A CIASCUNO IL SUO 2012.VIII.20.30
Valerio ci manda la lettera che ha inviato ad un quotidiano su un tema di scottante attualità. In calce una nostra nota.
A ciascuno il suo è una frase, fatta propria dalle grandi ideologie del '800 e del novecento, ricorrente nella letteratura mondiale. Sovente veniva (o viene) usata come perentorio termine di giustizia. Nel caso che voglio segnalare non viene usata proprio, anzi!.
Prendo spunto dalla lettera aperta dei carcerati di Vicenza, pubblicata dal suo giornale, "---", del 1° agosto 2012.
Da quel documento risulta che in Italia ci sono strutture carcerarie sovraffollate dove gli esseri umani sono stipati in condizioni esasperate. All'"Homo Reclusus", termine usato nella lettera, viene riservato meno spazio a disposizione che ai cani nei canili pubblici. Forse non sarà proprio così, ma le insistenti voci che circolano parrebbero veritiere. La lettera aperta è indirizzata alla on. Michela Vittoria Brambilla che, da qualche tempo, si è dedicata alla nobile attività di tutela e protezione degli animali usati per esperimenti scientifici.
Ripeto: la protezione degli animali è una attività nobile, di tutto rispetto, che deve essere ricompresa tra tutte le attività che qualificano il livello di civiltà raggiunta dalla società.
Che dire allora della mancata protezione degli uomini che nel corso della loro vita hanno si, incontrato e fatto proprio l'errore di commettere un delitto, ma dopo essere stati giudicati e condannati, sono rimasti, e sono, pur sempre uomini?
Non ho mai fatto l'elenco delle sanzioni che la Corte di Giustizia Europea ha comminato all'Italia per non aver rispettato le regole comuni per i diritti umani, però sono sicuro, e condivido la denuncia dei carcerati di Vicenza, che più volte la Corte ha condannato l'Italia per tortura, riferita alla insopportabile situazione delle carceri. E allora come la mettiamo con la distribuzione equa dei diritti tra animali?
Quante pagine di giornali, riviste e rotocalchi sono state scritte per sostenere la causa degli animali (i cani, i gatti, il gipeto, i caprioli, l'orso e via dicendo) e quanto poche sono state spese per denunciare il mancato rispetto dei diritti, i maltrattamenti e la eccessiva umiliazione dei carcerati?
Fintanto che un uomo è vivo, indipendentemente dal suo status, conserva un diritto fondamentale: quello del rispetto della sua dignità.
Quella di far lavorare i carcerati per il ripristino delle zone terremotate, attuata recentemente dalla Ministra della Giustizia, mi sembra una scelta giusta. Su quella strada deve proseguire al fine di riconoscere piena dignità agli uomini e donne reclusi. Anche per quanto concerne lo "spazio vitale" da riconoscere ad ogni carcerato, richiamo una mia recente proposta di utilizzare i padiglioni in disuso al Villaggio sanatoriale di Sondalo, per sfoltire il sovraffollamento, almeno delle carceri lombarde.
Tutto questo, in definitiva, per dare sostanza alla frase iniziale: "A ciascuno il suo"…spazio.
Valerio Dalle Grave Le montagne si parlano
Nostra nota
Riprendiamo le dimenticate - neppure la Chiesa le ricorda più esplicitamente - 'sette opere di misericordia corporale':
1.Dar da mangiare agli affamati.
2.Dar da bere agli assetati.
3.Vestire gli ignudi.
4.Alloggiare i pellegrini.
5.Visitare gli infermi.
6.Visitare i carcerati.
7.Seppellire i morti.
La sesta é quella che fa al caso nostro in quanto equipare la visita ai carcerati a cose fondamentali come le prime due, fame e sete.
Che la situazione delle carceri sia intollerabile é un fatto, soprattutto tenendo conto dell'alto numero di persone dietro le sbarre ancora in attesa di processo. E' però anche vero che qualsiasi Ministro, non importa di quale colore politico, cerchi di mettere mano di mettere mano alla materia viene investito a raffica. Per l'associazione dei magistrati, ad esempio, non va mai bene niente sempre in nome del principio - giusto, ma dipende da come si interpretano le cose - dell'autonomia della Magistratura. Se si ventila l'amnista, come fanno da tempo i radicali, c'é la levata di scudi. Si protesta persino se si dice di mandare a casa loro gli extracomunitari clandestini accusati di vari reati.
Detto tutto questo il parallelismo con gli animali non convince. Non servono, a nostro avviso, pagine di giornale sul problema dei carcerati. Quello che c'é da sapere lo sanno tutti. C'é solo da fare e per quello che c'é da fare non ci sono giornali che tengano. Era andato dietro le sbarre in visita persino il Pontefice che aveva manifestato il suo pensiero e un sollecito ad intervenire. C'era quasi euforia in quanto sembrava che fosse la volta buona e poi il fuoco ancora una volta di paglia si é spento....
NdD