LOVE, AMOUR, AMORE, LIEBE…( Festival di Cannes 2012) 12.5.30.20
In questo mondo così arruffato, indeciso, pauroso, temibile, spaventosamente affranto per le molte, troppe contese partitiche che ci indicano chiaramente il baratro verso cui siamo diretti, il mondo della cultura, specie il cinema, propende a ignorare questa realtà - o anche - metterla talmente in evidenza da raggelare gli animi. E' quanto sta succedendo al Festival di Cannes 2012 che , giorno dopo giorno, propone film agghiaccianti. Chissà se aiuteranno i nostri simili a riflettere e a pensare che l'unico vero valore che ci unisce è l'amore. Un film che ha particolarmente colpito la grande platea che segue gli spettacoli - stranamente - è stato LOVE di Michael Haneke, sulla vecchiaia e di- conseguenza- sull'eutanasia. I Cinefili lo danno vincente della Palma d'Oro. Può darsi, per il tema trattato e che- bene o male- coinvolge tutti. Non si vive eternamente giovani, l'unica cosa che può congiungere assieme senza frantumare la loro personalità , è quel sentimento imbroglione che è l'amore. Non importa se non vincerà nulla. Ha deciso egregiamente di portarlo a Cannes 2012 , il regista Michael Haneke, noto e celebrato per il suo cinema forte, spietato e pauroso( es.: Il nastro bianco 2009).
Il film: LOVE
L'amore senile che si consuma nel tempo è il tema affrontato dalla Palma d'Oro 2009 Michael Haneke (Il nastro bianco) in Amour (Love), già annoverabile nella lista dei favoriti in questa 65esima edizione festivaliera. Il regista austriaco porta sul grande schermo di Cannes Jean-Louis Trintignant e Emmanuelle Riva, una coppia di insegnanti di musica in pensione la cui vita viene sconvolta dall'improvvisa malattia della donna, e Isabelle Huppert (protagonista dell'altro film in concorso In Another Country del coreano Hong Sang-Soo) nel ruolo della figlia lontana assorbita dalla propria vita. Georges e Anne sono due ottantenni affiatati e attivi, escono per ascoltare i concerti degli allievi che hanno iniziato alla musica e si guardano ancora con gli stessi occhi di un tempo. La solidità della loro vita insieme subisce un cambiamento irreversibile quando Anne scopre di essere malata e, benché Georges si dedichi a lei con tutte le sue energie, niente può arrestare l'agire del tempo che corrode corpo e spirito. Amour è l'atto d'amore messo alla prova dall'avanzare dell'età e dalle complicazioni che esso comporta, è un ritratto intimo e doloroso dell'esistenza che si spegne. Questo film è una descrizione semplice della vecchiaia che con ferocia logora i tessuti, il pensiero e lo spirito delle sue vittime e degli affetti stretti intorno ad esse. Georges è un corpo debole che chiama a raccolta tutte le forze che gli restano per sostenere la persona a cui ha dedicato la sua vita, una donna colta e brillante ora annientata da una malattia che la rende ogni giorno sempre più inerme, quasi fosse una bambina. Georges e Anne sono due personaggi che non chiedono pietà, neanche all'apice della criticità, continuano ad affermarsi nell'unione che li lega fino a quando le circostanze non sbilanciano in modo insostenibile la reciprocità del sostegno L'avanzare del malanno di Anne e la conseguente chiusura di Georges in un mondo isolato e compresso coincidono infatti con la limitatezza dei luoghi di scena, l'appartamento simbolo dell'oppressione fisica e psicologica che si abbatte sull'anziana coppia. Come sono simili ai tanti anziani dei nostri giorni! Però- quello che consola- è sapere che il legame d'amore tra di loro non finirà con la morte.
Note tecniche
LOVE, anno: 2012
Durata: 127'
Genere: Drammatico
Nazionalità: Francia/Germania/Austria
Distribuzione: Teodora Film
Regia: Michael Haneke
Chi è il regista.
Nato a Monaco di Baviera, il 23 marzo 1942, è un autore controcorrente, spiazzante per la violenza estrema dei suoi film e sorprendente per l'originalità delle storie che racconta. Affronta la categoria della famiglia borghese smontandone le varie apparenze, la sensualità e i pregiudizi sono sviscerati in modo profondo. Una carriera cinematografica intellettuale che stringe le inquadrature su temi scottanti, diventando un vero maestro della negazione, un autore che non lascia mai indifferenti. Ha
studiato filosofia, psicologia e teatro a Vienna e lavora come sceneggiatore per la televisione tedesca e per la compagnia teatrale Südwestfunk La solitudine esistenziale e la forza del caso sono i temi attorno ai quali si sviluppano le sue pellicole più spietate, che mostrano un quadro freddo e distaccato del malessere diffuso nell'Austria contemporanea attraverso la costruzione di personaggi che agiscono insensatamente, seguendo un disegno ordinato solo dalla fatalità. Diviene famoso per
La pianista (Gran Premio della giuria a Cannes 2001), in cui un'intensa e toccante Isabelle Huppert interpreta con molta bravura una donna dalla doppia vita, si sofferma a riflettere sull'importanza della repressione sessuale in termini intimistici. Indaga con lucida freddezza i meandri inconfessati del desiderio e della sensualità e lo fa con estrema discrezione, malgrado il tema sia fortemente legato ad un'idea di passionalità e istinto difficile da tenere a bada. Nel 2003 è la volta de Il tempo dei lupi, dove una famiglia borghese si ritira nella casa di campagna per passare qualche giorno in tranquillità ma ad aspettarli ci saranno un gruppo di poveri profughi che non li accoglieranno bene. Alle prese con il tema della verità e della tecnologia sempre più invadente dell'età contemporanea, nel 2005 chiama Juliette Binoche e Daniel Auteuil protagonisti di Niente da nascondere, un film complesso e ricco di sfaccettature che lascia irrisolti molti punti interrogativi per riflettere sulla devastazione che può provocare il voyeurismo.
Nel 2007 sceglie di rifare Funny Games in America con attori famosi (Naomi Watts, Tim Roth e Michael Pitt), ne ricalca le stesse scene e gli stessi dialoghi, fa pochissime variazioni nell'intento di proporre anche oltreoceano un film importante e necessario che dieci anni prima non aveva avuto la giusta distribuzione nelle sale. Originale è invece il nuovo Il nastro bianco (2009) con il quale ritorna a indagare gli ambiti della violenza e della freddezza dei rapporti dagli occhi di chi ne avrebbe meno bisogno.
Cosa hanno detto della vecchiaia:
"E ora capivo che cos'è la vecchiaia - la vecchiaia che, di tutti i fatti reali, è forse quello di cui conserviamo più a lungo, nel corso della nostra vita, un concetto puramente astratto, guardando i calendari, mettendo la data alle nostre lettere, vedendo sposarsi i nostri amici, i figli dei nostri amici, senza capire, sia per paura sia per pigrizia, che cosa significhi ciò, fino al giorno in cui scorgiamo un profilo sconosciuto, come quello del signor d'Argencourt, da cui apprendiamo che la nostra vita si svolge ormai in un mondo nuovo; fino al giorno in cui il nipote di una delle nostre amiche, giovinotto che istintivamente tratteremmo da compagno, sorride come se ci prendessimo gioco di lui, noi che gli siamo apparsi nonni; comprendevo che cosa significassero la morte, l'amore, i godimenti dello spirito, l'utilità del dolore, la vocazione. Perché se i nomi avevano per me perduto qualcosa della loro individualità, le parole mi rivelavano intero il loro senso. La bellezza delle immagini è situata dietro agli oggetti, quella delle idee davanti. Dimodoché la prima cessa di farci meravigliare appena li abbiamo raggiunti, ma la seconda possiamo comprenderla solo quando li abbiamo sorpassati( cfr. Marcel Proust in "La ricerca del tempo perduto. Il tempo ritrovato).
Alla sua comunità, Buddha aveva lasciato solo la dottrina (Dhamma o Dharma), che è conosciuta come le Quattro Nobili Verità. Esse sono: 1)c'è il dolore; 2)il dolore ha una causa; 3)il dolore può essere superato; 4)il modo per eliminare il dolore è pratica l'Ottuplice Sentiero. Il dolore o la sofferenza (dukkha) è un fatto universale. "E questa, o monaci, è la santa verità circa il dolore: la nascita è dolore, la vecchiaia è dolore, la malattia è dolore, la morte è dolore; l'unione con quel che dispiace è dolore; la separazione da ciò che piace è dolore; non ottenere ciò che si desidera è dolore; in una parola, dolore sono i cinque elementi dell'esistenza individuale".
Esistono rimedi alla vecchiaia?
La vecchiaia è sempre stata vista come una dura condanna da sopportare e l'uomo ha sognato di potervi porre rimedio: dal mito di Faust alle fontane della giovinezza, dal Gerovital al disperato ricorso al botulino ed alla chirurgia plastica.
In futuro questo sogno disgraziato di evitare la vecchiaia potrà venirci dalla clonazione, che sarà in grado di trasferire la nostra identità psichica in un nuovo corpo o dall'ingegneria genetica, se riuscirà a riparare i guasti a livello molecolare, che sono alla base dei fenomeni che ci allontanano sempre più dalla giovinezza. E progressi significativi potranno realizzarsi studiando a fondo la progeria, una rara affezione che produce un'accelerazione spasmodica della senescenza, trasformando innocenti bambini in vecchi decrepiti.
In attesa che i progressi della scienza ci conducano in un futuro ancora lontano, quando la vecchiaia sarà un brutto ricordo del passato, relegata come mostruosità nei libri di storia della medicina, l'impegno delle istituzioni deve tendere a considerare l'anziano come parte integrante del tessuto sociale, depositario di saggezza e di esperienza e non un paria privo di importanza e di ruoli, relegato, in un mondo dominato dal consumismo sfrenato e dall'egoismo più stupido, in un angolo dimenticato, condannato alla solitudine, all'infermità ed alla disperazione( però oggi non si può dire che la politica non abbia privilegiato i "vecchi": basta guardare al nostro parlamento!!!!).
In passato le società primitive o nomadi hanno considerato i vecchi un peso inutile negli spostamenti, in alcune, molto povere, venivano sepolti, bruciati vivi oppure lasciati morire lontano da tutti; in quelle sedentarie, come la nostra, si apprezzava viceversa la capacità di trasmettere valori alle giovani generazioni( e si vede!).
Purtroppo il disfacimento della famiglia ed un' organizzazione politica ed economica basata unicamente sulla produzione e sul profitto non permette agli uomini di conservare la loro piena dignità di cittadini nell'ultima fase della vita. Ridare voce agli anziani comporterebbe uno sconvolgimento radicale in una società dominata dalla volontà di pochi crudeli mandarini, i quali decidono le sorti degli altri senza timore di condividerle.
"I vecchi sono esseri umani? A giudicare dal modo con cui sono trattati nella nostra civiltà è lecito dubitarne: la vecchiaia resta un segreto vergognoso, un soggetto proibito. Bisogna rompere la congiura del silenzio ed è necessario l'impegno di tutti" (Cfr. Simone de Beauvoir in la Terza età ).
-Ho compreso tutto. Che cosa vuoi che ti dica?…si invecchia un po' alla volta: in un primo momento si attenua la voglia di vivere e di vedere i nostri simili. A poco a poco prevale il senso della realtà, ti si chiarisce il significato delle cose, ti sembra che gli eventi si r petano in maniera fastidiosa e monotona. Anche questo è un segno di vecchiaia. Quando ormai ti rendi conto che un bicchiere non è altro che un bicchiere e che gli uomini, qualunque cosa facciano, sono solo creature mortali. Poi invecchia il tuo corpo: non tutto in una volta, certo, invecchiano per primi gli occhi, oppure le gambe, lo stomaco, il cuore. Si invecchia così, un pezzo dopo l'altro. Poi a un tratto invecchia la tua anima: anche se il corpo è effimero e mortale, l'anima è ancora mossa da desideri e ricordi e cerca ancora la gioia. E quando scompare anche questo anelito alla gioia, restano solo i ricordi e la vanità di tutte le cose; a questo stadio si è irrimediabilmente vecchi. Un giorno ti svegli e non sai più perché ti sei svegliato. Conosci già esattamente quello che il giorno presenterà alla tua vista: la primavera o l'inverno, gli scenari abituali, le condizioni atmosferiche, l'ordine dei fatti. Nulla di sorprendente può ormai accadere: non ti sorprendono più neanche gli eventi inattesi, insoliti o raccapriccianti, perché conosci tutte le probabilità, hai previsto già tutto e non ti aspetti più nulla, né in bene né in male… e questa è la vera vecchiaia. Eppure qualcosa è ancora vivo nel cuore, un ricordo, una qualche speranza vaga e nebulosa, c'è qualcosa che vorresti ancora dire o apprendere. Un giorno, lo sai bene, quel momento arriverà e allora, tutt'a un tratto, apprendere e affrontare la verità non ti sembrerà più tremendamente importante come avevi supposto durante i decenni di attesa. L'uomo comprende il mondo un po' alla volta e poi muore. Scopre le cause nascoste dei fenomeni e delle azioni umane. Il linguaggio simbolico dell'inconscio…perché gli uomini ricorrono a un linguaggio simbolico per comunicare i loro pensieri, te ne sei accorto?…Gli uomini non sanno nulla di se stessi. Parlano sempre dei loro desideri e camuffano ostinatamente i loro pensieri più segreti. Se impari a riconoscere le menzogne degli uomini, noterai che essi dicono sempre cose diverse da ciò che pensano e vogliono davvero. Allora la vita si fa quasi divertente. Poi un giorno arrivi a comprendere la verità: vuol dire che sono arrivate la vecchiaia e la morte. Ma a quel punto non si prova più dolore(cfr.: SANDOR MARAI, LE BRACI).
Per tutti giovani e vecchi, la vita è LOVE.
Maria de falco Marotta & Team