorali".
La parola é passata in gran parte agli uomini delle e nelle
Istituzioni, con una forte componente centralista ed una scarsa,
se non nulla, attenzione per le opinioni della gente comune o
quantomeno di quella parte della gente comune che in altri tempi
aveva frequenti occasioni di dire la sua ed anche qualche
occasione di vedere accolte e portate avanti le proprie istanze.
VALTELLINA: IL SILENZIO NON E' D'ORO
La crisi della politica
danneggia la Valtellina.
Emblematico il caso della Sanità. Abbiamo tutti seguito
attraverso la stampa - rimasto l'unico, o quasi, veicolo di
rapporti - il dibattito che si é sviluppato in questi mesi. Un
dibattito di e fra "addetti ai lavori", di persone aventi questo
o quel ruolo istituzionale, mondo sindacale compreso.
Un tempo su questo tema, e su altri di rilevante interesse per
la provincia, le occasioni di dibattito erano molteplici. I
partiti in particolare impegnavano loro organi dirigenti,
chiamavano a raccolta i loro rappresentanti nelle diverse
istituzioni, approfondivano in incontri e convegni. Infine
approdavano a conclusioni che venivano innanzitutto portate
all'esterno come informativa e quindi tradotte in indicazioni
operative alle quali seguiva l'attività dei diversi Enti
interessati.
Oggi ci sono le prese di posizione di alcuni, a livello
personale ancorché talora autorevole, ci sono dichiarazioni, c'é
un documento condiviso da tutti e poi accantonato in Consiglio
Provinciale dal quale é uscito altro documento approvato dalla
sola maggioranza consiliare ma difficilmente approvabile in
alcune delle forze politiche che compongono la stessa
maggioranza.
I Partiti, in quanto tali, coloro che dovrebbero su un tema così
importante dare la linea e le indicazioni, tacciono in un
silenzio che non é affatto d'oro.
Sfidiano chiunque a dimostrare che questo sia utile alla
Valtellina.
G.C.M.
GdS 28 VII 02 -
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