CONSULTA, BOCCIATA LA LEGGE LOMBARDA: INCOSTITUZIONALE CEDERE RETI IDRICHE 11 11 30 24
La Corte Costituzionale ha bocciato la legge regionale Lombarda relativa alla gestione del servizio idrico (l.r. 12/2011, art. 1, comma 1, lett. t), che permetteva agli enti locali la costituzione di una società unica per ogni ambito territoriale e partecipata almeno da due terzi dei Comuni, cui conferire la proprietà di impianti e reti del Sii. Con la sentenza 320/2011, la Corte ha ritenuto illegittima la norma che permetteva all'ente capofila dell'ambito di assegnare alla società il compito di effettuare le gare per lo svolgimento del servizio.
Per l'assessore regionale all'Ambiente Marcello Raimondi la pronuncia "cavillosa" della Consulta "non ha alcuna conseguenza immediata; le cinque province che hanno già società patrimoniali di ambito le mantengono, mentre le altre non avranno più la possibilità di costituirle".
La Corte ha nei fatti sostenuto l'intrasferibilità di reti e impianti ad una società, che pur avendo la totalità delle quote nelle mani degli enti, è un organismo di diritto privato; per questa ragione non può essere proprietario delle reti che sono demaniali e inalienabili. Anche se il capitale sociale non può uscire dai confini della Pa - argomenta la Corte - diversa è la situazione per il "patrimonio sociale", i cui beni costitutivi "possono liberamente circolare" e, per esempio, integrare "la garanzia generica ai creditori".
Per Renato Drusiani, direttore dell'area idrico-ambientale di Federutility, "il fatto importante della sentenza è che viene superata l'"anomalia" lombarda, a favore di una visione nazionale che è influenzata dai risultati referendari, che portano a consentire la libertà di scelta da parte degli enti locali sulla forma di gestione del servizio".
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