IL PIANO TERRITORIALE INTERESSA TUTTI I VALTELLINESI MA NON NE PARLA NESSUNO




NON E' LA
BACCHETTA MAGICA MA...


Il Piano Territoriale-Paesistico della Provincia di Sondrio
interessa tutti i valtellinesi (e valchiavennaschi).

Non é il toccasana, la bacchetta magica.

E' uno strumento di respiro strategico, cosa che spiega il fatto
che potevamo essere la prima provincia italiana ad averlo (escluse
le Regioni a Statuto Speciale che si fanno le leggi su misura per
cui é altra cosa) e invece siamo ancora per strada, anzi
all'inizio della strada, quando da molte altre parti é già
operante. Per mandarlo avanti occorre infatti la coesistenza di
due fattori: da un lato respiro strategico, abbinato ovviamente
alla attenta sensibilità per i problemi contingenti, e dall'altro
possedere le leve intellettuali che sole possono consentire di
pilotare l'elaborazione del Piano.

Non vogliamo dire che questi due fattori manchino, rileviamo che é
come se mancassero, dato il ritardo massiccio non solo accumulato
ma che continua ad accumularsi.

E' uno strumento regolatore dello sviluppo, razionalizzatore e
anticipatore.


E' STRUMENTO
OPERATIVO


E' anche uno strumento operativo destinato a semplificare problemi
a iosa.

Oltre tre quarti del territorio della provincia é soggetto alla
cosiddetta legge Galasso. La Regione ha semplificato le procedure
per cui da non molto tempo sono i Comuni a rilasciare in
sub-delega l'autorizzazione ambientale. Non basta però sol che si
pensi sopra una certa quota, variabile da Comune a Comune (ma per
l'Aprica, per fare un esempio, é interessato tutto il territorio
comunale, salvo il centro) scatta l'articolo 1-ter, vale a dire
non si può far nulla tranne modestissimi interventi di
manutenzione. In queste zone occorre una procedura complessa e
costosa, il cosiddetto stralcio, che complica la vita per
interventi anche modesti. Ebbene una volta approvato il Piano
Territoriale-Paesistico, con legge regionale, questo vincolo
assoluto, che in teoria doveva durare fino al 31.12.1986 -
ottantasei, é scritto giusto! - viene a cadere, e per gli
interventi basta rivolgersi ai Comuni.

In altro articolo che compare su questo numero, stralcio di una
memoria presentata al Convegno informatico della Societùà
Economica Valtellinese il 24.11.1995, ricordiamo quanto allora
messo a confronto, e cioè la Logica del Tempo Reale e la Logica dell'ineffabile.

INEFFABILE

Siamo all'ineffabile.

Lo siamo anche ora, quando cioè finalmente l'incarico di preparare
il Piano é stato dato. Il Piano della Comunità Montana Unica di
Valtellina, che fu giudicato quanto di meglio fatto sin allora in
Italia - anche se poi un diligente funzionario del Pirellone trovò
il modo di tenerselo nel cassetto senza inoltrarlo al Consiglio
Regionale per la dovuta approvazione -, era stato elaborato con
grande apporto di idee e di dibattito, interno ed esterno.
All'interno operava una Consulta fortemente rappresentativa, anche
politicamente, ma con grande professionalità e con persone di
elevata statura culturale. Si noti che in quel periodo la DC
disponeva della maggioranza assoluta, per cui in teoria avrebbe
potuto fare la scelta autarchica. Era in ballo lo sviluppo della
Valle e la scelta fu di portare attorno ad un tavolo il maggior
contributo possibile.

Non ci fu neppure "l'appalto ai tecnici", visto e considerato che
le scelte di fondo sono diritto-dovere degli amministratori.

Ebbene per questo Piano Territoriale, che é anche Paesistico,
tutto dorme. Non ci riferiamo solo alle Istituzioni (neppure in
Provincia se ne é discusso, a parte gli indirizzi che sono solo
propedeutici, e quando diciamo Provincia non ci riferiamo solo
alla Giunta ma al Consiglio, maggioranza e minoranze). Del Piano
non si é interessato nessuno, non le Associazioni di categoria,
non i sindacati, non la cultura che pare sparita. Fa specie il
silenzio degli ambientalisti tranne qualche periodica voce
solitaria.

Eppure ci sarebbero temi a iosa.


TEMI A IOSA

Pensiamo ad un tema complesso quale il rapporto tra il Piano e
quelli dei Parchi, anche se censurabilissima al riguardo é
l'inerzia del Parco dello Stelvio il cui Piano va avanti con tale
lentezza da far pensare che sia considerato un ingombro destinato
a legare le mani agli amministratori del Parco stesso che invece
oggi hanno campo libero nelle scelte. Certo, questo é tema da
specialisti, ma é un nodo che gli amministratori debbono
sciogliere, preventivamente, con qualche supporto tecnico ma
soprattutto avendo chiare le idee in proposito per evitare che i
nodi al pettine vengano poi durante la gestione complicando la
vita ai cittadini, tanto per cambiare.

Pensiamo alle opere lineari, uno dei pilastri di un Piano. C'é sì
"la strada", che vuol dire SS38 di qua e SS36 in Valchiavenna, ma
non si esaurisce qui il tema della viabilità. Questione di sistema
e di sottosistemi.



LE OPERE
LINEARI

Il sistema della viabilità va ben oltre la SS38, dovendosi
considerare le maglie, e i nodi, di interconnessione con la
viabilità provinciale e minore di raccordo. Ci sono i
sottosistemi. Lo spazio non consente molte esemplificazioni per
cui diamo un solo riferimento: la Valmalenco, con la sua
importanza, anche turistica, é collegata e collegabile con una
sola strada. Un'interruzione prolungata isola l'intera valle. Un
Piano non puù ignorare problemi di questo tipo. E considerare
anche la viabilità minore, con la sua gerarchia sia in fatto di
tipologie consentite che, parallelamente, alle modalità di
gestione.
Il sistema ferroviario sembra non presentare scenari
futuribili. Se un Piano non può ricomprendere una infrastruttura
tipo la ipotizzata Brescia-Stoccarda, per la sua valenza nazionale
ed anzi internazionale, deve porsi però il problema di eventuali
possibilità tipo il collegamento ferroviario di Livigno con la
Retica e lo stesso prolungamento della Retica sino ad Edolo di cui
ha riparlato il Ministro Lunardi, e di cui esiste già il progetto:
Anche qui da analizzare sottosistemi, come le interconnessioni per
le persone e le eventualità per le merci.
Il sistema del trasporto di energia, tema ampiamente
trattato dal nostro giornale in numerosissimi articoli, di grande
importanza irbanistica, paesistica, economica.

Potremmo andare avanti, ma passiamo a qualche aspetto antrpico.

IL SISTEMA
ANTROPICO

Il sistema antropico e i sottosistemi. La pianificazione
territoriale oggi é a livello comunale. Lo sviluppo non sta nelle
rigide maglie di una legislazione da tempo non più al passo. Il
fondovalle si é caratterizzato per una serie di conurbazioni, per
cui, ad esempio, Montagna Piano si confonde con Sondrio, Villa con
Tirano, Cosio e Talamona con Morbegno, Prata e Piuro con Chiavenna
e via dicendo.

Nella legge 1140 del 1942, grande legge urbanistica ma di 60 anni
fa, era previsto uno strumento apposito per queste situazioni: il
Piano Regolatore Intercomunale. Forse avrebbe avuto vita migliore
in quell'assetto istituzionale, quando a decidere erano i Podestà,
affiancati sì da una "Consulta" però senza potere decisionale. In
realtà non vi é stato sviluppo di questi strumenti.

Nei casi citati però appare necessario individuare scenari tali da
coordinare lo sviluppo di un Comune con quelli contermini, una
sorta di "area metropolitana" intorno ai capoluoghi di mandamento
e non solo. Pensiamo a Sondrio con l'integrazione - ferme restando
le autonomie comunali - di Montagna, Poggiridenti, Tresivio,
Piateda, Faedo, Albosaggia, Caiolo, Castione, vale a dire un
territorio nel quale si sono insediate attività complementari o
infrastrutture di vario tipo (basta pensare ad aereoporto e golf)
che caratterizzano un'area omogenea anche se istituzionalmente non
lo é e amministrativamente non possiede alcun strumento di
coordinamento.

Il coordinamento appare essenziale anche per abitati contermini di
fondovalle appartenenti a Comuni diversi, o per Comuni di aree
omogenee come quelli della Valle dei Giusti, della Bregaglia,
delle Valli del Bitto, della Valmalenco.


UNA SERIE DI
ALTRI TEMI

Non abbiamo accennato a tanti altri aspetti, pure assai rilevanti.
Basti pensare alla connessione Paesaggio-situazione
idrogeologica
, basti pensare al sistema fluvio-lacuale,
con 1300 Km di corsi d'acqua solo in Valtellina,ed una serie di
bacini dalla capienza complessiva di oltre 700 milioni di mc, in
aggiunta alla miriade di laghi alpini oltre a quello di Novate.

Non abbiamo accennato, - parla da sé data l'importanza in e per la
provincia -, al sistema turistico per il quale il Piano
diventa strumento fondamentale in quanto é in esso che vanno
definiti, una volta per tutti, i domini sciabili e il tipo di
attività, anche edilizia, ivi da consentire o da vietare. Sul
versante terrazzato
abbiamo avuto occasione di pubblicare un
articolo apposito, mentre ci sarebbe da accennare anche al
sistema produttivo
e al sistema commerciale. Basti
pensare per l'agricoltura ai circa 100.000 ettari di bosco, ai
pascoli, alla frutticoltura e alla viticoltura, anche extra
versante terrazzato. Le aree industriali, le aree artigianali con
la limitazione della diffusione a macchia d'olio dei vari
capannoni. Per quanto attiene al commercio esiste inoltre
l'apparentemente marginale problema dei piccoli esercizi di paese
destinati, senza una politica ad hoc, a chiudere con rischio di
incentivare lo spopolamento di antichi nuclei, frazioni, contrade
in quota. E ancora il sistema culturale, quello del tempo libero,
con attenzione per lo sport ecc.

CHE CI SIA
ALMENO PER LE AMMINISTRATIVE DEL 2004!
E non finisce qui. In fin dei conti non tocca a noi né fare il
piano, né pilotare il Piano. Ci si può però rendere conto da
questi che sono solo accenni, della obiettiva complessità, almeno
per chi non mastica la materia, nell'affrontare il tema, nel
guidare i tecnici, nel proporre soluzioni, nel verificarle, nello
stendere infine le regole, vale a dire le "Norme di attuazione",
avendo ovviamente presente caratteristiche e modalità
organizzative della gestione futura.

Dipende che strada si sceglie.

Abbiamo ripetuto più volte questi anni che scegliendo la via
dell'innovazione, con la metodologia del Piano-processo, in sei
mesi il Piano potrebbe essere fatto
. Ha concordato con questa
sottolineatura anche chi - sono molto pochi - in provincia mastica
la materia.

Saremmo comunque lieti se il Piano andasse in porto prima delle
amministrative del 2004.
A.F.



GdS 18 V 02


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Alberto Frizziero
Dalla provincia