Saggezza popolare: 1) Il figlio 'Venerdì' 2) La forbice sempre più forbice 3) Urne semivuote

1) Venerdì

La Cassazione ha confermato il cambiamento d'ufficio del nome di battesimo imposto da una coppia di Genova al loro figlio. Il bimbo, per decisione dei giudici, non potrà chiamarsi Venerdì ma Gregorio il nome del santo festeggiato il 3 settembre giorno di nascita del bimbo. Senza successo i genitori del piccolo hanno cercato di insistere sulla legittimità della scelta del nome in quanto anche personaggi noti, come Totti e Ilary Blasi, hanno battezzato la figlia con un originale Chanel, o come Jaki Elkann e Lavinia Borromeo che hanno chiamato Oceano il loro secondogenito. Secondo i giudici di merito Venerdì sarebbe un nome ridicolo. In un'epoca caratterizzata dalla creatività anagrafica la decisione fa già discutere. Gian Ettore Gassani, presidente dell'Associazione matrimonialisti italiani, commenta positivamente la sentenza della Cassazione che conferma il cambiamento del nome di battesimo del bambino genovese. È giusto, secondo il legale, cambiare il nome dato dai genitori a un bambino, quando può avere effetti negativi sull'inserimento sociale dell'individuo, ricordando il caso di una signora milanese: si chiamava Vera Vacca, e ottenne di cambiare nome di battesimo. Evidentemente la Cassazione ha messo in primo piano il futuro benessere del bambino rispetto alle esigenze dei genitori. Controcorrente, invece, il parere di un nonno direttamente coinvolto nella questione come Alain Elkann, secondo il quale "Un nome originale, anche difficile da portare, può aiutare a temprare il carattere, ad avere una marcia in più. Ho due nipoti che si chiamano Oceano e Leone, e li trovo nomi straordinari". Venerdì mi sembra un bel nome, fa pensare a Robinson Crusoe. Non credo possa creare al bambino problemi con i coetanei: sarebbe così se l'avessero chiamato Venerdì 13".

2) Forbice

La forbice tra ricchi e poveri si sta ampliando notevolmente. Infatti il divario fra ricchi e poveri ha raggiunto in Italia i suoi livelli più alti negli ultimi 30 anni. L'aumento dei divari di reddito è causato soprattutto dalla disuguaglianza in termini di salari e retribuzioni, dovuta in primo luogo a quell'insieme di riforme adottate per accrescere la competitività e rendere i mercati del lavoro più adattabili. Difatti la promozione del part-time, dell'orario flessibile e dei contratti atipici, nonché il ridimensionamento della contrattazione collettiva, hanno di fatto influito negativamente sui livelli salariali. D'altra parte la crescita dei salari mensili medi è diminuita, determinando una graduale erosione del potere d'acquisto. Inoltre le imposte e i sussidi compensavano metà dell'aumento della disuguaglianza del reddito prima della metà degli anni Novanta, mentre dopo hanno compensato quasi interamente l'aumento della disuguaglianza del reddito. L'occupazione è il modo per migliore di ridurre le disparità. La sfida principale consiste quindi nel creare posti di lavoro migliori, che offrano buone prospettive di carriera e la possibilità concreta di sfuggire alla povertà.

3) Urne semivuote

Anche se l'attuale crisi alimenta tensioni e disperazioni, non esiste però il pericolo di un ritorno agli anni di piombo, perché il terrorismo degli anni '70 e 80 aveva una matrice teorico-culturale e non economica. Infatti disoccupati, emarginati e lavoratori marginali erano una minoranza dato che la grande maggioranza di militanti provenivano in larga parte dalla borghesia, dal mondo accademico e da quello intellettuale. Oggi, che mancano le condizioni per un ritorno su larga scala del terrorismo, oltre che della disperazione dovremmo preoccuparci della rassegnazione. Come quella di non credere ormai più in nulla, nemmeno nelle elezioni: basti notare l'affluenza al voto per i ballottaggi delle elezioni amministrative che ha indicato un'ancor più marcata disaffezione degli elettori dal voto. Tanto che a Roma solo il 45% di noi elettori è andato a votare.

Mario Pulimanti

Mario Pulimanti
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