Obama, e soci, niente Olimpiadi di Sochi. La scusa: l'omosessualità. Due pesi e due misure

Obama in prima linea per il boicottaggio della Russia, accusata di politiche antigay. Ma si fa finta di niente su tanti Stati che prevedono perfino la morte per gli omosessuali!

Le Olimpiadi invernali del 2014 passeranno sicuramente alla storia per molte ragioni. Certamente tutti noi ci auguriamo che non vi siano attentati da parte dall’islamismo integrale, che ha lanciato minacce, e che tale paura resti solo un ricordo. D’altra parte per la prima volta la Russia ha giocato la carta delle Olimpiadi invernali che, sino ad oggi, erano state limitate a Stati di tipo occidentale e di massima ricchi ed opulenti. Tra l’altro la Russia, pur avendo molte montagne, dispone di un numero relativamente limitato di centri di sci alpino, specialità che solo dopo la caduta dell’URSS è divenuta popolare. In pratica la scelta di Putin e degli altri dirigenti moscoviti, che hanno voluto giocare la carta delle Olimpiadi invernali, vuol essere un tentativo di accreditare il nuovo volto di una Russia moderna ed occidentalizzata. Anche per questo Sochi, se tutto procederà come deve, resterà negli annali.

Ma Sochi sarà sicuramente ricordata come l’Olimpiade che ha fatto esplodere nel mondo le problematiche di gay e lesbiche. E benché non sia stato il solo tra i politici del mondo a portare avanti tale tema, non vi è dubbio che Obama sia stato in prima linea a volere una sorta di boicottaggio della Russia, accusata di politiche antigay. Non solo, ma mentre Hollande per la Francia, Merkel per la Germania e Cameron per la Gran Bretagna hanno inviato ministri od altri rappresentanti di buon livello, Obama ha pensato bene di nominare sua rappresentante una tennista lesbica: un vero e proprio schiaffo in pieno viso a Putin, che ha sollevato qualche perplessità persino tra atleti progressisti. Anche perché, se conosciamo l’anima dei russi, sarà restituito con gli interessi.

Ma cosa ha spinto parecchi Paesi occidentali (in realtà meno di quanto si sia voluto far credere) a questa sorta di boicottaggio politico, consistente nell’inviare gli atleti ma non le delegazioni ufficiali politiche all’inaugurazione? La Federazione Russa ha reso l’omosessualità legale solo con la fine del comunismo che invece la riteneva una deviazione borghese o comunque un disturbo mentale tale da meritare cure psichiche. Bisogna però ammettere, come fanno i siti gay più seri, che la grande maggioranza del popolo russo è restata profondamente omofoba. Non sono mancati gli incidenti, specie durante i tentativi di Gay Pride nei quali si è assistito a pestaggi tra omosessuali e fautori della tradizionale linea di chiusura, propria prima dell’URSS oggi della Russia. Sarà stato forse per seguire questa tendenza popolare o per altri motivi, forse anche influenzati dalla Chiesa Ortodossa il cui potere si va espandendo, sta di fatto che non Putin ma la Duma russa, a schiacciante maggioranza (qualcosa come 405 favorevoli e 1 astenuto) ha approvato leggi che non proibiscono l’omosessualità personale, ma comminano severe pene quando essa è svolta con minori e ne proibiscono la propaganda. Va notato, per chiarire anche il quadro politico russo, che nella Federazione vi sono quattro partiti eletti in votazioni giudicate nel complesso regolari. Russia Unita il partito di Putin e Medvedev che ha la maggioranza relativa, i comunisti una solida minoranza, cui seguono i liberal-nazionali in realtà partito di estrema destra; infine un gruppetto di liberali filo-occidentali oltre a parecchi candidati autonomi. Ebbene tutti questi partiti hanno votato compatti, prova evidente che Putin nell’omologare tali norme non ha fatto altro che seguire, certamente il suo punto di vista, ma anche quello della stragrande maggioranza dei russi. Statistiche filo-gay infatti limitano la percentuale dei russi che accettano le attività omosessuali tra il 10 e il 16%. Tutti gli altri sono contrari se non peggio.

Ora Obama di questi fattori se ne è tranquillamente infischiato, partendo dal presupposto che in Russia tutto è voluto da Putin, dimostrando così di avere una visione di questo grande Paese che risale ai peggiori tempi della Guerra Fredda. Ma se veramente Obama, Hollande, Camerun e la prosperosa cancelliera Merkel non avessero nulla da rimproverarsi sul tema gay e lesbiche, questo atteggiamento verso la Russia potrebbe anche trovare una sia pur parziale giustificazione. Ma … ma le cose sono un po’ più complicate, anche se gran parte della nostra stampa e della nostra TV, ben legate ai grandi gruppi e potentati economici, si sono ben guardate di informare gli italiani e gli europei. Lasciamo un momento da parte la Merkel che ha affermato: ” in 8 anni di cancellierato non sono mai andata a una Olimpiade. Non vedo perché avrei dovuto andare a questa”. Sarà una scusa ma se non altro è abbastanza ben trovata. Ma quanto a Obama e agli altri, se noi cerchiamo nei siti gay o di informazioni generali che ormai pullulano su internet scopriamo dei fatterelli che al minimo dovrebbero far arrossire Obama, Hollande e pure Camerun. Orbene noi sappiamo che alleati di ferro degli Stati Uniti sul piano militare, politico ed economico sono gran parte dei Paesi della Penisola arabica. Ed allora, come sono trattati i gay in questi Paesi? Diciamo subito che di matrimonio, unione civile o leggi antidiscriminazione non è neppure il caso di parlarne. Ma c’è di peggio. In Arabia Saudita l’omosessualità è punita con la morte e solo in casi minori ce la si può cavare con la prigione ed un buon numero di nerbate. Nel Bahreim sono più comprensivi: solo 10 anni di prigione. Nei modernissimi e scintillanti Emirati Arabi Uniti, colonna portante della nuova economia fondata da accordi tra arabi, europei e statunitensi non vi sono mezze misure: la morte! Il Kuwait, forse riconoscente verso gli USA per la liberazione dall’Irak, commina solo 7 anni di prigione agli uomini. Battuto peraltro dal Libano, Paese però in parte cristiano non dimentichiamolo, che si limita a 1 anno di galera. Quanto al Qatar, il celebre emirato di Algiaizira, la televisione che spinse alla famosa Primavera Araba, ebbene non scherza: 5 anni di prigione per gli omosessuali. La Siria, paese sostanzialmente laico, si accontentava di 1 anno ma se, come teme qualcuno, andranno al potere gli integralisti islamici, per gli omosessuali saranno dolori. Come sono dolori per gli omosessuali palestinesi che per sfuggire la pena di 10 anni di prigione (ma in qualche caso persino la morte), scappano in massa in Israele! Persino il paradiso turistico delle Maldive non sfugge a queste regole volute dalla Sharia o comunque dai codici penali influenzati da essa. In questi atolli, in resort di lusso serviti come principi, bisogna sapere che l’omosessualità maschile è punita con reclusione sino a 10 anni oltre a 30 nerbate; le donne se la cavano meglio: 1 anno di arresti più le usuali nerbate.

Il discorso potrebbe essere ancora molto lungo e riguardare Hollande e Camerun rispetto agli Stati ex coloniali dell’Africa, ove le pene sono di poco inferiori. Solo un paio di esempi, peraltro estremamente indicativi. Il Senegal, notevole meta turistica e stato legatissimo alla Francia, punisce l’omosessualità con reclusione da 1 mese a 5 anni. Gibuti, lo Staterello tra Somalia e Eritrea, ove forse sono più i militari americani e francesi delle basi per il controllo della zona che gli abitanti locali e ove quindi ci si aspetterebbe una grande tolleranza verso gli omosessuali, li si punisce invece con la reclusione da 10 a 12 anni.

Ma allora Obama, Hollande e Camerun si sono mai accorti che i loro principali partner, vuoi economici, vuoi politico-militari, trattano gli omosessuali in tal modo che le misure prese da Mosca sembrano dei buffetti sulla guancia? Perché il nostro Obama, così sollecito ad inviare una lesbica a rappresentarlo a Sochi non ha mai pensato di spedire un omosessuale in qualche capitale araba, magari in Arabia Saudita oppure in Yemen ove la pena, per gay e lesbiche, giunge alla fustigazione a morte? Perché non inviare una bella equipe di giornaliste lesbiche nel Qatar? In fondo non rischierebbero che soli 5 anni di prigione! E perché l’iperprogressista Hollande, la cui presenza militare a Gibuti di fatto è l’unico sostegno economico a quel governo, non ha trasmesso a quegli statisti un chiaro messaggio: “Piantatela di perseguitare gli omosessuali”?. Quanto a Cameron che sicuramente come primo ministro della Gran Bretagna è in qualche modo erede del suo grandioso impero, perché non ha mai scritto alle ex colonie di Tanzania ed Uganda, che mantengono strettissimi rapporti politici ed economici con Londra, affermando “Non vi sembra che l’ergastolo o 25 anni di prigione siano un po’ troppi per il reato di omosessualità..?”. E per finire come mai nessuno di questi sensibilissimi uomini politici non ha avviato una campagna di stampa ed informazione verso le Maldive, ove a migliaia accorrono i loro vacanzieri, per convincere quel governo a più umane sentenze nei confronti degli omosessuali? Fermiamoci qui, l’elenco sarebbe molto lungo.

L’impressione è che il problema degli omosessuali, cha tra l’altro sino a qualche mese orsono era lasciato decisamente  in sordina, sia stato usato da questi Paesi non solo e non tanto per garantire diritti umani, che in altri Stati sono ben maggiormente violati senza che nessuno muova un dito, quanto piuttosto per colpire Putin e la Russia.

Non dimentichiamo che il premio Nobel per la pace Obama, con il fido Hollande al seguito, avevano schierato dinanzi alle coste siriane una possente Armata Navale, il cui scopo era di ripetere il “colpo” già riuscito in Libia: rovesciare il Governo e permettere ai rivoluzionari di prendere il potere. Ma in Siria le cose non sono andate per il verso giusto: il Parlamento britannico, per nulla convinto delle motivazioni di quell’intervento, ha fermato le sue truppe. Poi è intervenuto Putin che ha fatto comprendere che mai avrebbe tollerato l’intervento. Infine Papa Francesco si è schierato per la Pace. E per Hollande e Obama non c’è più stato nulla da fare. Sono dovuti ritornare con le pive nel sacco alle proprie basi, rinunciando ad abbattere il potere di Assad che, tra l’altro, si sta dimostrando più solido del previsto. Ma evidentemente Obama, Hollande e Camerun non hanno per nulla dimenticato la presa di posizione di Putin (che tra l’altro aveva alle spalle Cina e India) ed hanno giurato di fargliela pagare alla prima occasione. Che si è presentata a Sochi.

Resta solo da sperare che i problemi legati all’omosessualità si risolvano e si chiariscano, più che in Russia, in tutti quei Paesi ove gay e lesbiche sono martoriati.
Ma soprattutto che lo sgarbo di Obama a Putin non porti ad una nuova glaciale Guerra Fredda.
 

Nemo Canetta
Costume