IL GRAZIE VALTELLINESE AL DR. PRESBITERO SEGRETARIO GENERALE DELL'AUTORITA' DI BACINO DEL PO
PRESBITERO E LA
VALTELLINA: L'ESORDIO
Il nuovo Segretario generale dell'Autorità di Bacino per il
fiume Po, Michele Presbitero, Direttore Generale della Direzione
Territorio e urbanistica presso la Regione Lombardia, è
personaggio ben noto in Valtellina.
La storia comincia nella primavera del 1977. Non c’è in
Lombardia un Servizio Geologico. Ce n’è uno Nazionale, con
pochissimo personale e non certo in grado di poter seguire la
situazione di un Paese come il nostro a elevata montuosità,
ricco di corsi d’acuqa, e quindi per legge naturale soggetto al
dissesto idrogeologico. Il dissesto infatti può essere
contenuto, in alcuni casi prevenuto, ma derivando
sostanzialmente dalla legge di Newton e dalle caratteristiche
chimico-fisiche del territorio – oltre che da quelle
morfologiche – è ineliminabile.
Una mattina dalla Valmasino arriva la notizia di una grande
frana. Una fetta consistente della montagna, a Sasso Bisolo, è
piombata a valle, fortunatamente con danni solo alle cose e non
alle persone, fra l’altro interrompendo la strada per Predarossa.
L’aspetto è apocalittico con grandi massi in granito, alcuni
ciclopici, che farebbero la gioia dei cavatori, ma la montagna
continua a scaricare e continuerà per parecchio tempo. Da Milano
arriva uno dei due o tre geologi della Regione Lombardia, allora
dipendenti dall’Assessorato all’Ecologia.
Quel geologo è il dr, Michele Presbitero che con e nella
Valtellina dovrà poi farsi una cultura pressoché enciclopedica.
PRESBITERO E LA CALAMITA' DEL 1987
Vogliamo però raccontare della calamità del 1987. Il 18 luglio
l’inizio a Tartano, ma poi in rapida successione in mille altri
posti. Presbitero è qui in Valle questa volta non solo, ma a lui
tocca il compito principale, coadiuvato in particolare dai
“nostri” geologi Azzola e Tuia. Fa parte del “Gruppo Lavori
Pubblici”, organo tecnico insediato in Prefettura dal Ministro
Zamberletti per seguire la parte tecnica degli interventi.
Il 27 luglio nel tardo pomeriggio c’è a Palazzo del Governo una
riunione riservata alla quale partecipano tutti i responsabili
dei vari settore. Presenti pure il Procuratore Generale Beria
D’Argentine e i Magistrati di Sondrio. La riunione assume
sostanzialmente il significato di fine-emergenza. E’ tornato il
bel tempo, le comunicazioni sono ripristinate, si sta lavorando
su vari fronti. Il Ministro Zamberletti sta raccogliendo le
indicazioni per rientrare a Roma e definire la parte
amministrativa con un Decreto-Legge.
La riunione sta volgendo al termine in un clima di moderato
ottimismo quando il dr. Presbitero, che già nel suo intervento
precedente aveva accennato alla situazione di rischio a S.
Antonio Morignone
Insiste molto e in modo molto serio. Presbitero è persona
moderata, tranquilla nelle sue valutazioni. Stupisce questo suo
vero e proprio accanimento sul problema – uno dei tantissimi
allora presenti in Valle -, tanto che lo stesso Ministro resta
colpito e dispone che se ne occupi subito il Gruppo Lavori
Pubblici. Lo fa, e nel giro di un paio d’ore traccia una mappa
con le zone da evacuare. L’Esercito provvede ad una postazione
con cellule fotoelettriche a San Bartolomeo.
PRESBITERO: CENTINAIA DI VITE SALVATE
Una situazione seria, ma nessuno può umanamente, con tutti i
supporti della scienza e della tecnica prevedere che in realtà
la situazione è ancora più drammatica e tragica di come si
prospetti, per tempi e per dimensioni.
Alle 7.30 dell’indomani uno dei soldati a San Bartolomeo dice ai
colleghi che gli alberi di fronte si stanno muovendo. Lo mandano
a quel Paese pensando che la notte insonne può far venire le
traveggole. Ma gli occhi di tutti si inchiodano sul versante
opposto: gli alberi – un bosco fittissimo di alte resinose - si
stanno effettivamente muovendo. Pianissimo, verso il basso,
piano, più veloci. E poi il finimondo. A San Bartolomeo volano
da tutte le parti massi e sassi. Non uno, neppure un sassolino,
colpirà i soldati in fuga vertiginosa. Non uno la Chiesa. Il
Generale Muraro corre su in elicottero, torna, e la sua prima
parola sul portone della Prefettura è “tutti salvi i soldati” e
non ci crede quasi dopo quello che ha visto.
Sorte tragica per una trentina di abitanti di Aquilone. La
frazione è distante almeno 800 metri da dove è arrivato l’ultimo
materiale di frana, ma gli oltre 25 milioni di mc. di montagna
precipitati a valle, sull’esistente residuo alluvionale dei
giorni precedenti, hanno creato una lama gigantesca che spazzerà
via ogni cosa, a 800 metri di distanza, sotto la quota della
strada. Le case sopra la Statale, tranne una davanti,
assolutamente intatte.
E qui il merito di Presbitero. Senza il suo intervento
determinato, insistito, con tono grave, non ci sarebbe stata la
mappa degli off-limits.
A quell’ora a S. Antonio ci sarebbero
state centinaia di persone. Ora sarebbero centinaia di croci.
Qualche giorno dopo arriva, a pochi per fortuna, la voce di un
avviso di garanzia anche a lui in quanto responsabile.
Presbitero va sotto shock, ripetendo “ma a 800 metri, ma in
nessuna università si è mai insegnato qualcosa del genere, come
si faceva a prevederlo…”. Gli si fa intorno un “cordone
sanitario” di una solidarietà gigantesca da parte dei pochi che
sanno. Lo rassicura lo stesso legale, l’avv. Caramatti, chiamato
urgentemente da fuori Sondrio. Lo stesso Procuratore della
Repubblica sottolinea che si tratta di un atto dovuto, anche lui
era presente quel lunedì 27 alla riunione, anche lui testimone
di un atto che ha significato la vita per tanta gente. La
notizia non esce, grazie anche ad un gran gesto di un signor
giornalista, Chiavegatti dell'ANSA, che pur avendo appreso la notizia non la diffonde
con senso di umanità profonda che prevale sul “Dio-scoop”.
Fosse girata la notizia sarebbe stata inevitabilmente la
paralisi o quasi per la imponente macchina dei soccorsi che già
aveva avuto scossoni per qualche polemica di stamoa fuori luogo
(colpa del disboscamento, che non c'era, anzi! - lottizzazioni
selvagge, quando quasi tutti i Comuni avevano i piani
urbanistici con abusivismo assente...), polemiche peraltro
rientrate dopo un paio di giorni, fatta qualche verifica, di
fronte alla realtà.
UNA
GRATITUDINE MERITATA
E il dr. Presbitero si rimette al lavoro, massacrante,
impegnativo. Ovviamente il fatto, e l’avviso di garanzia, non
avrà seguito. Per la verità avrebbe dovuto averne di seguito, ma
non a Palazzo di Giustizia bensì a Palazzo del Governo dove la
provincia sarebbe stato giusto che gli avesse solennemente
manifestato – a lui e qualche altro – la gratitudine per quanto
fatto.
Questo non è avvenuto.
Molto più modestamente, ora che il dr. Presbitero ha avuto un
meritato riconoscimento della sua professionalità con
l’assegnazione della Segreteria Generale dell’Autorità di Bacino
del Po, il grazie glielo diciamo noi con questo articolo. Senza
firmarlo, sottintendendo la firma di tutti i Valtellinesi.
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