Mario Testorelli, un piccolo grande valtellinese
E' scomparso a 76 anni Mario Testorelli, piccolo, grande
valtellinese.
Piccolo per la statura fisica, seppure robusto e possente.
Grande, pur nella sua modestia di comportamento, per una vita
spesa per il suo paese, per la sua gente, per le sue montagne,
per la cultura.
Educatore, Sindaco per tanti anni, guida alpina e fondatore nel
1979 con la consorte signora Edda del Museo etnografico in S. Nicolò
nell'Oratorio dei Disciplini, Testorelli ha avuto altri
incarichi pubblici di carattere provinciale.
Con Sandro Rovaris, pure lui scomparso di recente, diede vita al
Centro Valanghe di Bormio, oggi Centro Nivometereologico della
Regione Lombardia.
Va ricordato da cosa gli venne la passione per lo studio delle
valanghe fino a divenire espertissimo.
Si era in guerra e qualcuno ideò la "Staffetta Mussolini". I
ragazzi delle scuole d'Italia avrebbero dovuto portare un
testimone su tutte le vette delle Akpi. Ai ragazzi della
Valfurva il compito di portare il testimone ai 3899 metri della
vetta dell'Ortles, accompagnati dai loro maestri che poi erano
anche guide alpine.
Ad alta quota la valanga investì il numeroso gruppo.
Con Testorelli erano rimasti alcuni compagni, tutti piccoli e
piangenti ma incolumi, separati dal resto. Piccozze ed altre
attrezzature se le era portate via la valanga. Testorelli
organizzò il gruppetto e, in situazione di grandissima
difficoltà, da lassù lo riportò in paese dove si stava
organizzando una spedizione di soccorso, in quale stato d'animo
é facile immaginare tutto facendo tenere il peggio.
Quel giorno, ricordava Mario, decise di studiare le valanghe per
prevenire eventi tragici. Cominciò lo studio, durato una vita,
andando in Svizzera, in Austria e da altre parti, frequentando
convegni e incontri di esperti, e trasmettendo ad altri le sue
esperienze.
Ricordava ancora con rammarico profondo quel giorno in cui,
elaborati i dati tecnici della neve avuti telefonicamente,
telefonò subito a Foppolo dicendo alla solita signorina che
rispondeva di sgomberare subito una certa zona perché il
pericolo era altissimo. La zona non fu sgomberata perché "non si
doveva dare retta a quel matto di Bormio". Poco più tardi
Testorelli ritelefonò per sincerarsi della situazione. Gli
rispose la voce di un uomo. Chiese della signorina. La risposta
fu "non c'é più niente da fare. E' sotto la valanga con altre
persone"...
Ancora rammarico per una lezione tenuta nei pressi di Sondrio a
molti appassionati di montagna. Descriveva un certo tipo di
neve, tale da richiedere enorme attenzione. Arrivò in sala un
alpinista provetto. Ascoltò un momento e poi lasciò la sala
senza ascoltare il resto. Un paio d'anni quell'alpinista veniva
sepolto da una valanga proprio di quel particolare tipo di neve
che lo aveva tradito. Si fosse fermato, avesse ascoltato, anche
se alpinista affermato, forse...
Enorme la passione per la sua valle. La si può cogliere
scorrendo il libro che scrisse sull'incendio che distrusse
l'intero abitato di san Nicolò. Ma anche leggendo la
rievocazione, amplissima, che scrisse su Centro Valle del primo
passaggio del Giro d'Italia sul Gavia. Nessuno lo credeva
possibile anche dopo averlo deciso. Dovette garantire a Torriani
che il Giro sarebbe passato. Ne fece di orbe, con un lavoro
enorme, suo e di tutti gli alpigiani, anche in condizioni meteo
avverse. Il Giro passò, Giro che Testorelli aveva visto come
riscatto di una Valle allora isolata e piena di problemi (basti
pensare al tasso di mortalità infantile, elevatissimo).
Lui e la moglie Edda non avevano figli ma ne avevano uno
particolare: il Museo. Impegno, loro denari, fatica. In quel
Museo Etnografico lo specchio della sua vita, il senso di
appartenenza ad una comunità, lo slancio verso gli altri.
Un invito a Idilia Antonioli, Sindaco di Valfurva: ricordatelo
come si conviene.
Avremmo un'idea, ma é giusto che siate voi, della Valfurva, a
scegliere come onorarlo, a scegliere cosa chiamare con il nome
di questo piccolo, grande valtellinese.
a.f.
Gds - 28 XII 02 -
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