Pensioni d'oro & C. Riflessioni serie di Ferragosto

"Ovvìa, l'è tutto da rifare” - Pensioni d'oro – Altra casta - Evasione fiscale di sopravvivenza - Ma (non) c'è Miss Italia! - Svendiamo aziende? - I prodotti spacciati come italiani – Nascite in diminuzione - E per finire via libera all'autore: Al di là

Mario Pulimanti, alquanto eclettico, produce molto. Non possiamo pubblicare, specie nella nuova versione del giornale, che parte soltanto di quanto ci manda. Merita comunque perchè in molte delle sue riflessioni traduce il comune sentire che in fin dei conti è ancora quello che un tempo veniva chiamato buon senso. Ne diamo ora una piccola antologia.

"Ovvìa, l'è tutto da rifare” - Pensioni d'oro
Premesso che ritengo che la Costituzione in alcuni punti andrebbe aggiornata, anche se molte persone ne sostengono invece l'intangibilità totale, trovo strana la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimo il contributo sopra i novanta mila euro annui, introdotto nel 2011, e ha deciso per il rimborso che sarà di quaranta mila euro annui.
Ma la Consulta -che, tempo addietro, aveva  anche bocciato il ritocco delle pensioni d’oro-  invece di difendere questi privilegi, non potrebbe intervenire per esempio sul cambio del sistema da contributivo a retributivo che di fatto ha abbassato le pensioni?
Dico questo considerando anche il fatto che, tra i beneficiari delle pensioni d'oro, ci sono anche gli stessi giudici dell'Alta corte che, alla fin dei conti, hanno emesso una sentenza che li riguarda in prima persona.
E mi sembra che ci sia perciò un vero caso di conflitto d'interessi in questa sentenza della consulta dato che i maggiori beneficiari, oltre a certi politici, sono loro ed i Generali delle Forze Armate.
Sarebbe giusto stabilire tetti stipendiali e pensionistici per le più alte cariche dello Stato e per gli alti dirigenti, tenuto tra l’altro conto che, mentre ci sono famiglie che non arrivano alla fine del mese, i commessi della Camera e del Senato guadagnano otto mila euro mensili e uno stenografo duecentocinquanta mila euro annui.
Perciò, prima di  toccare le buste paga dei pensionati Inps, bisognerebbe eliminare i privilegi di queste caste perché -come amava dire Gino Bartali- "ovvìa, l'è tutto da rifare".

Altra casta
Certamente molti alti funzionari pubblici del Parlamento sono in gamba, però è ingiusto che abbiano un trattamento economico così elevato. Inoltre per il personale della Camera i trattamenti di favore a cascata e in modo proporzionale, vengono estesi a tutti i livelli, dai quadri fino agli uscieri. Infatti operai, barbieri, uscieri e commessi del Parlamento godono di privilegi garantiti in eterno. Un modo, anche questo, per cementare il consenso e il senso di appartenenza alla casta. Quanto ci vorrà per sgretolare questa diffusa rete di privilegi? Temo molto tempo. Mario Pulimanti
Noi italiani sappiamo bene che le tasse si devono pagare. Punto e basta. Ma siamo anche consapevoli di essere tra i contribuenti più tartassati d'Europa. E non è un record di cui andare fieri e di cui essere felici. Mario Pulimanti

Evasione fiscale di sopravvivenza
Il viceministro dell'Economia Stefano Fassina riconosce che esiste "un'evasione fiscale di sopravvivenza" cioè quell'evasione di chi non ce la fa a pagare le tasse davanti a una pressione fiscale ormai insostenibile; oppure quella del lavoratore dipendente tartassato, che evade su qualche lavoretto che gli serve per arrivare a fine mese.
A prima vista sembrano pensieri berlusconiani questi dello storico nemico di Renzi, dato che pure il Cavaliere, quando era premier, disse: “Se lo Stato mi chiede oltre il 50% mi sento moralmente autorizzato a evadere”.
Comunque è innegabile che quello che Fassina dice tutti noi lo pensiamo anche se certi benpensanti si sono scandalizzati nel sentire queste parole.
Fassina ha semplicemente detto la verità senza la solita ipocrisia che contraddistingue la classe politica
Infatti ulteriori tasse incrementerebbero l'evasione e abbatterebbero il PIL in un momento come questo, dove è giusto riflettere sull'equità del sistema fiscale e sulla esigenza di ridurre il peso delle imposte, considerato che, accanto agli evasori incalliti  ci sono anche aziende che soffrono di una drammatica mancanza di liquidità e fanno fatica a pagare le imposte.
E, se lo facessero, dovrebbero chiudere o ridurre la loro attività, licenziando o collocando in mobilità i loro dipendenti.
E poi ora stanno arrivando anche due belle batoste come le tasse sui rifiuti Tarsu e Tares.
Inoltre é giusto una cosa iniqua come lo scudo fiscale?
E  -mentre quelli che hanno lucrato a mani basse sui tesori di stato continueranno a portare i propri capitali all'estero-  a noi, umili cittadini che sognano invano un fisco più equo che tenga conto di chi vive con redditi fissi, non ci resta che pagare cercando di tirare avanti alla meno peggio.
Certo, in un Paese civile le tasse bisogna pagarle, ma è anche pur vero che un Paese si può veramente ritenere civile quando mette i suoi cittadini nella condizione di farlo.

Ma (non) c'è Miss Italia!
La Rai non trasmetterà Miss Italia 2013. Se lo sapesse Enzo Mirigliani, si rivolterebbe nella tomba.
Miss Italia, il concorso più famoso d’Italia da lui ideato, che ha dato fama a centinaia di italiche bellezze, da Sophia Loren a Gina Lollobrigida, da Martina Colombani a Cristina Chiabotto  (solo per citarne alcune tra le più famose) chiuderà i battenti televisivi, infatti la Rai rinuncia quest’anno alla diretta dell’evento.
L'esborso economico per le due serate dello storico concorso di bellezza toglierebbe dalle casse Rai troppi euro.
In più le due serate sarebbero state trasmesse a inizio settembre, fuori della prima fascia di garanzia, quella più ambita dai pubblicitari, con un bacino di audience più basso.
Laura Boldrini considera "una scelta moderna e civile", quella della Rai di rinunciare a mandare in onda Miss Italia.
Al contrario Fiorello  difende il concorso di bellezza dicendo che “è ipocrita prendersela con un programma che ha portato fortuna a tante ragazze, belle e parlanti”.
Ritengo che la Rai, al di là di tante dichiarazioni di principio, abbia deciso di escluderla dalla propria programmazione soprattutto perché era un format considerato stantio e poco spettacolare, in costante calo di audience e sempre meno appetibile anche per gli sponsor.
Il dibattito a posteriori che questa scelta ha suscitato mi è sembrato quantomeno singolare e permeato di quella ipocrisia un po' snob che è tipica di alcuni ambienti culturali del nostro Paese.
Rispetto le opinioni della Presidente della Camera, Laura Boldrini, ma, al contrario di lei, credo che l'assenza di Miss Italia dal palinsesto della Rai non modificherà in nulla né la condizione né l'immagine della donna nel nostro Paese.
Insomma io la penso come Fiorello e  non ci trovo niente di male in questa trasmissione, che fa parte fondamentale del costume italiano.

Svendiamo aziende?
Dopo Bulgari e Fendi lascia l’Italia anche la Pernigotti, andando in Turchia. Ora probabilmente toccherà la stessa sorte anche alla Finmeccanica, ultimo gioiello della ricerca e tecnologia nazionale. In Italia ci sono senz’altro bravi imprenditori, però le rivalità tra marchi impediscono spesso anche la stipula di banali accordi, mancando un ecosistema favorevole all'impresa ed una capacità, anche da parte degli stessi imprenditori, di fare sistema con l'obiettivo di difendere i veri punti di forza e di muoversi sui mercati come cacciatori e non solo come prede. Del resto questo è il mercato, dove pesce grosso mangia pesce piccolo. E, sebbene in Italia ci sia un ottimo livello di creatività e di spirito d'impresa, le nostre aziende devono comunque fare i conti con un sistema bancario non sempre pronto a rischiare. Quindi non è che gli stranieri siano più bravi, operano solamente in un humus più favorevole. Pertanto, molte aziende italiane vanno all'estero alla ricerca di minori obblighi di lavoro, migliori infrastrutture e burocrazia più efficiente. Con questa fuga di nostre aziende all’estero é come se lo stile italiano stesse divenendo un patrimonio esteso all’intero mondo, grazie alla caduta dei confini geografici, politici e commerciali, grazie all’accresciuta mobilità delle persone e delle imprese, grazie anche all’azione, più o meno consapevole, delle comunità italiane all’estero. Anche le minacce sono divenute globali, come il rischio della clonazione dei prodotti. Un Paese competitivo è in grado di crescere e di prosperare non in una logica di conflitto ma in una prospettiva di alleanze virtuose. Nonostante tutto, rimango ottimista: vedo infatti l’Italia come un Paese che non teme il confronto globale perché ha radici solide, ricche e generose. Radici che sono state piantate in un terreno reso fertile da tradizioni, cultura, storia e che hanno prodotto uno stile inimitabile. Ancora oggi, in un’era di innovazioni continue, il Made in Italy riesce ad affermarsi nel mondo per la sua capacità di evocare bellezza e valori di umanità. Difatti i prodotti Made in Italy hanno un’originalità difficilmente uguagliabile. 

I prodotti  spacciati come italiani
Lo scandalo legato ai prodotti agricoli provenienti dall’estero che continuano ad essere spacciati come italiani, dall’extravergine ai salumi, per la mancanza di trasparenza nell’informazione delle etichette è una delle principali cause della perdita di valore del made in Italy in agricoltura. Sarebbe opportuno, secondo me, investire sulla qualità, la trasparenza e sull’innovazione a partire dalle bioenergie derivanti dall’agricoltura. Infatti siamo di fronte ad un vero attacco al made in Italy a tavola con la mancata applicazione dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti che ha provocato la proliferazione del falso made in Italy a tavola: dal pomodoro cinese all’olio tunisino, dal prosciutto olandese alla possibilità addirittura di vendere come italiana la macedonia in scatola composta da ananas e acini di uva extracomunitaria, prugne bulgare e pere cinesi. Serve un deciso cambio di rotta verso una politica agricola legata al territorio che valorizzi l’impresa nell’interesse dei cittadini e dei consumatori. Il governo deve difendere i nostri prodotti agroalimentari dalle falsificazioni e dalle truffe, attuando le norme di trasparenza, sostenendo le aziende agricole, bloccando così l’ingresso di prodotti falsati che inducono in inganno i consumatori. Mario Pulimanti

Nascite in diminuzione
Ormai è davanti agli occhi di tutti noi la diminuzione della popolazione italiana.
Io ho due figli, ma secondo calcoli statistici in Italia abbiamo in media un figlio a famiglia, mentre, come sembra, per conservare nel tempo la consistenza della popolazione ogni famiglia dovrebbe avere un numero di figli doppio dell’attuale, cioè 2 figli.
A me pare che la stampa e soprattutto i politici non abbiano fatto leva su due elementi che potrebbero aiutare a migliorare la situazione.
Il primo è di carattere ideale e di orgoglio: andando avanti di questo passo fra alcuni anni non ci sarà più un vero italiano in Italia.
Ci si consola dicendo che la popolazione italiana rimane costante per merito degli immigrati.
A prescindere che non è certo che tutti gli immigrati attuali rimarranno per sempre in Italia, basta pensare agli emigrati italiani nel mondo che, se possono, rientrano in Italia.
C’è da domandarsi se questi immigrati vorranno veramente amalgamarsi con noi, o non preferiranno, come mi risulta avvenga per buona parte dei turchi in Germania, rimanere separati e ancorati alle loro tradizioni.
La seconda considerazione è che i politici italiani sono i primi a non dimostrarsi consapevoli della gravità del problema: i provvedimenti finora adottati a favore delle famiglie che mettono al mondo figli sono ridicolmente insufficienti.
E dire che essere genitori è una delle esperienze più belle che ci sono.
Gabriele ha 26 anni e Alessandro 18, ma mi ricordo bene quando erano piccoli.
La visita dell’ostetrica. Il bagnetto, il cambio dei pannolini.
Gli annessi e connessi: i marsupi, le carrozzine, i lettini, le culle di vimini, i biberon, gli sterilizzatori.
Adoravo tutto questo.
Passavo la metà delle mie ore non lavorative a cullarli.
Non mi sono accorto che Simonetta, sogghignando sta leggendo quello che ho scritto: “Non ti preoccupare” mi fa “quando diventeremo nonni ricomincerà tutto da capo”.
Ne dubito.
Le conclusioni traetele voi.

E per finire via libera all'autore: Al di là del ponte
Ok, attraverserò il ponte che conduce dal sogno alla realtà. Anche perché inseguo le stelle senza mai riuscire a prenderle. Sono un bravo soldato non certo un millantatore. Dal fremito delle palpebre e dalla mascella rilassata si capisce che sono profondamente addormentato e sogno. In piedi. Non c'è da meravigliarsi, dunque, che qualcuno stia tentando disperatamente di salvarmi da una morte insensata. Non ne sono affatto divertito.  Lenzuola bagnate di sole. Pane appena sfornato. Ho gli occhi lucidi. Li sbatto e mi mordo il labbro. Qualcosa luccica sulla mia guancia, ma io l'asciugo con un movimento brusco. Mario PulimantiOk, attraverserò il ponte che conduce dal sogno alla realtà. Anche perché inseguo le stelle senza mai riuscire a prenderle. Sono un bravo soldato non certo un millantatore. Dal fremito delle palpebre e dalla mascella rilassata si capisce che sono profondamente addormentato e sogno. In piedi. Non c'è da meravigliarsi, dunque, che qualcuno stia tentando disperatamente di salvarmi da una morte insensata. Non ne sono affatto divertito.  Lenzuola bagnate di sole. Pane appena sfornato. Ho gli occhi lucidi. Li sbatto e mi mordo il labbro. Qualcosa luccica sulla mia guancia, ma io l'asciugo con un movimento brusco.
 

Mario Pulimanti
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