RIFIUTI: 1) IL PRESIDENTE TARABINI E' PER PORTARLI FUORI PROVINCIA
Ampio dibattito in Consiglio Provinciale sulla questione
rifiuti, caratterizzato da una importante novità: la posizione
del Presidente della Provincia sen. Tarabini che si è
pronunciato a favore dell’esportazione dei rifiuti fuori
provincia considerando la costruzione di un termovalorizzatore
in provincia solo come subordinata nell’ipotesi che
l’esportazione non risultasse possibile.
Per l’esattezza la posizione registrata e riportata virgolettata
dal quotidiano “La Provincia di Sondrio”: «Sono perché il
termocombustore non si faccia, ma se non sarà possibile portare
fuori il pattume, si dovrà concretamente costruirlo, perché non
c’è altra soluzione... Anch’io non lo vorrei in Valtellina - ha
concluso -. E sono sicuro che i valtellinesi spenderebbero
volentieri qualcosa in più pur di esportare il pattume».
Si torna cioè all’impostazione iniziale, a quella del resto che
era stata definita a suo tempo dalla Regione quando aveva
previsto che i nostri rifiuti venissero conferiti all’impianto
SILEA di Valmadrera, poco dopo Lecco
Si è discusso molto sul fatto che prima delle modifiche
legislative in dirittura di arrivo ogni provincia dovesse fare
per conto suo, rappresentando questo come un limite. Opportuno
però rilevare come la Provincia avesse intrapreso una trattativa
con Bergamo, saltata all’ultimo momento per discordanza sul
periodo di durata del contratto (10 o 20 anni). Evidentemente se
si fosse conclusa positivamente non sarebbe stato affatto un
ostacolo la norma dell’autosufficienza provinciale…
Evidentemente ci si è accorti che la strada dell’inceneritore è
assai ardua. Tecnologia per una bassa quantità di rifiuti come è
la nostra, costi, incertezza sui costi, estrema difficoltà a
localizzare l’impianto se non con un’azione di forza sulla testa
di popolazioni locali e loro rappresentanti.
L’Unione Industriali, o comunque chi ne ha scritto in suo nome,
si era pronunciata poco tempo fa entusiasticamente per il
termovalorizzatore, sottolineandone persino la convenienza e
indicando, di fatto, la localizzazione. Alle nostre incalzanti
obiezioni, su questo giornale, su altri giornali, direttamente,
non ha però risposto nulla. Evidente la ragione.
Torna dunque di attualità la posizione da noi sempre sostenuta e
che così si può compendiare:
a) La Regione a suo tempo, vista la esigua quantità di rifiuti
della provincia di Sondrio, aveva indicato l’impianto di
Valmadrera come destinatario dei rifiuti tal quale di Lecco e
Sondrio.
b) La Regione ha approvato il Piano Provinciale Rifiuti di Lecco
con una potenzialità di Valmadrera insufficiente a ricevere i
rifiuti di Lecco e Sondrio come da essa indicato.
c) Che la prima indicazione fosse il frutto di un’aspirazione,
pur comprensibile e giusta, dell’assessore del tempo alla
materia (verde) a ridurre la produzione dei rifiuti non cambia
nulla. E’ la Regione Ente ad aver disposto in questo modo per
cui se i cittadini lombardi sono andati per la loro strada,
diversa da quella auspicata dall’assessore citato, la
responsabilità resta anche se gli amministratori pro-tempore
attuali non sono certo responsabili.
d) In un incontro tra le due Provincie, rappresentate dai
rispettivi assessori alla materia, presenti SECAM per Sondrio e
SILEA per Lecco – incontro ufficiale di cui resta il verbale –
era emersa la possibilità di un accordo ufficiale per bruciare a
Lecco circa 6.000/7.000 tonnellate annue, aumentabili ma senza
impegno preventivo a 9.000/10.000. Due le condizioni: ricevere
in provincia, cosa possibile a Gordona, le ceneri di Valmadrera
ed inoltre stabilire per l’inizio una data alla quale si
riducesse il divario della percentuale di raccolta differenziata
fra Lecco e Sondrio. In aggiunta valutazione di un impianto
comune di compostaggio anche per l’Alto Lario, con nuovissimi
impiantini in sperimentazione positiva, magari anche nel Pian di
Spagna. Significativa la localizzazione, a somiglianza di quanto
fatto nel Parco del Ticino, per via della naturalizzazione del
rifiuto.
e) L’impianto dell’ASM di Brescia è di grandi dimensioni ed è
suscettibile di sviluppo ulteriore. Bruciare, con accordo di
lunga durata, parte dei rifiuti della provincia di Sondrio, una
bassissima percentuale rispetto alla sua potenzialità, non
costituirebbe un problema, salvo naturalmente eventuali problemi
di sfera decisionale (ma là si bruciano solo rifiuti di
Brescia?!?...).
f) Il problema in tal modo non sarebbe quello di un’intera
provincia che gravita su un solo impianto, con le complicazioni
anche psicologiche e sociali connesse. Dovrebbe essere la
Regione ad attuare la sua scelta di alcuni anni fa ripartendo i
rifiuti tal quale della provincia di Sondrio fra le due province
confinanti. Se ci fosse poi anche Bergamo meglio ancora.
g) Premessa essenziale l’incremento della raccolta
differenziata. Se Lecco è ben oltre il 50% non si capisce perché
non si dovrebbe puntare in provincia ben oltre quanto previsto
nel Piano Rifiuti vigente, almeno al 40% prima e al 45% dopo.
Forse che valtellinesi e valchiavennaschi, e loro
amministratori, sono dei “minus quam” incapaci a fare quello che
si fa nel lecchese? Quello poi che in qualche Comune si fa già
anche in Valtellina…
h) Costi. Si era già visto nel passato dove si sarebbe andati a
finire in una ipotesi di questo genere: costi competitivi, e
molto, molto meno di quanto si sta spendendo ora per portare i
rifiuti nel milanese.
Si potrà dire che facciamo i conti senza l’oste.
Il contributo della nostra provincia, sul piano energetico, sul
piano della potenza di punta, sul piano persino dell’acqua, come
si è visto quest’estate, è rilevantissimo per Milano e per una
Regione che ha disperatamente fame di energia. Già per questo la
Regione avrebbe il dovere di intervenire per trovare l’intesa
con Lecco e Brescia, e semmai anche Bergamo, avendo anche la
competenza e i poteri per farlo. A questo aggiungasi la sua
richiamata indicazione per Valmadrera da essa stessa non
rispettata.
Ci sarebbe dunque legittimo motivo per puntare i piedi, e non
solo quelli, anche se siamo dell’idea che probabilmente non ve
ne sarebbe bisogno.
Una via di questo genere dovrebbe però vedere una larga intesa
in provincia per portare al Pirellone l’istanza di una provincia
compatta sulla richiesta (o quasi, salvo che l’Unione
Industriali non cambi idea…).
Sappiamo anche che ci può essere, su questa strada, qualche
resistenza “psicologica” ma, visto che siamo alle cinque della
sera, per dirla con Garcia Lorca, è tempo di decisioni.
Se ci fossero altre strade, sempre a 170/180 vecchie lire al kg,
trasporto compreso, si seguano quelle ma si decida. La via da
noi indicata supera le difficoltà connesse con il bilateralismo
della trattativa
Alberto Frizziero
GdS 28 XI 03
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