E' morto Ivan (ricordo di Valerio)
E’ MORTO IVAN
Ho appreso della dipartita di Ivan Fassin, da una mail pervenutami alla CISL, nella mattinata di domenica 28 c. m.. Lo choc emotivo del momento, l’incredulità della notizia appena ricevuta, mi hanno impedito di dire qualcosa di Lui che andasse al di la di una fredda elencazione di meriti personali, di questa mia mancanza chiedo venia agli amici e ai figli, ai quali esprimo il mio sincero e affettuoso cordoglio con intensa partecipazione al loro dolore.
Con Ivan ho cominciato a lavorare dalla fine degli anni ’60 nella CISL, e il nostro rapporto , via via negli anni è andato consolidandosi anche fuori dallo stretto ambito sindacale.
Eravamo diventati amici e avevamo coinvolto anche le nostre rispettive famiglie nella nostra routine quotidiana che, spesso, comprendeva assenze da casa prolungate, in giro per l’Italia per partecipare a convegni, riunioni, congressi e altro armamentario che faceva parte del nostro rispettivo ruolo sindacale.
Proprio nell’esercizio di questo ruolo, ci tenevamo sempre in contatto con reciproci suggerimenti sul come, quando, dove e come fare in determinate situazioni. Eravamo una strana coppia. Lui un illustre professore, io un semplice autodidatta. In comune avevamo solo stima, lealtà, e amore per quello che stavamo facendo nel ruolo di rappresentanti dei lavoratori.
Un giorno a Loano, seduti in riva al mare dopo un faticoso giorno di lavoro, gli chiesi perché lui mi avesse più volte richiesto come suo interlocutore, cosa potevo offrirgli io che già non sapesse, visto che possedeva un laurea e io no.
La sua risposta fu per me molto incoraggiante, e anche commovente, perché mi disse: io ho la testa piena di teorie e di nozioni, mentre tu sai fare bene quello che io vorrei ma non so fare.
Ivan era un cattolico credente ma non bigotto. Quando ci capitava l’occasione non rinunciavamo a una discussione con Padre Camillo in quel di Tirano. Si disquisiva su vari temi di carattere sociale, letterario e anche religioso, con discussioni che si protraevano per lunghe ore. Padre Egidio, uno dei frati del convento, avendo assistito a una delle nostre accese discussioni ebbe a dire: Era divertente vedere la contentezza di Padre Camillo quando conversava con questi due rampolli che, secondo lui, capivano poco di quello che dicevano.
Commentando il fatto Ivan ebbe a dire: certo, eravamo due principianti allo sbaraglio.
Quello che non ho condiviso con Ivan era la sua passione per la montagna. Quando mi suggeriva qualche scarpinata in montagna declinavo sempre l’invito, trovando scuse per non andare.
Però gli ho riconosciuto il grande pregio di essere un fine osservatore. Fu lui a scoprire un dipinto del 5/600 collocato in una casa di montagna. raffigurante “la Pietà”, opera di un pittore sconosciuto, in località Dossa, nel comune di Cosio Valtellino. Fu lui che in una delle sue pubblicazioni mise in evidenza il fatto che le capre hanno gli occhi con le pupille rettangolari.
Quelli che ho raccontato sono solo frammenti di un rapporto durato per circa 50 anni. Durante questo non breve periodo ho imparato a conoscere bene anche sua moglie Franca Lorrai. Era una persona squisita, era molto piacevole conversare con lei e si intuiva chiaramente la profondità dell’amore che provava per il suo Ivan. Era lei l’ispiratrice delle sue iniziative letterarie.
Fu Lei a insistere con me e con Ivan perché raccogliessi in un libro un serie di miei scritti. La cosa non ebbe seguito perché mentre raccoglievo il materiale Franca fu assalita da un drago infame che la portò nella tomba.
Quella prematura dipartita segnò tanto la vita di Ivan, ne soffrì molto e non riusciva a capacitarsi del crudele distacco. Un giorno mi confidò con le lacrime agli occhi che la sua Franca lo aveva abbandonato troppo presto e che per lui era troppo.
Ora Ivan e Franca sono di nuovo insieme nel paradiso di Pastore, di Dante, di Jois, di Manzoni e di tanti altri letterati che lui amava.
Cosio Valtellino 29 giugno 2015