LA FESTA DELL'8 MARZO 2013

"La libertà è sempre la libertà di dissentire. Chi non si muove, non può rendersi conto delle proprie catene."( - Rosa Luxemburg )

Oggi le donne hanno finito di combattere, di pretendere maggiore accoglienza dall'altro sesso, non nel senso che loro mediano - ahimé - dai media. specie dalla TV- ma dalla vita quotidiana di cui volere o volare sono compagni???

E' difficilissimo rispondere, per l'ingorgo dei problemi che ci afferrano e cercano di portarci in fondo, magari - però - ancora aggrappati come uomo-donna, l'indicibile binomio della vita sulla terra voluta da "qualcuno" che è al di sopra di tutto. Se poi vi aggiungiamo il caos multiforme - comico, grezzo, inconcludente - politico in cui a stento capiamo qualcosa, la Festa - ormai old-dell'otto marzo, pare uno dei soliti eventi commerciali cui - ormai ci ha abituati la global culture multiodierna. Nel mio giardino condominiale c'era un bellissimo albero di mimosa che con la "nevicata perfetta" di qualche settimana fa, è stato sradicato dalle radici. Sono rimasta avvilita, ma ho anche pensato che era ora a mettere un po' di ordine nel pensatoio femminista.

La Festa DELL'8 MARZO

La festa dell'8 marzo, che in Italia si conserva di anno in anno con l'immutabilità delle leggende, narra della lotta di classe, dello sfruttamento capitalista, del diritto al lavoro e, immancabilmente, dell'iniquità della società americana. Si tratta però di una mitologia indotta, un misto di fatti veri e meno veri ricostruiti con fantasia dal movimento sindacale, in piena Guerra Fredda, per dare corpo all'ideologia marxista e incanalare le donne il più possibile verso rivendicazioni di stampo comunista. La storia vera infatti è molto più articolata della sola iniziativa che si vuole lanciata da Clara Zetkin a Copenhagen nel 1910. L'incendio della Triangle Shirtwaist Factory di New York fu tragedia vera e immane, ma non fu riconducibile né a scioperi né a serrate, fece vittime anche fra gli uomini e oltretutto avvenne nel 1911. La data dell'8 marzo fu stabilita a Mosca nel 1921, durante la "Seconda conferenza delle donne comuniste". Svoltasi all'interno della III Internazionale comunista, la conferenza decise di stabilire quella data come "Giornata internazionale dell'operaia" in onore della prima manifestazione delle operaie di Pietroburgo contro lo zarismo. La "Festa della donna" fu istituita quindi nel quadro ideologico e politico che vedeva i paesi comunisti del mondo uniti per la rivoluzione del proletariato, sotto la guida dell'Unione Sovietica. Perché allora questo fatto non viene tramandato ogni 8 marzo? Per capirlo bisogna andare alle radici del femminismo, che non nasce dalle lotte del proletariato ma dalle donne del ceto medio, che già dalla metà dell'800 avevano cominciato a mobilitarsi per il diritto di voto. Quando poi, al volgere del XX secolo, venne fondato il Partito Socialista internazionale, le sue donne si divisero fra quelle disposte ad allearsi con le femministe "borghesi", e quelle che invece ritenevano che, come scrisse nel 1910 «L'Avanti!», "il proletariato femminile non può schierarsi col femminismo delle donne borghesi [...] per ottenere quelle riforme civili e giuridiche che le tolgano alla tutela e alla dipendenza dall'uomo. Questa emancipazione di sesso non scuote e può piuttosto rafforzare i cardini della presente società economica: proprietà privata e sfruttamento di classe". In poche parole le donne di sinistra accusavano le borghesi di "non attaccare a fondo l'istituto familiare, luogo privilegiato di oppressione della donna". Questa divisione può spiegare la ricostruzione dell'8 marzo come iniziativa di protesta per il terribile incendio di New York, il cui taglio anti-americano risultava tanto più efficace quanto più ne rimaneva nascosta la radice sovietica. Questa versione fu riportata infatti per la prima volta in Italia dal settimanale «La lotta», edito dalla sezione bolognese del Partito Comunista Italiano. Era il 1952, e quell'anno l'Unione Donne Italiane, settore femminile della Cgil, distribuì alle sue iscritte una valanga di librettini minuscoli, 4 cm x 6, da attaccare agli abiti insieme a una mimosa. Nel libretto c'era un resoconto dell'incendio di New York. Due anni dopo, il settimanale della Cgil, «Il lavoro», perfezionò il racconto con un fotomontaggio che ritrae un signore arcigno in bombetta dal nome inventato che si fa largo fra masse di donne tenute indietro dalla polizia. Così la data dell'8 marzo si è diffusa a tappe alterne, soprattutto in Europa. In alcuni Paesi è salita alla ribalta solo da pochi anni. Negli Stati Uniti, dove le manifestazioni delle donne hanno sempre incluso le più svariate associazioni femminili, le donne socialiste tenevano già una "Festa della donna" nel 1908, che però non è mai diventato un appuntamento diffuso. È da pochissimo che si tenta di far acquistare visibilità in USA all'"International Women's Day". Nonostante infatti la crescente pubblicistica degli studi femminili, presenti in tutti gli atenei, il livello di attenzione del pubblico per l'8 marzo continua ad essere quasi del tutto inesistente ( Cfr.: "8 marzo. Storie, miti, riti della giornata internazionale della donna" di Tilde Capomazza e Marisa Ombra, ed. Utopia, Roma, 1991 ).

In molte parti del mondo non serve una mimosa o un invito a cena. Sarebbe necessaria maggiore considerazione, per fare il punto della situazione sullo stato dell'integrazione e dell'uguaglianza tra i generi. Inutile dire che spesso si tratta d'intenzioni presenti solo sulla carta e che anche negli Stati più sviluppati c'è ancora tantissimo da fare.

Infatti:

in INDIA ( come si legge su Times of India ) nella regione del Kampur sono poche a sapere che questo è il giorno in cui viene festeggiata la donna nella sua completezza. Nisha Singh, un'attivista per i diritti umani della regione, ha detto che nonostante la Festa della Donna esista da 101 anni, in India le donne non vivono una condizione accettabile. Tutt'altro. L'India ha a che fare con una società in cui il genere maschile domina tuttora l'altro genere. "Nonostante gli uomini abbiano accettato il ruolo della donna nella nuova società, la vita di tutti i giorni è fatta di ragazze costrette a sopportare condizioni lavorative pessime, con una misera paga e nessuna sicurezza. Inoltre bisogna affrontare il continuo pericolo rappresentato dalla violenza domestica, dalla violenza sessuale, dallo stupro e da altri problemi. Eppure la società non sembra fare nulla per rispondere a questa situazione. E' ragionevole per le donne festeggiare questa festa in India?". Nonostante il Governo abbia introdotto negli ultimi anni numerose leggi a favore e a sostegno delle donne, negli ultimi anni la situazione nella "vita reale" è peggiorata, e di molto. C'è stata una crescita verticale dei crimini compiuti contro le donne. La prova che nonostante l'impegno, la legge è ben lontana dall'essere efficace. Quindi…povero Otto marzo!

In NIGERIA - Il Nigerian Tribune racconta la situazione femminile nel Paese africano esaltando le donne chiave nel Governo del Paese. Victoria Adetona, presidente del Consiglio Nazionale per la Società delle Donne nel Paese ha elogiato il comportamento delle first ladies, delle mogli dei governatori e delle varie responsabili locali che lottano tutti i giorni per dare un futuro alle donne di questo Paese, per dare loro da mangiare e per ridurre la loro povertà. La Nigeria sta sviluppando numerosi progetti a carattere nazionale per coinvolgere le donne e per dare loro la possibilità, specie a quelle che vivono nelle zone rurali, di dare una svolta alla loro vita. Eppure questo non basta. Secondo la Adetona il Governo dovrebbe fare di più per coinvolgere le donne nel mondo del lavoro, specie quelle delle zone rurali. Le donne dovrebbero essere viste come le "manager" della casa, che possano allevare i figli, che guidino le loro bambine e che possano così dare un contributo attivo per rendere la Nigeria un posto migliore in cui vivere. Ha anche invitato le donne nel vestire in maniera più decente, senza essere offensive o troppo provocatrici, insomma che si attengano a quella che è la tradizione del loro Paese. E potremmo continuare a citare altri paesi del nostro miserevole Pianeta.

Invece, vi propongo, proprio per non scoraggiarvi e darvi da fare come meglio potete, a leggere un commovente libro (L'eredità di Antigone. Storie di donne martiri per la libertà di Riccardo Michelucci. Il suo blog è www.riccardomichelucci.it.) che è Un viaggio attraverso quattro continenti, dentro le vite di donne che hanno lottato per i diritti civili e per la conquista della libertà, affrontando fino alle estreme conseguenze il supremo scontro tra la ragion di Stato e la coscienza individuale. Dall'Afghanistan agli Stati Uniti, dall'Argentina al Sudafrica passando per il Vecchio Continente: dieci biografie di donne che hanno incarnato l'antico conflitto tra imperativo morale e potere, divenendo archetipi universali di coraggio e sacrificio.

Storie di moderne Antigone accomunate dall'insofferenza per l'ingiustizia, che hanno trovato la morte combattendo per un ideale. Storie di partigiane, femministe, militanti di movimenti rivoluzionari, ma anche attiviste politiche e operatrici umanitarie diventate martiri senza volerlo, e che oggi rischiano di essere dimenticate. L'autore ripercorre le vicende di Sophie Scholl, Franca Jarach e Meena Keshwar Kamal, giovani capaci di sfidare le più spietate dittature del XX secolo. Racconta le vite intense di Marianella García Villas, Ruth First e Anna Mae Aquash, perseguitate e uccise perché difendevano i diritti dei più deboli. Rievoca le battaglie di Emily Davison contro le discriminazioni di genere nell'Inghilterra post vittoriana e quelle di Mairéad Farrell nell'Irlanda vittima del giogo inglese. Di Marla Ruzicka, cooperante statunitense morta in Iraq, e di Norma Parenti, staffetta partigiana divisa tra la maternità e la lotta di liberazione.

Le loro vite coraggiose hanno segnato l'emancipazione umana e sono state un inno alla resistenza contro la barbarie.

Ma KLARA ZETKIN che ha inventato la Festa della donna, chi era?

Nacque il 5 luglio 1857 a Wiederau, in Germania, da un maestro di nome Eisner, ed è morta a Mosca il 20 giugno del 1933.

Partecipò allo sviluppo delle lotte operaie in Francia e in Germania e, come delegata delle donne socialiste di Berlino, contribuì alla costituzione della IIa Internazionale nel 1889.

Insieme con Lenin condusse la lotta contro le tendenze riformiste della IIa Internazionale sulle questioni militari e coloniali ed attaccò la politica rinunciataria e opportunista del partito tedesco verso i diritti delle donne.

Il suo compito principale fu l'organizzazione internazionale del movimento femminile proletario e l'affermazione in esso della linea rivoluzionaria. Nel 1910, al congresso Internazionale di Copenaghen, propose l'istituzione di una giornata di lotta internazionale delle donne, divenuta l'8 marzo.

Nel 1915 organizzò a Berna una conferenza internazionale delle donne socialiste contro la guerra imperialistica mondiale. Fu a fianco di Rosa Luxemburg nella creazione del partito comunista tedesco; la prima grande organizzazione rivoluzionaria europea dopo il partito bolscevico, che condusse l'insurrezione di Berlino del 5 gennaio 1919.

Dal 1892 al 1916 diresse il giornale comunista "Gleichheit", (Eguaglianza), dalle cui colonne si batté per l'emancipazione femminile.

Dopo la nascita della IIIa Internazionale, proseguì il lavoro di organizzazione del movimento femminile comunista mondiale e diresse il Segretariato internazionale femminile e la rivista internazionale " La Comunista " ( Cfr.: COMPENDIO DI MARXISMO (testo per la formazione di base) edito nel 25 febb. 2003 a Milano dal gruppo RIV. COM; e-mail: rivoluzionec@libero.it).

Maria de falco Marotta

Maria de falco Marotta
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