ENTRA NEL 30° ANNO LA STORIA DEL PICCOLO TEATRO DELLE VALLI DI MORBEGNO 12.2.20.26
"Ci sono momenti, nella vita, in cui si è forti e si prendono decisioni coraggiose e assennate. Poi, ci sono momenti in cui si è forti e si prendono decisioni e basta: è in uno di questi che ha visto la luce la Compagnia "Piccole Teatro delle Valli" (operante nelle Valli della Provincia di Sondrio e dell'alto Lario) di cui è fondato ed anima il grande maestro teatrale Giacomo Romano Davare, una vita nel teatro, un impegno per la vita.
Entra, infatti, nel 30° anno, la storia del Piccolo teatro delle Valli, un percorso di memoria e di identità iniziato il 2 gennaio del 1983 con "Le intellettuali" di Molière, e che ha dato il via ad una impareggiabile, quanto emozionante stagione teatrale alimentata dalla passione di numerosi eccellenti attori dilettanti.
In 25 anni la compagnia diretta dal regista, attore, scrittore, fine commediografo, ricercatore ed esteta, poeta ed artista di impareggiabile misura, propulsore Giacomo Romano Davare, che lega il suo nome ad un'altra storia imperdibile, quella della Compagnia Piccolo Teatro di Alcamo, sua città natale che lo ricorda ancora per la determinazione e la passione, ha messo in scena svariate centinaia di testi teatrali, molti dei quali dell'originalissimo Romano Davare, interpretando svariati generi.
Romano è il soffio vitale, lo principio immateriale della compagnia. Egli, lo ricordano così gli amici della sua città, ha passione, un amore viscerale verso la cultura teatrale. In qualità di regista cura ogni rappresentazione con particolare attenzione ai costumi, alla scenografia, ai testi della sceneggiatura, riuscendo a compendiare le anime dei suoi attori per creare una dipinto teatrale unico e capace di divertire e di impartire, nel contempo, insegnamenti e lezioni di vita.
Vario il repertorio, dal classico antico (Sofocle, Euripide), al rinascimentale (Ruzante, Shakespeare) al barocco (Lope de Vega), al dramma moderno (Pirandello, Cecov, Eliot, Ibsen, Maeterlink, Davare) alla commedia classica (Molière) a quella moderna (O. Wilde, T. Wilder, De Filippo, Lunari).
Numerosi i premi assegnati alla compagnia per le sue rappresentazioni.
Ricordiamo tra gli altri i premi "speciali" della FOM Teatro di Milano, per: "Assassinio in Cattedrale" di Eliot (1995) e "Il piccolo Eyolf" di Ibsen (1998), e del GATAL Lombardo, per: "L'inverno passerà presto" di Davare (2001), "Così è se vi pare" di Pirandello (2004), "Racconto d'Inverno" di Shakespeare (2005), "Le saccenti" di Molière (2006), "Il Bugiardo" di Goldoni (2007). Inoltre il premio per la miglior regia al concorso teatrale di San Costantino Calabro (agosto 2006) per la commedia "Tre sull'altalena" di Lunari.
Giacomo Romano Davare, erede della tradizione teatrale siciliana, allusione, non troppo celata, al suo grande maestro Luigi Pirandello, ha dato vita ad un vero e proprio movimento teatrale e culturale diventando, negli anni, un competente punto di riferimento per giovani artisti e per un attento pubblico: quello che lo segue copioso e l'attende da una stagione artistica all'altra.
Quando in un teatro il loggione è vuoto è segno che la città non ha cervello scrisse Bruno Barilli in Capricci di vegliardo nel 1951. Ma gli spettacoli di questa impareggiabile compagnia sono davvero affollati di pubblico attento e di critici sbalorditi per la qualità di una compagnia che ha davvero molto da insegnare a chi ha voglia di calcare la scienza e, principalmente, di raccontarsi e di raccontare il suo mondo.
In questo lungo periodo di attività teatrale, sul quale non può non avere avuto peso, la formazione umana e la profondità d'animo del maestro Giacomo Romano Davare, il Piccolo Teatro delle Valli ha creato e messo in scena numerosi spettacoli partecipando ad importanti stagioni teatrali e manifestazioni culturali, artistici e teatrali nelle maggiori località dell'Italia settentrionale, anche nella sua Alcamo, solo un anno fa, raggiungendo, un ottimo livello artistico e professionale, figurando tra le migliori compagnie Italiane a rappresentare opere molte delle quali sintesi di un modo di essere e di fare che, senza arte, non avrebbe trovato una sua giusta dimensione e collocazione identitaria e culturale.
Il teatro di Davare è un viaggio nella memoria del vissuto artistico e umano del teatro identitario di ciascuna comunità. Il Maestro racconta se stesso e la sua vita, le sue certezze e le sue paure, il popolo che non c'è più, con i suoi modi di dire, i suoi modi di fare e i suoi modi di essere. Il tutto, dal suo palcoscenico, costringendo, con la sua innaturale forza maieutica, lo spettatore a rimanere seduto, astatico e fisso, davanti la susseguirsi di narrazioni e di narranti, interpreti metafisici di un mondo che ha la pretesa di cambiare ma non la forza di determinarsi.
Davare è capace di riabbracciare in tutto il suo teatro, così lo ricorda Nato Stabile, anche lui regista ed autore, della sua città natale, la splendida Alcamo, patria del primo cantore in lingua italiana, Cielo, autore del magnifico contrasto "Rosa fresca aulentissima", la storia dell'uomo e della sua terra, le terre che lascia e quelle che trova; il tutto commentandolo con il piglio di sempre, fra ironia, poesia e impegno civile. Un viaggio per immagini quello di Giacomo Romano Davare; un viaggio nel teatro di ognuno di noi e, molto più, un viaggio nel teatro italiano che vede Romano Davare, come ricorda il suo amico d'infanzia Franco Regina, una delle sue anime. Il Maestro Davare ci fa sedere in prima fila davanti al suo palcoscenico e ci rivela aneddoti e ricordi legati, forse inconsciamente, a ciascuno di noi.
Un grande racconto di vita e di spettacolo di un uomo che sa essere, quotidianamente, e più ancora quando si apre il sipario, ovunque esso sia, continuità fisica fra palcoscenico e vita.
Se è vero come scriveva Eduardo De Filippo che "nel teatro si vive sul serio quello che gli altri recitano male nella vita", possiamo, con certezza affermare, che l'ottimo risultato trentennale del "Piccole Teatro delle Valli" e di Romano Davare ha dato prova di serietà e di sicurezza per chi ricerca ancora il meglio nella vita e, principalmente, oltre la finzione scenica del mondo.
Antonio Fundarò