LEONI E PIRATI DELLA 54.MA BIENNALE DI ARTI VISIVE DI VENEZIA (4 GIUGNO-22 NOVEMBRE 2011) 11 6 10 33
Una fatica incredibile percorrere tra viali e vialetti il percorso della 54.ma Esposizione internazionale d'arte della Biennale di Venezia, per "vedere", ammirare" o "criticare" l'organizzazione che ne ha fatto la critica d'arte svizzera Bice Curriger (sarebbe stato meglio per lei continuare a fare tale mestiere e non impantanarsi in un calderone così grande qual'é oggi la famigerata arte moderna povera, poverissima).
Per non esagerare, per non essere troppo "all'antica", ho chiesto a Francesco (17 anni), amante del bello della cultura, qual'era il suo parere sulla grandiosa esposizione che ci ha lasciati con piedi dolenti ed ossa rotte per tre giorni… Bé, guardandomi negli occhi mi ha detto:- Sinceramente, tenendo davanti la fatica dei vari artisti- anche, tutti molto giovani, a parte Tintoretto del Padiglione principale - potrei esprimerti con un voto scolastico il mio giudizio. All'insieme, non darei più di tre o quattro.
Ebbene, non ho gridato, non ho replicato: io avevo pensato peggio.
Questa Biennale 54.ma non solo espone arte povera(a parte Tintoretto), ma non merita neanche la fatica di percorrere vialetti con tanta brecciolina e salire scale, spesso ripide per trovarsi davanti a istallazioni o cose ridicole come nel padiglione greco (una specie di passerella su dell'acqua), oppure nel Padiglione egiziano che proietta in continuazione quello che le TV ci hanno mostrato sulla cosiddetta Primavera araba: tanti servizi sulle battaglie popolari del popolo che vuole la libertà.
Potrei continuare, ma è meglio- per ora- informare che :
La Giuria della 54.ma Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia composta da Hassan Khan (Presidente, Egitto) e da Carol Yinghua Lu (Cina), Letizia Ragaglia (Italia), Christine Macel (Francia) e John Waters (USA), ha deciso di attribuire nel modo seguente i premi ufficiali:
Leone d'Oro per la migliore Partecipazione nazionale alla Germania
Christoph Schlingensief
(Padiglione ai Giardini)
Commissario: Susanne Gaensheimer
Leone d'oro per il miglior artista di ILLUMInazioni a Christian Marclay
(Stati Uniti, 1955; espone alle Corderie dell'Arsenale)
The Clock, 2010
Leone d'argento per un promettente giovane artista di ILLUMInazioni a Haroon Mirza
(Gran Bretagna, 1977; espone alle Corderie dell'Arsenale e al Padiglione Centrale, Giardini).
La Giuria ha inoltre deciso di assegnare due menzioni speciali a:
Lituania
Behind the White Curtain
Darius Mikšys
(Padiglione in città; Scuola S. Pasquale, Castello 278)
Commissario: Kestutis Kuizinas
Klara Lidén
(Svezia, 1979; espone all'Arsenale)
Untitled, (Trashcan), 2011.
Sono inoltre consegnati i Leoni d'Oro alla carriera attribuiti dal Cda della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta, su proposta della Direttrice Bice Curiger a:
Sturtevant
Nata nel 1930 a Lakewood, nell'Ohio (Usa), vive e lavora a Parigi. La sua carriera artistica è unica e affascinante per aver sviluppato un'opera estremamente coerente, letteralmente "all'ombra" delle più importanti sperimentazioni e correnti artistiche del XX secolo. I suoi lavori hanno sollevato le questioni dell'originalità e della paternità dell'opera, molto prima che questi temi fossero oggetto di un intenso dibattito in filosofia e nella teoria letteraria e a:Franz West , nato a Vienna nel 1947, dove vive e lavora. È uno dei più importanti artisti contemporanei che opera nell'ambito della scultura, ma anche del collage e dell'installazione. I suoi primi lavori sono stati creati intorno all'idea di "Passstücke" (o "Adaptives"), piccole sculture maneggiabili che si completano a contatto del corpo dello spettatore. L'interpretazione di queste opere è rintracciabile nei concetti di "nevrosi" e "protesi". Allo stesso tempo il suo lavoro affronta un linguaggio estetico che, puntando all'indefinito e all'obsoleto, si collega alle teorie sul corpo, alla psicoanalisi, alla letteratura e alla filosofia in modo spesso grottesco e "disordinato".
Informazioni. Ufficio stampa Arti visive la Biennale di Venezia T +39 041 5218 - 849/846/716 infoartivisive@labiennale.org www.labiennale.org - www.labiennalechannel.org
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Invece una cosa divertente, seppure tollerata, ma non in calendario, è stata la prima irruzione di PIRATE CAMP nei Giardini della Biennale.
Agli ordini di Capitan Coniglio, sedici artisti/pirati provenienti da ogni continente hanno installato le loro tende per ricevere presto l'abbraccio delle forze dell'ordine.....
PIRATE CAMP - "the stateless pavillion" è il primo progetto nella storia della Biennale ad essere al tempo stesso ufficiale e abusivo...
The Stateless Pavilion (il Padiglione Apolide), questo il titolo del primo PIRATE CAMP, ha focalizzato l'attenzione sul tema della "extraterritorialità" come condizione dell'artista, declinata nelle due figure chiave del progetto: il pirata e l'accampato.
Lo status di non-appartenenza-ai-luoghi, l'abitare i luoghi tenendosi fuori dal concetto di proprietà territoriale diventa statelessness, ovvero condizione dell'essere-senza-stato, in occasione di ogni Biennale, la cui peculiarità risiede nell'offrire, e ribadire, di edizione in edizione, la rappresentazione delle identità nazionali. Per questi stessi motivi il progetto, entrato all'ultimo minuto dentro la programmazione del Padiglione Italia, allo stesso tempo se ne è distaccato fisicamente scegliendo come location un'isola segreta...
Gli artisti selezionati per la prima edizione di PIRATE CAMP sono stati coinvolti nella creazione di un'opera d'arte in divenire che si svilupperà in rete. Ogni artista documenterà la propria esperienza durante il Pirate Camp, inviando foto, video, testi, o semplicemente geolocalizzandosi. Tali contenuti - che daranno vita a una straordinaria documentazione dell'atmosfera e della vita in città durante la vernice della Biennale - sono stati trasmessi in real time su www.pirate-camp.org a partire dal 1° giugno.
UNA NOTTE NEL PIRATE-CAMP
Pirate-Camp è un progetto indipendente e per questo, per finanziarsi, sta lanciando una straordinaria opportunità per tutti i collezionisti o gli amanti dell'arte che non hanno trovato ancora posto nell'affollatissima Venezia: la possibilità di partecipare alla vita del PIRATE-CAMP prenotando una notte nelle tende-pirata. Inoltre è anche possibile riservarsi in anticipo una delle pirate-tent che hanno composto l'installazione. Per le info su questa iniziativa basta scrivere a treasure@pirate-camp.org
CONIGLIOVIOLA è un gruppo artistico guidato da Brice Coniglio. Dalla video- arte al teatro multimediale, dalla musica elettronica alla performance, dalla net.art alla fotografia, non c'è quasi settore della creatività contemporanea che CONIGLIOVIOLA, "bottega rinascimentale nell'era digitale", non abbia esplorato e provato a sobillare con le armi dell'ironia, muovendosi tentacolatamente come un vero e proprio marchio. http://www.coniglioviola.com
Gli artisti accampati: Maddalena Fragnito & Emanuele Barga (Italy) / Alexander Storey Gordon (UK) / Lukasz Gronowski (Poland) / Klara Hobza (Czech R./Germany) / Daniel Hoflund (Sweden/Germany) / Lynn Kodeih (Lebanon) / Samuel Levack & Jennifer Lewandowski (UK) / Anna Moreno (Spain) / Yasuaki Onishi (Japan/UK) / Ioanna Pantazopoulou (Greece/Italy) / Postcards from Beirut (Italy) / Emilio Rojas (Mexico/Canada) / Kamila Szejnoch (Poland) / Kosta Tonev (Bulgaria/Austria) / Melis van den Berg (NL/UK) / Mary Zygouri (Greece/Italy)
Gli artist run space italiani in giuria.
Bocs box of contemporary space (Catania), Carrozzeria Margot (Milano), Condotto C (Roma), Diogene (Torino), DNA project space (Venezia), Gum
Che cos'è Pirate- Camp
PIRATE-CAMP è il primo campeggio itinerante nato per offrire ospitalità a giovani artisti internazionali in occasione dei più grandi eventi d'arte contemporanea nel mondo. Un nuovo programma di residenza, completamente pensato da artisti in favore di artisti, ma anche un'opera d'arte in sè, rappresentazione simbolica dell'essere-artista, tra la terra e il mare. Il progetto PIRATE-CAMP nasce per iniziativa del collettivo artistico CONIGLIOVIOLA ed è promosso dall'associazione culturale kaninchenhaus con il Patrocinio della Città di Torino e del GAI, Giovani Artisti Italiani e la collaborazione dell'Assessorato alla Politiche Giovanili della Città di Venezia e di "Art Enclosures - Residencies for visiting international artists in Venice - a residency program for international artists" creato e prodotto dalla Fondazione di Venezia. Nel progetto è coinvolto un network internazionale di artist run space.
Pirate-Camp è anche su FACEBOOK facebook.com/piratecamp.art
Notizie utili:
UFFICIO STAMPA: Antonella Torriglia + 39 347 9439434 + 39 347 9439434 // CLP relazioni pubbliche // tel. +39 02 433403 +39 02 433403 fax +39 024813841 // press@clponine.it - www.clponline.it
Proponiamo- inoltre- le riflessioni sull'arte di Thomas Mann ed Achille Bonito Oliva.
Secondo Thomas Mann, L'artista non è un buon riforma¬tore, in quanto ha un amore particolare per la volgarità e la vita, che poi sono la stessa cosa. Egli non si organizza scorte, non pratica accumuli di viveri, né aspetta qualcuno che gli porti doni adatti per lo scambio, perché non ha occhi per sentire né orecchie per vedere. Perciò si bussa da solo, introduce così oltre la porta il fantasma iterativo che entra e esce. Come la tartaruga, l'artista si fa carico della porta, si carica la porta sulle spalle, corazzato con questa, circumnaviga con il collo intorno e fuori, pronto a ritirarsi appena effet¬tuato il colpo d'occhio. II colpo d'occhio termina inevitabilmente nel suo punto ini¬ziale. L'artista con il collo lungo fa la ruota di pavone e si trova con la vista a scoprire la ripetizione, il proprio corpo come un simulacro in attesa dietro la porta. Insomma l'artista non aspetta mai visite, così si consola aprendosi e chiudendosi dietro e fuori la porta che funziona in tal modo da specchio. È lì, sul guscio concavo e speculare, che il passato seppellisce il proprio futuro, che il colpo d'occhio fonda la svista e l'allucinazione perversa di molte ubiquità. Mettere il collo fuori dalla porta significa l'esposizione del perturbante, come dire che Lacan apre e trova a aspettarlo Freud! Comunque l'artista si carica il collo sulle spalle e continua la propria peripezia, ponendosi in ascolto di altre apparizioni, pron¬to a altre agnizioni, sollecito nello spalancare la porta sull'assenza dell'altro. Così il cigolìo si misura con il rumore sommesso della risata, risata d'artista, quella di Zarathustra, che sa come aprire significhi soltanto spostare aria e porre inevitabilmente la porta sotto il segno del tempo: la porta dell'attimo.Qui ormai spazio e tempo non coincidono più, non giocano, felici coincidenze. La prudente geometria dello spiraglio non con¬tiene l'irruzione del fantasma che precipita velocemente e tumul¬tuosamente, è il caso di dire, a rotta di collo. L'irruzione avviene senza ragione, altrimenti non sarebbe possibile ridere, non sareb¬be possibile innescare il disinibente processo del riso che argina così il confronto e l'avvento dell'assenza. Anche perché Lacan ha avvertito l'artista che il reale è impossibile. Allora l'arte diventa la pratica del collo lungo che ingigantisce la propria circumnavi¬gazione approfittando della conferma ricevuta, confortata dalla notizia che fuori c'è il deserto e forse nemmeno questo… Così l'arte"diventa il risarcimento di un'attesa che non ap¬proda a nessuna visita, una maniera di giocare il doppio ruolo di ospite, di chi inganna nietzschianamente l'attesa, parlando a alta voce e contemporaneamente tacendo per fondare il miraggio di un incontro. Umoristicamente l'artista si mette all'opera seguendo il nuovo adagio che chi cerca non trova. In tal modo egli si procura e nello stesso tempo pratica l'allontanamento da ogni incontro, la riduzione del reale al puro ingombro, al meccanico movimento dell'aprire e chiudere la porta. Aprendo e chiudendo, la porta dell'attimo diventa il ventaglio di carta che agita l'aria, che copre e scopre nel suo movimento frastagliato alternanze di particolari, lampi di figure e scoppi di segni. Senza sforzo e senza lavoro, con molto sfarzo, che poi non significa senza perizia, l'artista ripetutamente si solleva sul pro¬prio collo, con lo stile del collo, producendo con leggerezza il senso di un proverbio zen: "II battito per l'aria di una mano sola". L'artista ha una mano sola, concentrata e fissata nella peri¬zia, nell'uso folgorante e notturno della mano mancina. È pro¬verbialmente sinistra la mano d'artista, rafforzata da una risata che isola e amplifica il gesto. Appagato dalla propria incompletez¬za, l'artista perfeziona la propria mutilazione, tagliandosi, ove mai fosse cresciuta, la mano destra dentro i battenti della porta. In¬somma l'artista mette la mano destra dentro la porta, che poi significa fuori dal quadro. Disarmatesi da solo, egli impedisce che la mano destra sappia quello che fa la sinistra, perdendo così ogni riserbo e lasciando impudicamente bene in vista opere fatte a arte(Cfr.: Achille Bonito Oliva).
Noi non siamo né Thomas Mann, né Achille Bonito Oliva, però possiamo concludere affermando che l'arte quando è tale, deve colpire al cuore, smuoverlo dalla sua pesantezza quotidiana, rallegrarlo, indurlo a credere che il mondo domani sarà migliore.
Niente di tutto questo è accaduto osservando, scrutando, esaminando la 54.ma Biennale d'arte internazionale di Venezia.
Maria & Francesco Marotta