Architetto Fulvio Ninatti uomo d'altri tempi
Con la scomparsa di Fulvio Ninatti, uomo di altri tempi, per passione per l’arte, per il bello, per la pittura ma anche per fede, umiltà e disponibilità disinteressata verso la comunità, pur pensando di non poter più contare direttamente su di lui, nel nostro cuore desideriamo ricordarlo affinché questa breve lettura ci possa essere di conforto, di aiuto e di stimolo per poter continuare sulla stessa strada che l’amico Fulvio ha percorso per il Santuario della Santa Casa di Tresivio e per la comunità, specialmente per quella di Tresivio, nell’arco della sua vita.
In questi anni con Fulvio e tante persone siamo stati così accomunati a rendere un doveroso omaggio alla Santa Casa ed al suo recupero, che è stato definito “un libro vecchio di secoli e di pagine di vita” e anche “un racconto in cammino”. Tutto ciò, in sintonia con Fulvio, ha significato e significa testimonianza di fede, ritorno al passato per recuperare le nostre radici, la nostra identità, un tentativo di far rivivere quei valori che hanno accompagnato ed animato le generazioni susseguitesi nel corso della travagliata costruzione e poi nell'opera di restauro del Santuario, finita con grandi sacrifici solo in questi anni.
Di seguito, a questo mio breve e doveroso ricordo, riporto l’omelia tenuta il Venerdì Santo dal parroco di Tresivio don Augusto Bormolini in occasione del funerale nella chiesa parrocchiale di Tresivio.
Fulvio Ninatti nasce nel 1943 a Tirano. Inizia a dipingere a 13 anni e partecipa a varie mostre collettive, e poi, nel 1966 primaa personale al Palazzo della Provincia di Sondrio.
Si laurea in architettura a Firenze nel 1969 e da tale data fino al 2000 esercita la professione di architetto. Dal 1996 riprende a dipingere con intensità; risiede a Tresivio e durante i mesi invernali soggiorna in Sicilia, fonte primaria della sua produzione pittorica più recente, e trascorre l'estate in Valtellina in una baita-studio nascosta tra i boschi.
Nel maggio del 2007, presso la sala mostre “Ligari” del palazzo Muzio della Provincia, l’artista Fulvio Ninatti ha tenuto la mostra personale “Opere siciliane 2001-2007” presentandosi al pubblico sul catalogo in copertina con la seguente significativa riflessione …”dopo aver soggiornato ai piedi dell’Etna, compresso fra scure rocce laviche e un mare unico nel suo blu di Prussia, attraverso un --paesaggio che ignora le vie di mezzo, fra la mollezza lasciva e l’arsura dannata, che non è mai meschino-- giunsi sul Tirreno, a Mondello, porto, in origine, di pescatori. Delle loro barche ho dipinto il colore acceso e le forme immutabili nel tempo”… Nei quadri siciliani e, in particolare, nelle barche la sua pittura diventa una storia con una narrazione continua di un viaggio attraverso il colore.
Ma la grande passione della sua vita, dal punto di vista religioso ed artistico, è stato naturalmente il Santuario della Santa Casa Lauretana di Tresivio, cui ha dedicato la tesi di Laurea condivisa con l’arch. Gianandrea Maspes e contribuendo alle fasi del restauro statico e per ultimo a quelle del restauro artistico.
Nel 1997 Fulvio Ninatti ha partecipato, tra i soci fondatori, alla Fondazione dell’associazione di volontariato onlus “TERZO MILLENNIO”, nata per affrontare il tema dell'arte sacra come occasione di evangelizzazione e di coinvolgimento dei pellegrini e turisti nell'immensa avventura dello Spirito con l'occasione forte del Giubileo del 2000. E ciò con rispetto delle funzioni sia dei monumenti di interesse storico e artistico, sia delle persone - sacerdoti e laici - interessati alle molteplici aspettative che si sono originate in vista del Giubileo. Associazione che continua la sua opera presso il Santuario della Madonna di Tirano accogliendo ed accompagnando ogni anno oltre 12 mila pellegrini.
La Biblioteca comunale di Tresivio, nel quadriennio 1982-85, in stretta collaborazione con la Parrocchia, ha promosso una serie di iniziative, tra cui, il 26 novembre 1983, il Convegno "La Santa Casa di Tresivio: attualità e prospettive per un rilancio", il cui il moderatore fu proprio l’arch. Fulvio Ninatti.
La Comunità Montana Valtellina di Sondrio, nel triennio 1986-88, con incarico affidato al Politecnico di Milano, ha finanziato un progetto di indagini e di restauro statico del Santuario, la cui situazione strutturale già precaria è peggiorata con le calamità del 1987.
Finalmente nel 1996, con i fondi della Legge Valtellina e grazie alle sottoscrizioni della gente, è stato possibile intervenire in maniera definitiva sul Santuario: per poterlo presto riaprire al culto, l’ex parroco don Cipriano Ferrario, rettore del Santuario, costituì un Comitato di esperti, incaricato di occuparsi di tutte le numerose e delicate fasi di restauro. L’arch. Fulvio Ninatti ha fatto parte di questo Comitato e ricordo con affetto la sua presenza continua, significativa ed indispensabile per le scelte di intervento e la risoluzione dei tanti problemi.
Omelia tenuta dal parroco di Tresivio don Augusto Bormolini in occasione del Funerale di Fulvio Ninatti nella chiesa parrocchiale di Tresivio il giorno 3 aprile 2015, Venerdì Santo.
”Quest’anno per la nostra comunità il Venerdì Santo vede la coincidenza del Funerale del nostro fratello Fulvio. Tra pochi momenti faremo memoria anche della morte in croce di Gesù nella solenne Azione Liturgica.
E’ una coincidenza che ci fa riflettere. L’esperienza tipicamente umana della morte, segno della nostra fragilità, limitatezza e creaturalità l’ha vissuta anche Gesù di Nazareth, il Figlio di dio, lui, l’uomo perfetto, l’uomo ideale.
Anche ha sperimentato il dramma e l’angoscia del sapere di dover morire. Una sofferenza e un’angoscia che certamente ha provato anche Fulvio.
Ma sappiamo che la vita di Gesù non si è conclusa con la morte sulla croce. Il Venerdì Santo per l’evangelista Giovanni è già il momento della gloria di Gesù, del trionfo della vita sulla morte, della vittoria dell’amore sull’odio. E’ il preludio del mattino di Pasqua.
Se questo ci dice la nostra fede e quindi ci invita alla speranza dobbiamo però anche ammettere che la scomparsa di Fulvia crea certo un vuoto e una sofferenza nella sua famiglia, nei suoi amici e conoscenti, negli ambienti di lavoro dove lui ha esercitato la sua professione.
Lascia però un grande vuoto anche in tutta la comunità di Tresivio.
Sappiamo con quanto impegno, con quanta passione, con quanta meticolosità Fulvio si è dedicato in questi ultimi anni nel seguire i vari lavori della parrocchia.
Ricordo tra l’altro:
Il Sagrato della chiesa parrocchiale eseguito su suo originale e bellissimo disegno.
I disegni dell’acciottolato di ingresso delle chiese di S. Antonio e di S. Abbondio.
Il progetto per la ristrutturazione delle scale e dell’appartamento piccolo del primo piano della casa parrocchiale
L’intero Restauro recente del Santuario di S. Casa (tinteggiatura esterna e cripta). Tutte le pratiche burocratiche, le domande di contributi, i vari solleciti e controlli, ecc. era lui che li faceva. L’amore per il Santuario è stata una passione della sua vita. Fin da giovane studente aveva presentato la sua tesi di laurea in architettura sul nostro Santuario. Aveva poi fatto parte del Comitato in occasione del restauro in base alla Legge Valtellina.
L’attenzione che aveva per pensare qualche progetto per il restauro dell’intera casa del Giovane. Recentemente era impegnato per il rifacimento del tetto di questa struttura.
Le idee che ci aveva fornito per iscritto circa il rafforzamento del muro di sostegno del sagrato della chiesa di S. Abbondio.
Ultimamente (anche nei suoi ultimi giorni di vita nell’ospedale di Sondrio) lavorava per progettare un iniziale restauro della casa adiacente alla S. Casa di proprietà della parrocchia.
Senza il suo lavoro molti di questi interventi non si sarebbero realizzati. Motivo per cui come comunità di Tresivio dobbiamo rivolgergli un sentito grazie. Anche perché Fulvio faceva tutto questo in maniera disinteressata, gratuita, volontaria. Anzi mettendoci del suo volentieri. Senza voler apparire, sempre “dietro le quinte”.
Questo suo servizio per la comunità nostra, e non solo (ho in mente anche il suo lavoro alla Piccola Opera di Traona per esempio) ci lascia senza dubbio una bella e grande testimonianza:
Quella di mettere a disposizione le proprie qualità, le proprie competenze professionali, le proprie doti di qualunque tipo siano per gli altri.
Quella di sentirsi tutti responsabili dei beni comuni.
Quella di non dilazionare i tempi quando si prende un impegno. Fulvio sollecitava sempre di persona e telefonicamente i responsabili (parroco compreso) che dovevano attuare un compito.
Quella di una persona amante dell’arte del bello, della pittura. (Era sua volontà fare una mostra dei suoi numerosissimi quadri nella cripta della S. Casa e di metterli in vendita per contribuire anche con questo alle spese del Santuario. Purtroppo non l’ha potuta realizzare a causa della malattia. Cercheremo di attuarla prossimamente).
Infine non vorrei sottacere la sua testimonianza di uomo di fede. Fulvio aveva una fede non sbandierata, non propagandata, ma seria, adulta, intima, forte. Una fede fatta anche di interrogativi, di dubbi , di domande, e proprio per questo profonda.
Un fede come deve essere se è vera fede. Aveva certamente il suo rapporto personale con Dio fatto di tanti “perché” , che se qui sulla terra molte volte non hanno risposta, ora se li trova chiariti davanti a Lui in cielo”