Provincia: l Presidente, cosa deve fare

Che cosa? Le richieste di delega alla Regione. Auspicabilmente d'intesa

Giornata elettorale per pochissimi, ovvero soltanto per Sindaci, consiglieri comunali e amministratori provinciali dell'ultimo mandato amministrativo. Due le votazioni: una per la scelta del Presidente, l'altra per eleggere i 10 consiglieri provinciali che non saranno più, come era in precedenza quando votavamo tutti, rappresentanti delle varie zone della provincia. Le candidature erano collegio per collegio, 24 in tutto di cui 21 in Valtellina e 3 in Valchiavenna. In questo modo, anche se non automaticamente perchè c'era la dipendenza dal numero dei voti di lista, il Consiglio Provinciale era veramente la rappresentazione reale della popolazione. In teoria potrebbe succedere anche adesso ma con quel bislacco e scriteriato sistema diventa difficile.

Ormai le 'cinque della sera' alla Garcia Lorca sono arrivate. Nell'arena scalpita il toro, nella fattispecie rappresentato dai problemi sul tavolo, tanti e di spessore. A Roma pensano come sostituire Renzi con Passera. Prima Berlusconi con Monti, poi Monti con Letta, poi Letta con Renzi e ora non va più bene nemmeno lui (sta scombinando troppe cose, innovare è pericoloso...). A Sondrio non ci sono salotti buoni e antri carbonari. Quel che c'è di più importante nell'arena ha visto e vede un ampio consenso. Sono le richieste alla Regione. Ci hanno dato uno status interessante, quello di province interamente montane, noi e Belluno, anche se lo Stato invece di dare lui deleghe margnifonamente ha stabilito che siano le Regioni a darle. E così Roma si approprierà delle competenze sulla acque e noi resteremo fregati.

Il Presidente
Chi sarà il Presidente per i prossimi 4 anni – i consiglieri solo per due! - lo si sapeva già. Questa elezione infatti non prevede come per quella nei Comuni maggiori il ballottaggio se nessuno raggiunge il 50%, in tal caso dovendosi attendere altre due settimane per una nuova chiamata alle urne. Questa sera Presidente Della Bitta e leader dell'opposizione, come in Gran Bretagna, Spada o Presidente Spada e  Della Bitta leader dell'opposizione. Uniti comunque nel portare avanti le richieste formulate dal Presidente Sertori sulle quali non si erano registrati dissensi.
Le pubblichiamo a rate quando è ancora Presidente Sertori ma, di fatto, con la sciarpa azzurra pronta per essere consegnata. Loro non ne hanno bisogno perchè le conoscono già ma ci pare sia opportuno che tanti valtellinesi e valchiavennaschi possano riflettere sul loro futuro.
Cominciamo con la parte generale omettendo solo le formalità di tipo giuridico.

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Deliberazione del consiglio provinciale adottata dal Presidente della Provincia ai sensi dell’art.1, comma 82, della legge 7 aprile 2014, n. 56 n. 24 avente per oggetto la richiesta di "forme particolari di autonomia" alla Provincia di Sondrio in attuazione di quanto disposto dall'articolo 1, comma 3, secondo periodo, e dal comma 52, secondo periodo, della 7 aprile 2014, n. 56 
L’anno 2014, addì 26 del mese di AGOSTO, alle ore 14:00 con continuazione, nella residenza della Provincia di Sondrio il Presidente della Provincia Sertori Massimo, assistito dal segretario generale dottor GIUSEPPE MORRONE, procede alla trattazione dell’ordine del giorno di cui in oggetto.

IL PRESIDENTE PREMESSO che:

In considerazione della prossima cessazione del mandato ritiene di formulare alla Regione Lombardia alcune specifiche richieste in attuazione di quanto disposto dall’articolo 1, comma 3, secondo periodo, e dal comma 52, secondo periodo, della stessa legge n. 56/2014;
- a tal fine è stato predisposto il documento allegato “Richiesta di – Forme particolari di autonomia – alla Provincia di Sondrio in attuazione di quanto disposto dall’articolo 1, comma 3, secondo periodo, e dal comma 52, secondo periodo, della legge 7 aprile 2014, n. 56”; - l’approvazione di detto documento, anche per dare maggiore valenza allo stesso, antecedentemente alla legge n. 56/2014, sarebbe stato di competenza del Consiglio Provinciale, per cui l’adozione dell'atto rientra, comunque, nelle ipotesi di cui al comma 82 della legge n. 56/2014 e non necessita di alcun parere ex articolo 49, del Testo Unico – decreto legislativo n. 267/2000.

Assunti, pertanto, i poteri del consiglio provinciale, ai sensi del sopracitato comma 82, dell’articolo 1, della legge n. 56/2014

PREMESSO che l’articolo 1, comma 52, secondo periodo della legge 7 aprile 2014, n. 56 dispone che “….le Regioni riconoscono alle Province di cui al comma 3, secondo periodo, forme particolari di autonomia nelle materie di cui al predetto articolo 117, commi terzo e quarto, della Costituzione”;
VISTO il documento allegato: “Richiesta di – Forme particolari di autonomia – alla Provincia di Sondrio in ttuazione di quanto disposto dall’articolo 1, comma 3, secondo periodo, e dal comma 52, secondo periodo, della legge 7 aprile 2014, n. 56”;
RITENUTO opportuno richiedere, quale provincia interamente montana della Lombardia, forme particolari di autonomia alla Regione Lombardia;

DELIBERA
1. di approvare l’allegato documento inerente la richiesta di forme particolari di autonomia alla Provincia di Sondrio, nei confronti della Regione Lombardia, in attuazione di quanto disposto dall’articolo 1, comma 3, secondo periodo, e dal comma 52, secondo periodo, dalla legge 7 aprile 2014, n. 56
2. di trasmettere la   deliberazione al Presidente della Regione Lombardia e al Presidente dell’Unione delle province italiane (U.P.I.).

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RICHIESTA DI “FORME PARTICOLARI DI AUTONOMIA” ALLA PROVINCIA DI SONDRIO
IN ATTUAZIONE DI QUANTO DISPOSTO DALL’ARTICOLO 1, COMMA 3, SECONDO
PERIODO, E DAL COMMA 52, SECONDO PERIODO, DELLA LEGGE 7 APRILE 2014, N. 56
La Provincia di Sondrio rivendica, legittimamente per ragioni storiche e per conformazione
territoriale, l’autonomia concessa dalla Costituzione italiana alla province di Trento e di
Bolzano, e che oggi, inspiegabilmente, nella recente riforma del titolo V, della parte
seconda della Costituzione, approvata dal Senato della Repubblica Italiana non è stata
accolta.
Ormai da più anni è in corso un dibattito politico – istituzionale sull’esistenza o meno delle
province nella struttura ordinamentale dello Stato. Svariate sono state le proposte
presentate da numerosi gruppi politici per rivedere, riordinare e anche abolire le Province
in Italia.
Il dibattito ha avuto l’eco dei media nazionali e anche internazionali, portando a una
sensibile rivendicazione da parte dell’intera popolazione italiana per giungere a un
compiuto riassetto istituzionale della Repubblica. Molti, in tal contesto, hanno considerato
le Province come inutili e non indispensabili nell’erogazione di servizi efficienti ed efficaci
alla popolazione. Questo sentimento non è risultato, però, rispondente a quello della
popolazione Valtellinese e Valchiavennasca, che anzi ha dimostrato in maniera
inequivocabile l’attaccamento all’istituzione Provincia intraprendendo svariate iniziative,
culminate con la raccolta di ben 27.000 firme per il mantenimento dell’Ente e l’esposizione
di drappi bianchi con la scritta SO sugli edifici, in modo da dimostrare l’attaccamento della
popolazione all’istituzione, che ne identifica appartenenza, cultura e identità.
Le esigenze della popolazione residente in un territorio interamente montano, come del
resto avvenuto anche da parte della popolazione della provincia di Belluno (uniche
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province interamente montane), sono state accolte e hanno avuto un primo
riconoscimento normativo con l’emanazione da parte del Governo Monti del decreto legge
5 novembre 20, n. 188 “Disposizioni urgenti in materia di Province e città
metropolitane” , decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il 6
novembre 20, nel quale veniva specificato che “……..è opportuno preservare la
specificità delle Province il cui territorio è integralmente montano in virtù della peculiarità
dei relativi territori”.
Proprio grazie alle continue esigenze e richieste avanzate dai territori interamente montani
il governo Monti interveniva nel riconoscere per la prima volta che le Province con
territorio interamente montano dovevano avere un trattamento differenziato rispetto a
tutte le altre. I noti fatti di cronaca politica non hanno consentito successivamente al
Parlamento di convertire in legge quel decreto a seguito del venir meno della maggioranza
parlamentare che appoggiava il governo Monti. Inevitabilmente anche la legge 7 aprile
2014, n. 56 non ha potuto che prendere atto di queste esigenze, già manifestate dai
governi precedenti. Infatti l'articolo 1, comma 3, secondo periodo, della legge 7 aprile
2014 n. 56, riconosce alle province con territorio interamente montano e confinanti con
paesi stranieri le specificità di cui ai commi da 51 a 57 e da 85 a 97 della predetta legge.
Più in particolare, oltre alle funzioni di cui al comma 85 spettanti a tutte le province, quali
enti di area vasta, il comma 86 riconosce alle province con territorio interamente montano
le seguenti ulteriori funzioni fondamentali:
a) cura dello sviluppo strategico del territorio e gestione di servizi in forma associata in
base alle specificità del territorio medesimo;
b) cura delle relazioni istituzionali con province, province autonome, regioni, regioni a
statuto speciale ed enti territoriali di altri Stati con esse confinanti e il cui territorio abbia
caratteristiche montane, anche stipulando accordi e convenzioni con gli enti predetti.
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L’articolo 1, comma 52, secondo periodo, della legge cosiddetta Delrio dispone che, “…. Le
Regioni riconoscono alle Province di cui al comma 3, secondo periodo, forme particolari di
autonomia nelle materie di cui al predetto art. 117, commi terzo e quarto, della
Costituzione”.
Ed è proprio in ottemperanza alle disposizioni normative citate che la Provincia di Sondrio,
quale ente rappresentativo degli interessi dei propri cittadini valtellinesi e
valchiavennaschi, rivendica, quale territorio interamente montano della Lombardia, forme
e condizioni particolari di autonomia nei confronti della Regione.
E’ oggi fondamentale segnare una svolta sul versante delle politiche per la montagna in un
periodo, qual è quello attuale, particolarmente difficile là dove, per fondati motivi, già non
è facile vivere, né fare impresa e scongiurare lo spopolamento con le inevitabili
conseguenze.
Il decentramento delle funzioni amministrative è una sfida particolarmente importante per
il territorio valtellinese e i principi di sussidiarietà, di adeguatezza e di differenziazione
risultano oggi centrali nell’assunzione dei provvedimenti legislativi assunti dalla Regione
per la tutela, la salvaguardia e lo sviluppo dei territori montani.
Una politica regionale accorta deve obbligatoriamente essere in grado di differenziare le
proprie aree di intervento, calibrando le peculiarità del territorio montano, in modo da
favorire la residenzialità delle persone e la vitalità delle imprese, così da garantire loro,
coesione ed inclusione nel più ampio sistema regionale.
E’ giunto oggi il momento di favorire una politica legislativa atta a incentrare una serie di
misure di semplificazione e di specificità proprie da far valere nei territori della montagna
lombarda. Un nuovo grande modello cooperativo e differenziato, che, proprio come
disciplinato dalla legge Delrio, veda il riconoscimento di una corsia preferenziale nei
rapporti in essere con la Regione.
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Il territorio valtellinese e valchiavennasco non può assolutamente restare inerte di fronte
all’ipotesi sempre più fondata della soppressione dell’ente Provincia.
La presenza di piccole comunità sul territorio ha assicurato e garantito la presenza
demografica e il mantenimento di un territorio, quale quello interamente montano, che
innegabilmente ha anche delle oggettive fragilità e, in tal senso, l’ente Provincia è sempre
stata considerata come l’Ente vocato per autonomia alla sintesi degli interessi delle piccole
comunità locali. Un Ente che spesso è stato visto, considerato e riconosciuto come terzo e
imparziale nel formulare la sintesi di molte comunità e referente verso le altre autorità
costituzionali (quali Regioni e Stato) nel rappresentare gli interessi dell’intera collettività di
area provinciale. A tal dimostrazione spesso l’Ente si è occupato di materie non rientranti
nelle competenze che il legislatore gli aveva assegnato, proprio al fine di garantire, in
questa funzione, un’erogazione di servizi soddisfacente ed efficiente alla propria gente
(basti, su tutte, rammentare l’iniziativa intrapresa per la realizzazione della nuova strada
statale 38 e l’ingente contributo di risorse finanziarie che il territorio ha fornito per la sua
realizzazione; un progetto strategico per migliorare i collegamenti della Valtellina con il
resto del Paese).
E’ necessario, proprio per non svuotare il territorio valtellinese e valchiavennasco,
valorizzare le sue peculiarità attribuendogli la conduzione diretta di compiti e funzioni di
rilevante interesse generale, per non tradire le aspettative di gran parte dell’opinione
pubblica provinciale, che ha dimostrato l’attaccamento all’istituzione Provincia e alla sua
innegabile funzione svolta sul territorio valtellinese con iniziative di fondamentale rilevanza
ad esempio il recepimento delle istanze intraprese dallo IAPS (Intergruppo Acque della
Provincia di Sondrio) a difesa della risorsa idrica. Iniziative che sono culminate, non ultimo
per importanza, con l’approvazione del piano di bilancio idrico, unico strumento
pianificatorio in materia di acque adottato da un’amministrazione locale in Italia.
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Non si può sottacere come, non solo nelle realtà caratterizzate dalla prevalenza di piccoli o
piccolissimi comuni, emerga in maniera inequivoca la necessità di un coordinamento delle
funzioni di area vasta; coordinamento che indubbiamente non potrebbe essere
efficacemente garantito da semplici forme associative tra questi stessi piccoli comuni.
Il nostro territorio è vocato, in primis, per conformazione territoriale, in secundis, per
l’esigua popolazione residente sul territorio, a una gestione dei propri interessi e bisogni
collettivi riconducibile a un ente di area vasta, che coincida con il territorio dell’attuale
provincia di Sondrio. A tal fine è fondamentale prevedere una normativa conforme ad
alcuni precetti che già l’ordinamento comunitario conosce in riferimento a territori
svantaggiati come quelli montani e che contestualmente va a configurare un esercizio
ottimale delle funzioni amministrative declinando il principio fondamentale già oggi
sancito dalla Costituzione dell’adeguamento della legislazione alle esigenze dell’autonomia
e del decentramento.
Del resto da tempo si sottolinea l’indubbio svantaggio normativo che la montagna ha
subito, svantaggio che spesso è risultato in alcuni aspetti penalizzante al pari di quello
demografico e di quello infrastrutturale. Si deve, invece, assicurare la presenza dell’uomo
in montagna, in modo tale che la stessa sia concepita come una preziosa risorsa per lo
sviluppo economico-sociale della comunità.
Una politica di confronto dialettico tra le esigenze di un’area interamente montana e quelle
di una politica legislativa regionale volta a contemperare gli interessi contrapposti delle
diverse aree del territorio, necessita oggi di superare quella debole considerazione delle
esigenze della zone montane a cui spesso si impongono delle norme difficilmente
applicabili.
E‘ necessario oggi ripensare, per ragioni di omogeneità e specificità, al diverso modo del
“fare impresa” oggi in montagna, della qualificazione del territorio montano e del
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rafforzamento delle specificità nell’erogazione dei servizi pubblici di ogni sorta, per
garantire la presenza dell’uomo nelle aree montane. Queste attenzioni a maggior ragione
devono essere prese in considerazione dalla Regione nei confronti dell’area valtellinese, la
quale confina con province autonome e con Stati esteri con conseguenti squilibri innegabili
sotto il profilo socio – economico, che richiedono un rafforzamento dell’unità provinciale
rispetto ai rischi di disgregazione. Il principio di sussidiarietà consente oggi a Regione
Lombardia l’integrale devoluzione di funzioni amministrative regolamentari, con
trasferimento delle relative risorse, a una serie di settori speciali e specifici nei quali l’ente
Provincia di Sondrio rivendica autonomia.
Le funzioni che ci si appresta a richiedere necessitano di essere esercitate su una
dimensione territoriale adeguata e specifica, quale quella montana, senza alcun tipo di
accentramento regionale. E’ chiaro fin d’ora che la devoluzione di specifiche funzioni
amministrative non comporterà maggiori esborsi a carico del bilancio della Regione, ma
solo una diversa allocazione delle risorse finanziarie, consentendo, però, alla Provincia di
Sondrio di esercitare compiutamente la propria rivendicazione autonomistica.
Una rivendicazione che necessariamente dovrà essere riconosciuta nello statuto della
Regione Lombardia in modo da enfatizzare il ruolo e la specificità della montagna
lombarda. ( 1 – segue )

Seguirà: 2 - Materie sulle quali si rivendica forme particolari di autonomia
in attuazione dell’art. 1, comma 3, secondo periodo, e del comma 52, secondo periodo, della legge 7 aprile 2014, n. 56

 

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