CONTRO, CONTRO, CONTRO HALLOWEN

"Festeggiare Halloween a Venezia? Non se ne parla proprio. Roba da Disneyland. O da Peschiera del Garda, lì dove c'è Gardaland. Noi abbiamo il Carnevale più bello, intelligente ed elegante del mondo dal 1400". Ha ragione a esprimersi in questi termini sul Corriere della Sera quel filosofo controcorrente, già Sindaco di Venezia, che é Massimo Cacciari, vistosamente sottolineando la distanza abissale tra Hallowen e la nostra cultura, le nostre tradizioni. Gli fa eco un personaggio, di altrettanto spessore culturale, come Franco Cardini che parla di "indecorosa mascherata di diavoli, fantasmi, streghe, vampiri e zombies". Non solo "piccolo Carnevale di pessimo gusto" ma anche "vero e proprio attentato alla nostra identità profonda, al senso di solidarietà tra noi e quanti ci hanno preceduto in questa vita, alle nostre tradizioni. Halloween è un ritorno ateizzato e in prospettiva demonizzato a consuetudini pagane che il cristianesimo, aveva non solo vinto, ma anche già accolto per quel che esse avevano di positivo. Halloween è un aspetto in apparenza ridicolo, in realtà tragico, dell'apostasia cattolica dei giorni nostri. Impariamo a decodificarlo per capire quanto sia necessario combatterlo".

Non c'é solo la Chiesa cattolica contro questa festa. La compagnia é numerosa ed assortita e annovera, per fare un esempio, anche impreviste adesioni come quella del riconfermato Presidente venezuelano Hugo Chavez che ha parlato di "festa imperialista e neocolonialista"cancellando i festeggiamenti dagli hotel statali Venetur.

Ai pareri autorevoli, e pienamente condivisi, aggiungiamo quello, modestissimo, nostro. Un parere terra terra che brutalmente si traduce in una parola sola: "che schifo!".

Perché?

Come ha fatto ad arrivare anche da noi una cosa lontanissima, appunto, dalle nostre tradizioni ben diverse da quelle, cupe e tenebrose del Nord Europa? Semplice: grazie al marketing.

Riprendiamo alcuni spunti da "I segni dei tempi". "Il triste - perché totalmente ripetitivo - rituale consumistico di Halloween sta reiniziando a riempire non solo la nostra sopportazione, ma i manifesti del McDonald, le attività delle scuole, e persino molte sale parrocchiali (!).

Mentre svuota le nostre tasche.

Per quanto concerne l'orgia di consumismo infantile ed adolescenziale cui Halloween si riduce, nulla da dire: come ogni moda che giunge dagli USA, possiede evidentemente una capacità di condizionamento sociale che oltrepassa le capacità d'analisi razionale di troppi di noi; se è razionale andare in giro (parlo delle ed alle signorine) ad ombelico nudo nella stagione fredda, può essere accettabile anche travestirsi da zucche o fantasmi". Il commento tocca la scuola nella quale, "momento centrale della formazione delle giovani generazioni, obbligo pubblico cui sono tenuti i nostri ragazzi fino ai 18 anni, non si può scherzare con l'ignoranza né prostituirsi a mode create per diffondere superstizione e far soldi.

E' semplicemente allucinante la prona e sorridente passività con cui questa moda culturale viene non solo accettata, ma attivamente promossa in troppe scuole pubbliche, dagli asili in su; come se fosse una moda neutra (e nessuna lo è) e come se non incidesse sui valori trasmessi. Ora, solo chi non conosce il grande potere della Festa può pensare una fesseria simile.

Halloween porta con sé un messaggio doppiamente negativo: acquiescenza totale al consumismo più sfrenato e marchiano (per favore, non si ciarli poi di "stili di vita" e di "maturità" dei ragazzi), e allenamento sistematico al peggiore dei relativismi, quello che volutamente confonde la Luce e l'Ombra, Dio e l'occulto, una cosa e il suo contrario.

Viene da rimpiangere il sano materialismo di 40 anni fa. Qui siamo al culto della parodia, all'inversione del sacro".

La pensiamo, in tanti, nello stesso modo, magari pensando alle nostre feste.

Al Natale, col Gesù Bambino e il Presepio (Babbo Natale é arrivato dopo dal nord persino lui inquinato dal consumismo il verde del suo abito essendo diventato il rosso della Coca Cola).

A una Befana che ha le sembianze di una nostra nonnetta, che magari minaccia anche di portare carbone ma non mantiene mai questo nefasto proposito

Al carnevale quando la fantasia libera le aspirazioni in un modo del tutto opposto al mortorio di Hallowen.

Alla Pasqua con la fantasia della sorpresa, specie se si fa mettere dentro l'uovo un vero regalo!

Anche, va detto, alla Festa della mamma che ha una logica che va oltre il consumismo.

Il resto un disastro. Hanno inventato feste in serie, della donna, del papà, dei nonni. Un'altra citazione (Maria Alberti): "Sono tendenzialmente contro questo tipo di feste: festa della donna, della mamma e del papà, dei morti… e oggi dei nonni. Soprattutto perché per lo più sono strumento commerciale. Ovviamente credo sciocco regalare la mimosa l'8 marzo e poi non rispettare la donna per il resto dell'anno. Mi rattrista vedere le lapidi, vicino a quella di mia madre, abbandonate tutto l'anno e piene di fiori ad inizio novembre. Lo stesso per tutte le altre feste.

Se piuttosto di farci travolgere dalla commercializzazione, ridiamo a queste feste il valore più genuino ed originario, allora hanno una grande importanza e bellezza. Un'occasione per dire un grazie e un momento per ricordarci. E così trovo bello un giorno dedicato alla figura dei nonni. Una risorsa immensamente importante e bella per i nipoti: le radici di un albero. Una figura che non può, e non deve, sostituire, ma neppure affiancarsi, a quella dei genitori, ma rappresenta un valore aggiunto ineguagliabile a sua volta".

Ecco la soluzione. Restino tutte queste feste ma, per esaltarne l'autenticità e non l'ossequiosa resa al consumismo, concausa forte della crisi, siano accompagnate dal rifiuto di cedere al suo ricatto. Restino intatte le vetrine e le scansie dei negozi o dei supermercati. I regali siano diversi. Per la festa della donna non costose mimose ma un fiore, uno solo accompagnato da un sorriso. Ai nonni una paginetta, se si può, addirittura scritta con pennino e inchiostro, alla mamma un segno particolare, la rinuncia ad uscire con gli amici per stare con lei e via dicendo.

Tornare cioé al valore autentico di una festa, quale essa sia, che non é funzione dei dollari spesi, e usiamo questa moneta perché la deriva consumistica non é venuta dalla lira, dalla peseta, dal franco e neanche dal marco...

Ci si pensi su.

a.f.

a.f.
Costume