ANNO NUOVO, BRUTTO SEGNO: CASPOGGIO, UN MONDO, SE NON CAMBIA LA SITUAZIONE, CHE SE NE VA.
L'apertura del primo numero del nuovo anno, il sedicesimo per 'La Gazzetta di Sondrio" non é dedicato alla febbre convulsa di questi giorni per candidature che, in buona parte, già delineano i futuri gruppi parlamentari perlomeno nella parte alta delle liste quella che comunque non risulta condizionata dai premi di maggioranza in Senato e alla Camera.
Ci sembra vi sia un argomento più importante, almeno per noi, almeno per la Valtellina. Sì, perché si tratta di un sintomo preoccupante oltre naturalmente all'impatto negativo su un'intero paese.
Ci riferiamo a Caspoggio e alla ventilata chiusura degli impianti di risalita, un mondo, se non cambia la situazione, che se ne va.
Caspoggio, uno dei cinque Comuni della Valmalenco, sui 1000 metri di quota, 1500 abitanti, sui 78 Comuni della provincia 66° per territorio (6,82 kmq,) 39° per popolazione, 11° per densità, contava 529 abitanti nel 1861 e ha continuato a crescere costantemente. Il censimento del '91 gli attribuiva 1589 abitanti con successiva punta di 1603 per scendere, nel 2011, a 1500.
Era una realtà abbastanza a sé stante non proprio integrato con i confinanti Chiesa e Lanzada. Economia agricola, qualcuno nelle cave, altri in Svizzera. Paese urbanistica mente allora tutto raccolto intorno alla Chiesa e al Municipio con la via centrale e qualche viuzza laterale. Santa Elisabetta era ancora lontana da venire.
La storia moderna del paese comincia con due personaggi da racconto di Buzzati, le due principali autorità locali: il parroco Don Federico Tettamanti e il Sindaco Innocente Agnelli. Entrambi guardano avanti. Si circondano di persone che sanno il fatto loro e si imbarcano in un'avventura per molti inconcepibile: puntano sul turismo in un momento nel quale a Chiesa c'era ancora il Grand Hotel frequentato dalla haute milanese ma non c'era niente per lo sci. La funivia, e quindi le piste in alto, sarebbe venuta solo nel 1965. Scaldatissimo Bruno Angelini che dopo essere stato discreto sciatore era passato a fare il maestro di sci e con lui girava un giovane Mario Cotelli. C'era un milanese entusiasta, quell'Anchise Avasti cui sarebbe stata co-intestata la (con Motta) la pista principale. C'era il Pasquale Bracelli che realizzerà l'Hotel Kennedy per tanti anni utilizzato dal Mediterranée. Quanto a lui, l'Innocente, a suo tempo arrivato con duri sacrifici al diploma, maestro di scuola, tre volte Sindaco per plebiscito, si dava da fare realizzando la Baita al Doss, inaugurata nel 1965. In cucina la moglie che dava il suo contributo all'ascesa di Caspoggio andando a vincere a Diano Marina il concorso gastronomico "Le mani d'oro" con un piatto di sua creazione "Le tagliatelle alla montanara". La seggiovia della speranza. Arrivavano i ragazzini del trofeo Topolino, arrivavano gli sciatori provetti per gare fino anche alla Coppa Europa.
E spuntava un campione, classe 1949 nato e cresciuto in paese, Ilario Pegorari. Qualche podio in Coppa del Mondo, quando salirvi era molto difficile perchè la valanga azzurra spopolava. Due volte campione italiano: slalom nel 1972, combinata l'anno successivo. Il trofeo più importante la Coppa Europa di slalom nel 1972. Degno di menzione quello che ha combinato il Don Federico saputo del podio di Coppa del Mondo - ci pare fosse in Canada, a Mont-Sainte-Anne - quando la notizia l'ebbe l'intero paese, sceso dal letto e accorso in piazza per sapere cosa stava succedendo dato che la felicità per il risultato aveva indotto il parroco ad attaccarsi alle campane e suonarle a distesa (senza nessuna protesta per la sveglia notturna...). A soli 33 anni, il 17 agosto 1982, Ilario Pegorari purtroppo restò vittima di un grave incidente stradale in Nuova Zelanda sul monte Ruapehu, un vulcano di 2797 m., con lui altri fra cui lo sciatore azzurro Bruno Nöckler.
Di acqua ne é passata sotto i ponti e gli impianti di Caspoggio si sono trovati a fare uno slalom tra le difficoltà. Questa volta la crisi pesa. E' la terza ma la più difficile. Diceva Vismara che con 100.000 €uro di spese per il solo personale occorrerebbe vendere 300 stagionali. Ne mancano all'appello 295. Le esortazioni non mancano, la voglia di fare pure ma la realtà é che non si vede, ad oggi, una ipotesi realistica.
Siamo in una valle da cui vengono tanti kiloWattora e quindi anche tanti sovracanoni. Un pensierino andrebbe fatto. Non per avere risorse da spendere in parte corrente, semmai per investimenti, ove ve ne sia la necessità.
Un brutto segno. Tanto brutto da indurre ad aprire il nuovo anno giornalistico con questo argomento con gli auspici del caso, favorevoli, ovvio, s'intende.
Alberto Frizziero