IL TRADIMENTO? GIUDA NON HA INSEGNATO PROPRIO NIENTE? (A proposito della vicenda in Vaticano) 12.5.30.4

Sono delusa dalla poca memoria dei miei simili, specie quegli intellettuali, giornalisti, vaticanisti o altro che in questi giorni di maggio 2012 stanno "montando" a più non posso le beghe del Vaticano e dei suoi accoliti.

Per me il Vaticano è uno Stato come un altro, non certo portatore del Verbo dell'unico Gesù Cristo che- sicuramente- avrebbe cacciato con fruste ben più pungenti che adoperò quella volta nel tempio per espellere il malaffare che- invece- nei secoli si è così ben annidato tra quelle mura. Non mi scandalizzano le truffaldine intese tra i prelati, né il tradimento del "maggiordomo" di Benedetto XVI sia per la ragione che con Gesù Cristo non hanno proprio nulla a che fare, sia per la logica che lo stesso Gesù volle mostrare all'umanità quanto debole fosse e quanto pronta a tradire per pochi denari. Infatti- chissà per quale oscura ragione- a nessuno è venuto in mente di citare la "vendita" dei documenti del Papa , simile a quella di Giuda, uno dei dodici discepoli che per 33 denari offrì alle avide autorità giudaiche del suo tempo, l'innocente agnello che di tutto si poteva accusare fuorché di essere un servo del potere. Nella Bibbia, c'è tutto: basta saperla leggere ed amare. La bufera scatenatesi con tanta violenza sul "Vaticano" ( che per me non ha proprio niente a che fare con il Vangelo. Che brutte quelle spettacolari riunioni "mondane" sul sagrato con signore e signori impennacchiati con cappelli ed altro…) somiglia alle tantissime che stanno travolgendo le istituzioni, i partiti, lo sport… Tradire la fiducia dei cittadini, dei credenti, dei tifosi è un pessimo comportamento che induce- a sua volta- a tradire.

Non alimentiamelo, non gettiamoci nelle braccia di Giuda, anche se costui- purtroppo- nel nostro tempo ha trovato di che ingrassarsi.

Il tradimento, nel tempo.

Il tradimento visto dal punto di vista storico, politico, sociale, fumettistico e cinematografico, partendo da un exscursus storico che non ha risparmiato le grandi figure del passato, si può cominciare dalla morte di Giulio Cesare. Dobbiamo forse pensare che i traditori siano i cesaricidi, Bruto e Cassio oppure che il traditore della repubblica romana sia invece Cesare, punito egli stesso per il proprio tradimento? La risposta non è scontata infatti, nella tragedia "Giulio Cesare" William Shakespeare si rifiuta di prendere posizione apertamente per una delle due fazioni, lasciando una certa ambiguità di giudizio sia sui cesaricidi che sui cesariani.

Più avanti, con il Cristianesimo che fonda le sue radici nel tradimento, pensiamo alla figura di Giuda. Proprio Giuda è stato elemento imprescindibile della storia della salvezza. Senza di lui niente Passione, niente Crocifissione e niente Resurrezione. Josè Saramago arriva addirittura a sostenere che Giuda si sacrifica per Gesù, dal momento che gli altri apostoli non riescono a comprendere l'ineluttabilità della sua passione.

Sempre scavalcando il tempo, dobbiamo ricordare che Niccolò Machiavelli sosteneva che il tradimento fosse parte integrante della politica di professione. L'Italia del Dopoguerra si è sempre rivelata, nell'immaginario collettivo, la patria del trasformismo e dei ripetuti "cambi di casacca" nelle aule del Parlamento. Il traditore è una persona ambigua e la sua valutazione dipende dal punto di vista che si assume. Non esiste romanzo di avventura che non abbia un traditore nella trama. Il traditore è un traghettatore dal vecchio al nuovo, talvolta in maniera orribile, talvolta in modo affascinante.

Necessità di Giuda

Tradimento non è solo quello più diffuso a stigmatizzare l'infedeltà, ma anche connota di una luce bieca atti che erano semplicemente disonesti (e soprattutto nei casi in cui l'obbedienza cieca alla legge era richiesta all'interno di un sistema di pensiero illiberale).

Consideriamo innanzitutto l'etimologia. Molte delle parole che designano il tradimento, perlomeno nelle varie lingue europee, derivano dalla parola latina "traditio", che a sua volta traduce due parole greche differenti: "διαδιδωμι" e "παραδιδωμι". La prima significa "trasmettere, passare qualcosa a qualcuno", mentre la seconda esprime il concetto di "consegnare qualcuno al nemico con la frode". In latino, mentre la parola "prodigio" si riferisce unicamente al verbo greco "παραδιδωμι", il verbo "tradere" ed il sostantivo "traditio" hanno assorbito entrambi i concetti di tradizione ("διαδιδωμι") e tradimento ("παραδιδωμι"). La maggior parte delle lingue europee moderne e contemporanee utilizzano parole diverse al fine di distinguere fra una trasmissione positiva ed una negativa, vale a dire fra "tradizione" e "tradimento". Al contempo, però, queste parole sono spesso assai simili, specie nelle lingue romanze, e manifestano con trasparenza una comune origine etimologica: "tradimento" e "tradizione" in italiano, "trahison" e "tradition" in francese, "traición" e "tradición" in spagnolo, "traição" e "tradição" in portoghese, "tradare" e "traditie" in rumeno, e così via. Inoltre, vari giochi di parole ed invenzioni letterarie sembrano suggerire che il tradimento e la tradizione siano sempre in qualche modo connessi. Da un lato, ogni tradizione è una forma di tradimento; è la trasmissione di un costrutto culturale a qualcuno che è differente, e quindi possibilmente ostile. Ciò è particolarmente evidente nell'immaginario della traduzione letteraria, la cui funzione principale è quella di trasmettere un significato tramite una lingua aliena, che assume dunque un ruolo sia di tradizione che di tradimento fedele o infedele. Dall'altro lato, il tradimento è una forma di tradizione. Ciò è perfettamente illustrato dall'immaginario proverbiale che caratterizza il tradimento dai Greci in poi. Un famoso proverbio greco che afferma: "ama il tradimento, odia i traditori". Questo detto riportatoci da Plutarco sia nella Vita di Romolo, sia nei Romanorum apophtegmata, sopravvisse all'impero romano, fu popolare nel Medioevo nella versione latina "amo proditionem, odi proditorem"e trova traduzioni equivalenti in molte lingue europee. L'accusa infamante di tradimento è stata rivolta anche a coloro che, di fatto, non si erano macchiati di questa colpa, ma di una mera trasgressione delle leggi o, peggio ancora, di un allontanamento rispetto ai canoni morali vigenti in un certo luogo ed in una certa epoca storica. In altri termini, l'estensione del termine, è stata di volta in volta allargata in modo che coprisse - e rivestisse di un'ombra d'infamia e riprovazione sociale - non solo i comportamenti lesivi di una qualche fedeltà, ma anche quelli che contrastavano una legge, una norma, una morale, o un'etica. Questa evoluzione è evidente nell'ambito della storia delle idee religiose, in cui spesso il cambiamento spirituale, la conversione ad esempio, è stata giudicata come atto di tradimento nei confronti della religione che si professava in precedenza, e che si era abbandonata in favore di un nuovo credo. Nel diritto canonico, da San Tommaso d'Aquino in poi, i cambiamenti religiosi "negativi" sono classificati e definiti a mezzo di un'articolata tassonomia (Naz 1949, sub voce "hérésie").

Le definizioni successive del diritto canonico derivano tutte da ciò che ha scritto s. Tommaso, che- tra eresia interna ed esterna, a seconda che essa permanga silenziosa nell'animo dell'eretico o sia espressa esteriormente attraverso segni, indica parecchie distinzioni.. Inoltre, si distingue fra un'eresia nascosta, che non è manifestata innanzi a testimoni, ed un'eresia pubblica, che si esprime di fronte ad un numero elevato di ascoltatori (pace, non le riportiamo per non far drizzare i capelli in testa, come spini). Il passo successivo nel cammino del tradimento religioso è lo scisma: da San Tommaso d'Aquino in poi, gli scismatici sono coloro che respingono l'autorità papale. Essi si collocano, perciò, al di fuori della comunità ecclesiastica, laddove gli eretici possono rivendicare di essere cristiani sia pure ricusando alcuni dei dogmi di questa religione. La terza e più grave forma di tradimento religioso è l'apostasia. L'apostata è colui che abbandona la Chiesa nel suo complesso e nega tutte le credenze del Cristianesimo. Tuttavia, ciò che può essere definito eresia, scisma o apostasia (e quindi tradimento) da un punto di vista interno ad una religione, è normalmente definito "conversione" se si adotta una prospettiva esterna, coincidente con quella dei protagonisti del cambiamento (si pensi, ad esempio, a come certe correnti del pensiero ebraico definiscano il Cristianesimo come "un'eresia giudaica"). Così, la parola "tradimento" ed i suoi sinonimi sono stati sovente utilizzati, tanto nei testi giuridici, quando in quelli religiosi o letterari, al fine di screditare il cambiamento, anche qualora esso si prefigurasse come mero atto di disonestà di fronte ad una legge convenzionale. La colpa e la punizione, infatti, divengono assai più gravi quando scaturiscano dall'infrazione di una legge divina (tradimento) oltre che umana (disonestà).

E da quello che leggiamo, giorno, dopo giorno, dobbiamo convenire che si tratta di crudele disonestà.

In ogni caso, nei Vangeli e nella Bibbia su questi argomenti che ci raggelano il cuore, c' è da credere che il buon Dio veglia ancora su tutti. A dispetto del Vaticano.

E, ancora, per ricordare, il tradimento o apostasia nella religione islamica è punito con la morte. E anche qui basta vedere quello che succede e che- implacabilmente- i nostri Media ci fanno vedere.

Maria de falco Marotta

Maria de falco Marotta
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