Con l'India siamo in guerra. A casa i nostri soldati nel mondo!

Con l'India ormai siamo in guerra. Oltre la questione dei due marò, ai quali bisogna continuare ad essere vicinissimi, arriva, a dimostrarlo, anche dell'altro.

Una guerra che si combatte anche con le armi di oggi, i soldi. Avevamo vinto una gara internazionale per 12 maxi-elicotteri da trasporto VIP Agusta Westland AW-101. Idem per il supersiluro Black Shark che aveva stracciato un simile tedesco (previsti 98). Avevamo e abbiamo in corso 'affari' relativi a quello di cui volentieri faremmo a meno - ma che purtroppo in realtà non si ferma - per un ammontare stimato sui sei miliardi di €uro.
C'è una manifestazione fieristica biennale della morte dedicata agli armamenti ed equipaggiamenti navali, terrestri e della sicurezza interna, Defexpo 2014 (Land, Naval & Internal Homeland Security Systems Exhibition), aperta giovedì scorso a Nuova Delhi. Nata nel 1981 come costola del Ministero della Difesa indiano per questo particolare tipo di commercio, nei due sensi, di import ma anche di export. E poi a Bangalore ogni due anni fanno Aero India.
Ovviamente avevano prenotato fior di stands Finmeccanica e una serie di sue società italiane del settore.

Ci hanno cacciato via.
Il ministro della Difesa indiano AK Antony ha precisato che verranno restituite le cifre pagate per il plateatico degli stand. Non certo quello di tutti gli allestimenti e altre spese che però sono il meno. Si tratta invece di un segnale preciso con riferimento sia ai marò che al processo che si svolge a Busto Arsizio per via delle ipotizzate tangenti nella vicenda della cessione degli elicotteri.

Come si vede, siamo in guerra.
Ci hanno messo due anni a riuscire a mettere in piedi un'accusa che quando è venuta ha invertito le cose. Da militari in svolgimento di funzioni, ufficiali sulle basi di accordi internazionali antipirateria, all'accusa di essere pirati.

Sorvoliamo ora sul comportamento italiano che è stato da dilettanti allo sbaraglio ad ulteriore dimostrazione che i 'tecnici' è bene stiano al largo da poltrone ministeriali o altre che contano perchè, uno dopo l'altro, non fanno altro che combinare guai. Lo abbiamo documentato in precedenti articoli. Ora siamo alle cinque della sera. Si è svegliata finalmente l'Europa, anche perchè le si sono finalmente aperti gli occhi. Una mancata soluzione del problema significa la fine del pattugliamento internazionale anti-pirati i quali ne sarebbero felicissimi, con mille grazie all'India. Se ne accorta persino la baronessa inglese responsabile – si fa per dire – della politica estera dell'UE e lo ha riconosciuto in TV.
L'omuncolo, fisicamente parlando, dell'ONU come si occupa dei gay potrebbe occuparsi anche di una situazione di ben maggiore importanza, invece ha fatto l'indiano, in tutti i sensi, e si è tirato fuori.

Per lui è una questione fra due Stati!
Ah sì? E allora è una questione fra due Stati anche il Libano. A casa i 1300 soldati che abbiamo  lì.
Ah sì? E allora è una questione fra due Stati anche il Sinai. A casa le quattro navi di base a Sharm che ci costano 9 milioni l'una al mese.
Ah sì? E allora è una questione fra due Stati anche l'Afghanistan visto che qualche dispiacere all'India i talebani pare proprio glielo diano. A casa!

Domani il Ministro degli Esteri dovrà riferire in Parlamento visto che i presidenti delle Commissioni Esteri e Difesa del Senato Casini e Latorre lo hanno chiesto, giustamente  sospendendo l'esame del provvedimento sulle missioni all'estero. Ebbene saremmo lieti di poter vedere 315 senatori, più quelli a vita, porre all'unisono il da farsi: marò in Italia, sennò a casa gli oltre 8000 nostri militari sparsi per il mondo.
Non l'annuncio, ma il ritiro effettivo e nel solo tempo necessario alla logistica.
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