Valmalenco: pista a Palolungo e lavori sull’Entovasco – esposti
Al
Prefetto di Sondrio e p.c. Organi di Stampa, e a
Comunità Montana Valtellina di Sondrio,
Regione Lombardia -
Assessorato Ecologia,
Coordinamento Provinciale del
Corpo Forestale dello Stato,
Amministrazione Provinciale -
Servizio Agricoltura,
Sindaco
del Comune di Chiesa in Valmalenco
Oggetto: 1) Pista provvisoria di cantiere in loc.
Palolungo - Comune di Chiesa in Valmalenco
2) Lavori di riassetto idrogeologico in sponda destra
del torrente Entovasco - Comune di Chiesa in Valmalenco
1. In data 13.9.04 la Comunità Montana di Sondrio con
decreto n. 1834 (rispondendo alla richiesta della
Società Costruzioni Cerri S.r.l. di Talamona in data
8.6.04 di potere realizzare una pista provvisoria di
cantiere in loc. Pololungo in Comune di Chiesa in
Valmalenco) autorizzava la sopraccitata Società “al solo
transito in andata ad inizio lavori e in ritorno al
termine degli stessi dell’escavatore indispensabile per
l’esecuzione delle opere, evitando di creare una pista
provvisoria,....... nel rispetto delle prescrizioni
sotto elencate, all’osservanza delle quali, la presente
autorizzazione è subordinata:
- il transito dovrà avvenire avendo cura di limitare al
minimo indispensabile i movimenti di terra, predisponendo al contempo un immediato ripristino e
messa in sicurezza dei terreni interessati .....
- l’eventuale taglio di piante dovrà essere limitato
alle ramaglie ed agli esemplari che ostacolano l’accesso del mezzo d’opera ............
- il trasporto dei materiali necessari all’esecuzione
delle opere previste dovrà essere eseguito
con altri mezzi (elitrasporto); ...”
A seguito di due sopralluoghi effettuati dal nostro
gruppo in data 20.10.04 e 24.10.04 abbiamo constatato
che:
- è stata realizzata una strada di cantiere che dalla
loc. Palolungo in Comune di Chiesa in Valmalenco arriva
nei pressi della sponda destra del torrente Entovasco,
laddove sono in corso i lavori di riassetto
idrogeologico;
- lungo il suddetto tracciato transitano mezzi per il
trasporto di materiale.
Evidenziamo quindi la non conformità, a nostro parere,
tra quanto autorizzato dalla Comunità Montana di
Sondrio e quanto realizzato. Siamo in possesso di un
filmato che documenta lo stato del territorio
interessato prima e dopo l’intervento effettuato.
Ricordiamo che, come citato nel decreto della Comunità
Montana, agli Agenti del Corpo Forestale dello Stato ed
agli organi di Polizia urbana e rurale è demandata la
sorveglianza del rispetto delle prescrizioni.
Chiediamo con urgenza un sopralluogo da parte degli enti
preposti ed il ripristino della pista come da
prescrizione della Comunità Montana.
2. Nel 1997 la Società Tecnowatt S.r.l. ha ottenuto la
concessione per derivare le acque dal torrente
Entovasco per la produzione di energia elettrica. La
costruzione dell’impianto idroelettrico si è conclusa
nel 2003 e lo stesso è ora in esercizio. Il tracciato
della condotta è limitrofo all’area di dissesto
preesistente, oggetto ora di intervento pubblico di
ripristino idrogeologico.
Ci chiediamo come gli organi competenti abbiano potuto
concedere le autorizzazioni necessarie al la costruzione
dell’impianto quando era nota la natura dei luoghi e
l’esistenza del dissesto idrogeologico.
Inoltre l’attuale intervento pubblico andrà di fatto a
coprire anche l’intervento di ripristino ambientale che
doveva essere effettuato dalla Società Tecnowatt
S.r.l. (il Gruppo Valmalenco ha già a suo tempo
contestato il mancato ripristino ambientale dei luoghi,
specialmente per quanto riguarda la condotta e l’opera
di presa, per mezzo di un video realizzato nel 2003).
La pista di cantiere non autorizzata permette
oltretutto, con una sorta di continuità stradale,
l’accesso del concessionario all’opera di presa.
Chiediamo con urgenza un sopralluogo da parte degli enti
preposti ed il ripristino ambientale della pista.
DAL GRUPPO VALMALENCO
CON PREGHIERA DI DIVULGAZIONE/PUBBLICAZIONE
IL CITTADINO E LE TAVOLE DELLA LEGGE
Leggi il decreto della Comunità Montana di Sondrio e c’è
scritto che la ditta in questione la strada proprio non
la può fare, e che le è permesso di passare sul sentiero
con un mezzo d’opera fino al luogo dei lavori, fare i
lavori di ripristino di cui è incaricata e ritornare dal
sentiero col mezzo d’opera a lavori finiti, poi deve
ripristinare il sentiero alle condizioni originarie.
Leggi un altro passo e capisci che la ditta deve
trasportare il materiale necessario con elicottero e non
su gomma.
Chiaro, lampante, esaustivo.
Non credi a quello che leggi perché è successo che la
strada è stata tracciata lo stesso ed il trasporto del
materiale sta avvenendo tramite la nuova strada.
Ma come è possibile?
Oltre alla scontata spedizione di una lettera esposto al
Sig. Prefetto ed a tutti gli attori di questa
incredibile storia, ed esulando della storia in se
perchè ha riferimenti precisi sul territorio e perché
non vogliamo toccare legittime od illegittime
aspirazioni locali, occorre fare delle pesanti
considerazioni su ciò che è accaduto e che sta
succedendo:
- I controlli sono demandati al Comune ove risiedono i
lavori ed al Corpo Forestale:
Chi non ha controllato? Da notare che lo stesso Corpo
Forestale è chiamato anche dalla magistratura in caso di
esposti di tipo ambientale per eseguire l’istruttoria di
approfondimento e accertamento dei fatti. Ci dobbiamo
aspettare che il Corpo Forestale indaghi anche su se
stesso per la mancata esecuzione dei controlli?
Paradossale vero?
- la certezza di lavori eseguiti secondo le prescrizioni
svanisce di fronte a questo tipo di abusi e non
riusciamo più a pensare ad un sistema legale che tuteli
l’interesse dell’ambiente in primo luogo, che dia
effettiva autorità ad un ente dello Stato che ha emanato
un’ordinanza, che dia certezza al cittadino che, se di
reato si tratta, troverà chi di dovere che renderà
giustizia. Di questo passo ognuno potrà fare ciò che
desidera in molteplici situazioni senza timore di essere
perseguito.
- Non riusciamo a toglierci di dosso la sgradevole
impressione che, in questo caso come in altri studiati,
le disposizioni sono state scritte ma che in realtà non
hanno poi avuto molto valore; implicitamente si è
portati a non tenerne conto. Perché?
Forse che il reato ambientale non è tenuto in giusta
considerazione dalla collettività Valtellinese e dalla
magistratura? Si considera il reato ambientale una cosa
di poca importanza, un peccato veniale e si confida
nella benevolenza dell’ amministrazione pubblica? Perché
in fondo di questo abuso ne beneficia anche il privato
cittadino in generale? Perché l’ambiente non si può
difendere?
Franco Rabbiosi
GdS - 10 XI 04 - www.gazzettadisondrio.it