CRISI. Troppi astemi a Roma nei Palazzi del potere
Governo alle ortiche? Calma e gesso. Prima dilettiamoci con argomentazioni serie, sebbene non lo dimostrino in apparenza.
I guai, grossi, in cui infatti si trova il nostro Paese quale principale motivazione hanno? Nessuna delle mille che sentiamo tutti i giorni. La vera ragione è che se non tutti, quantomeno troppi sono astemi. Gli astemi infatti vanno, gusti loro, a Coca Cola, aranciata, chinotto, the verde, Gatorade e altre amenità, si fa per dire, di questo genere. Gli altri continuano a preferire la più antica e la più naturale delle bevande, particolarmente apprezzata se viene da un vitigno chiamato Nebiolo piazzato su storici terrazzi. Oltre al piacere intrinseco che dà, il vino consente frequentazioni precluse invece agli astemi, categoria alla quale sembra dunque appartengano diversi personaggi di quelli con la 'P' maiuscola, per alcuni magari più che per merito quantomeno per lo spazio loro dedicato dalle TV.
Parliamo dell'oste.
L'astemio non ha occasione di frequentarlo e quindi riesce in una a farsi ben due autogol.
- Il primo viene dalla saggezza popolare per la quale, come è noto, ”non si fanno i conti senza l'oste”
- Il secondo arriva dalla Roma imperiale nella quale il vino era negato a donne e minori di 30 anni perchè solo gli uomini maturi potevano affrontare il micidiale frutto di una buona bevuta di Falerno o Greco o ...Sassella. Era infatti codificato: “in vino veritas”.
Avere reggitori dello Stato che non conoscono l'oste con l'esito che vediamo e che si devono affidare a supposizioni invece di trovare la verità nel fondo del bicchiere dopo averne assaporato il contenuto è un vero handicap. Vediamo infatti cosa avrebbe potuto succedere se gli astemi si fossero convertiti e avessero abiurato quella loro deleteria pratica. Se cioè avessero fatto i conti con l'oste e si fossero resi conto della verità delle cose.
Obama, Cameron, Holland nel Club degli astemi
Un'incursione, per inciso, fuori dai confini nazionali per ritrovare nella categoria degli astemi persino il trio Obama, Cameron, Holland che, follemente partiti con spirito bombarolo per far piovere in Siria missili a iosa, ordinando conseguentemente alle loro fabbriche da guerra altrettanti di quelli sparati, non avevano pensato all'oste, in primis Papa Francesco. Fosse infatti rimasta solo la Russia a proteggere la Siria (non Assad al sicuro in qualche bunker ma la povera gente, e parla uno che sotto le bombe, esplose a pochi metri, c'è stato) i Cruise e le altre diavolerie avrebbero prodotto rovine e, come li chiamano, danni collaterali, ovvero spedizioni al Creatore di gente come noi. Non avevano fatto i conti. Hanno preso, tutti e tre, una bella musata. Stalin dopo avere chiesto 'quante divisioni ha il Papa?” avuta la risposta che al più aveva qualche decina di guardie svizzere concludeva che non c'era dunque da preoccuparsi. Quello senza divisioni e senza missili, in una con tanti uomini di buona volontà ha dimostrato cose importanti. Hanno tentato gli astemi di darsi il merito dicendo che l'esito è dovuto alla loro dimostrazione muscolare. Lasciamoli dire. Da molti, molti anni non si registrava a livello internazionale un così clamoroso dietro-front come quello dei tre bombaroli delusi.
Astemi: 1 - Berlusconi
Cominciamo dall'astemio Berlusconi. Avesse avuto un oste a portata di mano, facendo i conti avrebbe evitato, ad esempio, lo scontro frontale con la Magistratura, al più, e forse anche con qualche fondamento, prendendosela con qualcuno. Andreotti docet. Non snoccioleremo i grani del rosario, un rosario del tutto laico ovviamente, perchè in 19 anni le occasioni in cui l'oste era altrove non sono poche, ivi compreso l'avere sbagliato i conti su quanti parlamentari sarebbero andati con Fini. Arriviamo quindi al 2013, anno in cui gli anni sul groppone sono diventati 77, curiosamente 'le gambe delle donne', oppure 'i diavoli' secondo la smorfia napoletana, un anno triplamente 'bisestile' per il Cavaliere, roba da esorcismo anti-iettatori. E qui emerge in tutta evidenza l'assenza dell'oste e il conseguente errore nei conti. Ce ne sarebbero diversi, forse quello di poco fa e non per il merito ma per il modo, 'padronale', ma limitiamoci al punto centrale, afferente l'ultimo capitolo giudiziario, ultimo per ora prima della grandinata che sta per aggiungersi con gli altri procedimenti in retta di arrivo.
La quadratura del cerchio
Da un osservatorio alquanto imparziale, quindi guardando con distacco le cose romane, avevamo evocato la quadratura del cerchio, e anche il pi greco, per indicare come la situazione fosse ingarbugliata e quali strettissimi margini ci fossero per un'eventuale ricerca di soluzione. Non è che ci siano in Valtellina gli Einstein della politica, c'è magari quel distacco che si diceva prima e che permette, da non astemi, a leggere serenamente gli sviluppi. Il fare i conti senza l'oste è stato ripetuto.
Il primo default il pensare che la Corte di Cassazione, che non giudica nel merito, che non rifà il processo come succede nell'appello, che non sente testimoni, potesse dare un esito a lui favorevole.
Il secondo il pensare che il problema suo lo poteva risolvere Napolitano.
Il terzo il pensare che lo poteva risolvere – o comunque poteva cooperare a risolvere) il PD l'oste principale essendo la base del partito tanto è vero che non è passata neppure la cosa più lineare ossia l'interpello della Corte Costituzionale sulla possibilità o meno della retroattività della Legge Severino.
L'ultimo punto riguarda la situazione in corso, in particolare le dimissioni di tutti, o quasi, i parlamentari. Anche qui i conti senza l'oste. Tutti o quasi hanno firmato. Se verranno consegnate definitivamente dovranno subentrare i primi non eletti e così via fino all'esaurimento dei candidati in lista. L'oste chiede quanta sicurezza c'è che i subentrati a loro volta diano le dimissioni dopo avere avuto una chanche incredibile? Ne bastano pochi per aggiungersi a Scelta Civica e ai PD per dare la maggioranza a un Letta bis.
Si potrebbe continuare ma occore andare a vedere anche gli altri lidi.
Gli astemi del PD
Il PD di conti sbagliati ne ha un'enciclopedia a partire da quando Occhetto era lo stravincitore prima del voto e poi, 1994, si trovò nei banchi dei deputati, di fronte a quello del Governo occupato da Berlusconi (che poco dopo a sua volta dimenticò l'oste con risultato che Bossi tolse l'appoggio).
Il primo default nelle primarie. Quelle di Prodi erano state quasi un censimento non una scelta politica. Le ultime non tanto. L'oste in questo caso Renzi ma a sua volta dimentico di fare i conti con lui 'rottamando' tutta la 'nomenklatura' del Partito.
Il secondo nella campagna elettorale che avrebbe dovuto essere una passeggiata per Bersani secondo i sondaggi della vigilia e finì ad essere la copia conforme dell'esperienza di Occhetto
Il terzo di insistere sugli appelli rivolti al PdL di mostrare senso di responsabilità tenendo a parte la questione Berlusconi. L'oste in questo caso nelle cose stesse. Chiunque di noi in una simile situazione che avrebbe fatto? Una pacca sulle spalle di Silvio, magari anche un abbraccio e fors'anco l'aggiunta di un augurio nella nuova sede? L'oste è anche rappresentato dal processo che si è innestato all'interno del PD, dai 105 franchi tiratori a Prodi via via persino alla difficoltà di scegliere date e regole congressuali al punto di dire a quasi un migliaio di delegati di andare pure a casa che ci penserà la Direzione.
L'assurdità infine di fare muro di calcestruzzo rinforzato da acciaio alla proposta di sentire la Corte Costituzionale tanto più che sta per arrivare l'interdizione dei pubblici uffici e incombono gli altri processi. L'oste a spasso?
L'ultimo punto di materializzazione dell'oste: Grillo, sia nel caso che un gruppetto 'tradisca' dicendo sì alle sirene del PD, che nel caso di mantenimento di un blocco monolitico 'antisistema', sia perfino nel caso di Grillo salti il fosso pur di ottenere in cambio qualcosa di pesante, che infine si debba andare a elezioni dalle quali Grillo può riuscire o ridimensionato o anche consolidato. Qui ci sarebbe il convitato di pietra non l'oste per la totale imprevedibilità.
Astemi: Monti
C'é ancora da portare a casa qualche altra riflessione.
Monti.
Il non aver fatto i conti con l'oste – anche se, come vedremo, di questa 'dimenticanza' il totale demerito spetta magari ad altri, a lui restando addebitabile l'aver acconsentito – ha ottenuto tre risultati eccezionali per la loro scellerataggine politica:
Ha favorito la quasi-vittoria di Berlusconi.
Ha favorito la certa sconfitta del PD.
Ha di fatto spappolato l'area di centro, ridicolizzando Fini e ridimensionando Casini.
All'indomani del voto nella sua prima dichiarazione in TV Monti si è dichiarato soddisfatto del risultato (beato lui visto che dalle urne è uscito un esito grossomodo della metà di cui parlava alla vigilia qualcuno dei suoi autorevoli sponsor, con un prosciugamento di voti quasi totale da Fini e robusto da Casini.
Avesse continuato la sua attività di governo, senza annunciare che scendeva in campo, a quel punto ovviamente esponendosi a un tipo di rapporto concorrenziale con i due Partiti che lo sostenevano, molte cose sarebbero state diverse, profondamente diverse. Analisti giudicano che in quella situazione Bersani avrebbe vinto, che forse le porte del Quirinale si sarebbero spalancate non a Napolitano per il bis ma, secondo i casi, o a lui, Monti, o all'eterno silurato, lui indiscutibilmente sinora l'unico statista di cui può disporre il PD, Massimo D'Alema.
Un peso massiccio
Il conto maggiore per non avere fatto i conti con l'oste spetta dunque proprio a Monti.
Quando arrivò Luca di Montezemolo dopo mesi di batticuore ('scende in campo', no 'non ancora', 'pare di sì' eccetera) ci fu preso dall'entusiasmo fece la sua previsione, almeno di un 20%. C'era una logica dietro. Se effettivamente fossero andate così lo cose Monti avrebbe avuto in mano il pallino. Sì governo di centro-sinistra 'ma Palazzo Chigi a noi'. Piedi di argilla di un gigantino come si è poi configurato il nuovo movimento politico che avrebbe dovuto assumere il ruolo guida con la benedizione dei poteri forti ma anche di qualche porporato che, specie all'inizio, si era speso un po' troppo. Il centro con Casini, Fini, Rutelli, l'ex segretario della CISL, altri nomi illustri in giro per l'Italia, colonne dei salotti ma forse un po' debolucci sul piano del consenso elettorale a Cominciare appunto da Luca di Mo0ntezemolo che, come ha detto qualcuno, il suo voto lo ha portato e forse anche quello della moglie.
Ora?
Berlusconi guardi nel bicchiere, una volta assaporato il vino per avere percezione 'della verità'. Il momento dei conti, impietoso se vogliamo ma ineluttabile: con le Istituzioni, foss'anche il Comune di Menarola (fin che dura), il suo ciclo è concluso. Tutt'ora aperto, senza che alcuno possa sbarrargli anche questa strada, quello politico per dirla con qualcuno 'da padre nobile', cominciando, e questa sarebbe politica, a sostenere in prima persona un governo 'contrattato' che porti a sintesi le esigenze delle forze che lo sostengono. Avrebbe molti consensi.
Non ha alternative.
Letta guardi nel bicchiere, una volta assaporato il vino per avere percezione 'della verità'. Per un altra partita in cui fare i conti, oste o osti, Renzi o la 'nomenclatura' (che esiste ancora, non è liquefatto e in democrazia tutte le voci hanno cittadinanza). C'é un oste però con cui debbono fare i conti tutti ed è il passato. Al di là dei diversi nomi del/dei Partito/i ci sono ben otto croci nel tempo in cui sta per essere posta l'unica del centro destra. 8 segretari in così poco tempo significa bene qualcosa. Chi vorrebbe aspirare, peraltro legittimamente, alla guida del Paese, non può non assumere come metodologia quella, appunto, di fare i conti, ma questa volta in grande, con un oste con laurea e master in strategia di sviluppo.
Ci sarebbe dell'altro ma prima di chiudere debbo rispondere ad una domanda che qualche lettore potrebbe farmi: “ma tu scrivendo quello che hai scritto li hai fatti i conti con l'oste?”.
Risposta: certamente. Li ho fatti e una serie di analisi alle spalle, conservate in memoria e quindi consultabili, lo dimostra. Il mio oste è il lettore che un domani, o anche a distanza di tempo può verificare la bontà o meno di quello che ho scritto oggi. Condivisibile o meno - la dialettica, il confronto sono lievito di democrazia – quello che ciascuno legge importa in ogni caso un riconoscimento particolare: quello di onestà intellettuale. Un requisito che ove espresso ma riconosciuto anche 'all'oste' di turno facilita il dialogo e spesso fa scoprire che le distanze possono essere variabili, possono essere ridotte, possono persino essere integrate.
Le agenzie impazzano. Le TV pubbliche vanno come niente fosse, alcune private dimostrano di fare i conti con l'oste, il pubblico.
Noi, scritto quanto sopra, attendiamo che le emozioni salgano dal fegato al cervello nel mare magnum (vedasi una emblematica foto di un solitario Napolitano) degli stimoli di questi giorni, di queste ore. LA NOTTE PORTA CONSIGLIO, L'OSTE SUGGERISCE, LA FANTAPOLITICA (GRILLO) POTREBBE NON ESSERE FANTAPOLITICA! , continuando a ragionare stamane dopo un sonno salutare vien da riflettere sul fatto che la notte porta consiglio. In questo caso il suggerimento che ci arriva è di valutare un'altra variabile, finora sottotono. I conti bisogna farli tutti con l'oste, e farli con tutti gli osti. Un politico valtellinese ebbe tempo fa da dire alla DC alle prese con una certa turbolenza interna tra correnti, soprattutto per questioni di potere. che "il potere lo dovranno rendere prima di dividerselo". Il suggerimento aprì gli occhi a qualcuno che si affrettò ad andare in cantina trovando le soluzioni adeguate. Potremmo essere nella stessa situazione. Berlusconi non ha fatto e non fa i conti con l'oste ritenendo i sondaggi Vangelo e la riconquista del potere scontata. Il PD non ha fatto e non fa i conti con l'oste, nella fattispecie snobbando, o cercando di adescarne una pattuglia, i grillini. A mosse sbagliate nelle prossime settimane, resposnso del nostro oste, l'potesi ritenuta di fantapolitica potrebbe rivelarsi nion proprio fantapolitica e quindi il terzo a godere fra i due litiganti sino a ieri alleati nel governo.